di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Donald Trump sta davvero perdendo il polso del suo partito e del Paese, o nonostante tutto è ancora lui a scrivere l’agenda, dagli Stati Uniti all’Europa, fino all’America Latina? I segnali di frattura nel trumpismo ormai sono evidenti. Nel profondo Sud, la base che lo aveva idolatrato comincia a parlare di tradimento, soprattutto per i mesi di resistenza sulla piena pubblicazione dei file federali su Jeffrey Epstein. Marjorie Taylor Greene lascia il Congresso accusandolo di aver abbandonato il vero “America First”, mentre cresce un ecosistema di influencer convinti che il presidente sia ormai prigioniero delle élite di Washington. Anche a Washington il fronte repubblicano scricchiola. Al Senato, il GOP non è riuscito a trovare i voti né per prorogare i sussidi dell’Affordable Care Act, né per sostituirli: una doppia sconfitta che lascia milioni di americani con premi sanitari più alti. Il costo della vita resta la prima preoccupazione degli elettori, e molti strateghi repubblicani avvertono che minimizzare l’inflazione, come fa Trump, lo fa sembrare fuori contatto con la realtà quotidiana.
A questo si aggiunge il terreno più sensibile della politica interna: l’immigrazione. L’audizione della segretaria alla Sicurezza Interna Kristi Noem alla Camera è stata uno scontro frontale. I democratici le hanno contestato arresti di immigrati senza precedenti penali, cittadini finiti per errore nelle retate ICE, cancellazioni improvvise di colloqui per green card e naturalizzazioni. Dopo la sparatoria di Washington, l’Amministrazione ha sospeso visti e asilo per gli afghani, bloccato 50.000 richieste approvate sotto Biden. Una stretta che ha già prodotto caos e incertezze nelle comunità migranti e nel sistema legale dell’immigrazione, mentre Trump continua ad attaccare la comunità somala in America con frasi razziste. Intanto, dalle urne arrivano segnali opposti per i repubblicani. A Miami, per la prima volta in 28 anni, vince una sindaca democratica: Eileen Higgins. La sua campagna, centrata su costi della vita, servizi e trasparenza, conquista anche elettori latini che il GOP riteneva ormai acquisiti. Per i democratici è un modello per il 2026: meno guerra culturale, più problemi reali. Se questa tendenza si consolidasse, in novembre il Congresso sarebbe ribaltato da una valanga democratica.
Sul piano internazionale, Trump lascia la sua impronta più ideologica. La nuova National Security Strategy abbandona ogni linguaggio sui diritti e descrive l’Europa come un continente avviato alla “cancellazione della sua civiltà” per colpa dell’immigrazione. Una narrativa che parla ai partiti nazionalisti e che ha già provocato reazioni indignate a Bruxelles. Nell’emisfero occidentale, la Dottrina Monroe torna in versione muscolare: più navi nei Caraibi, più sanzioni, e il sequestro di una superpetroliera venezuelana che apre scenari esplosivi. Per i democratici è l’anticamera di un intervento armato; per alcuni repubblicani, un rischio inutile che ricorda le avventure militari del passato. Ma torniamo al quesito iniziale: il trumpismo è all’ultimo colpo di coda o invece è destinato a dominare l’agenda politica mondiale ancora? Per alcuni, il ciclo si sta chiudendo: base in rivolta su Epstein, Congresso bloccato, economia che non decolla, e una serie di elezioni locali, l’ultima a Miami, che indicano il vento è cambiato. Ma per altri analisti, finché Corte Suprema e GOP resteranno allineati, Trump continuerà a dettare la linea, anche da leader contestato.
Ma la mina che farebbe saltare ogni calcolo sono gli Epstein files. Se i documenti rivelassero qualcosa di devastante, la frattura con la base diventerebbe irreparabile, proprio mentre i democratici preparano il terreno per un possibile ritorno al controllo del Congresso nel 2026. Se invece le ombre resteranno tali, Trump potrebbe sopravvivere ai suoi fallimenti e contraddizioni, continuando a indebolire istituzioni, alleanze e vecchi equilibri – mentre nelle urne, come appena avvenuto a Miami, milioni di americani cercano un’altra strada.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).





















