Dopo lo show all’Onu, Trump tra vendette e minaccia di shutdown

di Stefano Vaccara

NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Donald Trump ha usato il podio più importante del mondo, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per auto-incensarsi e rilanciare la sua visione di potere. Nel suo discorso all’UNGA80, ha vantato di aver “fatto finire sei guerre” – un’affermazione che nessuno ha preso sul serio – e ha accusato l’ONU di essere un carrozzone inutile. Parole pronunciate con la consueta enfasi muscolare, davanti a un’assemblea in un silenzio ogni tanto interrotto da qualche risata (tipo quando il gobbo ha smesso di funzionare). Ma dietro lo show sul podio, nelle ore successive trascorse al Palazzo di Vetro Trump ha con successo rimesso in moto la diplomazia, incontrando i leader arabi che gli hanno ricordato come ogni ipotesi di annessione della Cisgiordania da parte di Israele farebbe saltare ogni prospettiva di pace. Il ministro degli Esteri saudita lo ha detto poi ai giornalisti: il presidente “ha capito bene il messaggio”. Oggi, venerdì, Netanyahu parla all’ONU, e da lì si capirà se la trattativa spinta da Trump – cessate il fuoco e rilascio ostaggi – avrà davvero uno sbocco.

Nel frattempo, con il presidente ucraino Zelensky Trump ha cambiato tono: ha parlato di “abbattere” aerei russi che violino i cieli NATO e di aiutare l’Ucraina a riconquistare ogni territorio occupato. Una capriola politica, che riflette forse un risentimento verso Putin dopo le frizioni sull’Alaska. Il colpo di scena della settimana però arriva dal fronte giudiziario: James Comey, l’ex direttore dell’FBI che nel 2016 osò indagare su possibili rapporti tra la campagna elettorale di Trump e Mosca, è stato incriminato da una grand jury in Virginia per falsa testimonianza e ostruzione. Un atto che molti giuristi definiscono costruito su basi fragili, ma che mostra come il presidente stia piegando il Dipartimento di Giustizia a una vendetta personale. Pam Bondi, ministra della giustizia, ha commentato che “nessuno è al di sopra della legge”. Intanto Trump ha rimosso il procuratore che esitava a colpire Comey, sostituendolo con una sua ex avvocata.

E poi c’è la misteriosa convocazione militare. Il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha chiamato a raccolta in Virginia centinaia di generali e ammiragli da tutto il mondo. Nessuno sa davvero l’ordine del giorno. Vance, il vicepresidente, ha provato a sdrammatizzare: “Non è strano che incontrino il segretario alla Guerra, è strano che i media lo presentino come una grande notizia”. Trump ha aggiunto che si parlerà di armi di nuova generazione. Ma i sospetti restano: mai un tale raduno era stato convocato con tanta urgenza. Sul fronte interno, un’altra bomba: la Casa Bianca ha ordinato ai ministeri di preparare piani di licenziamenti di massa in caso di shutdown dal primo ottobre. Riduzioni permanenti di personale. Una rivoluzione silenziosa che potrebbe decimare decine di migliaia di famiglie federali, specie in Virginia e Maryland. Per i Democratici è un atto di intimidazione: il senatore Schumer lo definisce “un pretesto per distruggere i servizi pubblici”. Il capogruppo democratico alla Camera Jeffries avverte gli elettori: “Vogliono rovinare le vostre vite”.

Intanto Trump incassa una vittoria politica con la vendita di TikTok. Un consorzio americano guidato da Oracle e da fondi come Silver Lake prenderà il controllo della piattaforma negli USA. L’app resterà la stessa, forse con un “download” separato, e continuerà a usare l’algoritmo di ByteDance ma sotto supervisione americana. Non è detto che l’operazione funzioni davvero, ma Trump può rivendicare di aver “domato” un colosso cinese. Sul piano culturale, la settimana ha visto una grande e netta riscossa della libertà di espressione protetta dal Primo emendamento: ABC è stata costretta a reinserire in palinsesto Jimmy Kimmel dopo la valanga di proteste e cancellazioni di abbonamenti. Il comico è tornato con due serate record di ascolti, demolendo Trump con monologhi devastanti. Il presidente ha risposto con un post rabbioso, che non ha fatto che alimentare le battute.

Sul fronte scandali, si è parlato poco dei famigerati Epstein Files (Trump esulterà), ma i Democratici hanno rilanciato con gli Honam Files: ci sarebbe un video in cui lo “zar anti-immigrazione” di Trump viene ripreso mentre riceve una tangente da 50 mila dollari. L’FBI aveva indagato, poi tutto era stato coperto all’arrivo di Trump alla Casa Bianca. Ora il caso torna a galla. E infine, un segnale politico: in Arizona, la democratica Adelita Grijalva ha strappato un seggio in elezioni speciali, un test importante per le elezioni di midterm del 2026. Un primo indizio che la stanchezza verso l’era Trump sta iniziando a farsi sentire. Trump resta protagonista della politica americana, ma questa volta sbatte contro il muro dell’America che resiste, quella che lo attacca e vince con la satira, con il voto, con un’opinione pubblica che ha intenzione di ribattere colpo su colpo all’autoritarismo “anti americano” di Trump per proteggere, con la libertà d’espressione valore assoluto americano, anche la democrazia.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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