Volano gli stracci fra Trump e Musk, a rischiare è l’America

di Stefano Vaccara NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – Volano gli stracci tra l’uomo più potente del mondo e quello più ricco. Donald Trump ed Elon Musk, fino a pochi giorni fa alleati strettissimi, si stanno ora scontrando in pubblico in quello che rischia di diventare il più esplosivo duello del secondo mandato presidenziale di Trump.

E se le loro forze congiunte avevano già scosso il sistema americano, ora che sono nemici giurati il terremoto potrebbe essere ancora più devastante. Tutto è cominciato con un disaccordo sulla nuova legge di spesa, il “Big Beautiful Bill”, che Musk ha attaccato come disastroso per il debito pubblico.

Trump, in un incontro ufficiale alla Casa Bianca con il cancelliere tedesco Merz, ha replicato: “Sono molto deluso da Elon. L’ho aiutato tanto”. Musk, dal canto suo, non ha esitato a rispondere su X: “Senza di me, Trump avrebbe perso le elezioni. I Repubblicani sarebbero in minoranza in Senato. Ingrato”.

Ma il colpo più duro è arrivato dopo. Musk ha sganciato la bomba insinuando che Donald Trump sarebbe presente nei famigerati “Epstein files”, che preservano i segreti del ricco pedofilo amico dei vip e poi “suicida” in carcere.

“È ora di sganciare la vera bomba. Trump è nei file di Epstein. È per questo che non li rendono pubblici. Buona giornata”, ha scritto su X il fondatore di Tesla, accennando anche alla possibilità che Trump venga messo sotto impeachment.

La Casa Bianca non ha ancora risposto ufficialmente, ma il danno è fatto. Musk ha anche rilanciato un video in cui si vede Trump ballare e festeggiare con Epstein in un party degli anni Novanta. Intanto, Trump ha alzato il livello dello scontro: “Il modo più semplice per risparmiare miliardi e miliardi di dollari è terminare i contratti e i sussidi governativi di Elon. Sono sempre stato sorpreso che Biden non lo abbia fatto”, ha scritto il presidente su Truth Social.

Il crollo di Tesla in Borsa non si è fatto attendere: in poche ore, il titolo ha perso decine di miliardi di capitalizzazione, con la più grave flessione degli ultimi dodici mesi. La guerra tra titani ha spaventato i mercati, mentre anche SpaceX e Neuralink osservano con apprensione le prossime mosse della Casa Bianca.

Nel frattempo, Musk ha lanciato un sondaggio su X: serve un nuovo partito politico che rappresenti “l’80% degli americani nel mezzo”? È il primo segnale concreto che il magnate potrebbe usare il suo impero mediatico per sfidare Trump anche sul piano elettorale. Una mossa che potrebbe spaccare definitivamente il fronte conservatore.

L’implosione dell’asse Trump-Musk arriva in un momento già rovente. Il presidente ha deciso di ripristinare le restrizioni all’ingresso negli Stati Uniti per studenti e cittadini di vari Paesi africani e altri a maggioranza musulmana. Il provvedimento ha provocato proteste accese in diverse università, da Harvard a Stanford, che già avevano subito tagli federali.

Sul fronte internazionale, Trump ha parlato con Xi Jinping per un’ora e mezza. Ha definito “produttiva” la conversazione, in cui ha detto di aver discusso anche di terre rare. Ma la Cina ha smentito toni concilianti, chiedendo invece la rimozione delle “misure negative” imposte dagli USA.

È stato annunciato un nuovo round di colloqui, ma la tensione resta altissima. Sull’Ucraina, Trump ha ammesso che forse “è meglio che la guerra continui” finché le due parti non saranno pronte davvero a negoziare. Un’ammissione sorprendente, che segna il fallimento di quella promessa elettorale secondo cui avrebbe “fermato il conflitto in un giorno”.

Kyiv, intanto, colpisce le basi aeree russe con nuovi droni, mentre il cancelliere tedesco Merz nell’Ufficio Ovale incalza Trump a impegnarsi per una tregua. Steve Bannon, consigliere di lunga data del presidente, ha chiesto pubblicamente l’apertura di indagini federali su Musk e la sospensione immediata di ogni contratto tra le sue aziende e il governo. L’aria è da resa dei conti.

Ma al di là della faida personale, questo scontro potrebbe segnare la fine di un’illusione: che il trumpismo fosse parte di un ciclo storico, il solito pendolo tra liberalismo e conservatorismo teorizzato da Arthur Schlesinger Jr., storico consigliere del presidente John Kennedy. Invece no: questa non è un’alternanza, è una deflagrazione. Il sistema non sta oscillando. Sta implodendo.

Nel crollo dell’alleanza tra l’uomo più potente e quello più ricco si intravede il fallimento di un’idea di potere assoluto negli Stati Uniti, dove politica e denaro si fondono senza freni. E ora che il patto è saltato, potrebbe essere l’America intera a pagare il prezzo della guerra tra titani.

– Foto IPA Agency –

(ITALPRESS)

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