
di Stefano Vaccara
NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – È stata una settimana in cui la fragilità del potere trumpiano è esplosa in piena luce. Un presidente sempre più sotto assedio – politico, giudiziario e mediatico – mentre le rivelazioni sul caso Epstein, le ribellioni del Congresso e le tensioni col Venezuela creano un panorama instabile che la Casa Bianca fatica a dominare. Lo scandalo Epstein continua infatti a crescere. I nuovi documenti resi pubblici stanno rivelando contatti, omissioni e una gestione opaca dentro l’amministrazione. Nella base MAGA aumenta il sospetto che Trump stia nascondendo qualcosa. E nel GOP, aumentano le voci critiche. È questo il contesto in cui vanno lette molte delle sue recenti provocazioni: attacchi razzisti, minacce di guerra, dichiarazioni esagerate che sembrano avere anche uno scopo politico preciso: distrarre l’opinione pubblica dalla valanga Epstein. Il caso Hegseth è l’altro terremoto che scuote Washington. Pete Hegseth, Segretario alla Guerra (titolo che ama rivendicare), è accusato di non aver fornito al Congresso i documenti richiesti sulle operazioni anti-cartelli nel Mar dei Caraibi.
Sulla popolarissima trasmissione Morning Joe, il deputato repubblicano dell’Ohio Mike Turner – presidente della Commissione Intelligence – ha espresso “profonda preoccupazione” per la mancanza di trasparenza, ricordando che non si tratta “di normali operazioni da campo di battaglia” e che il Congresso non dispone nemmeno delle informazioni minime per valutarne la legalità. La tensione è esplosa dopo lo scoop del Washington Post: una “seconda ondata” di fuoco contro un’imbarcazione venezuelana già colpita, con sopravvissuti aggrappati ai rottami. Una vicenda che ha sollevato interrogativi sul diritto internazionale e sul rispetto delle regole di ingaggio.
Il Wall Street Journal, in un editoriale insolitamente critico, ha ricordato anche l’incoerenza politica del presidente: pochi giorni fa Trump ha concesso la grazia all’ex presidente honduregno Juan Orlando Hernández, condannato per traffico internazionale di droga, un gesto definito “sconcertante” da vari commentatori conservatori. Sul fronte interno, l’attacco razzista di Trump contro la comunità somala del Minnesota ha provocato indignazione nazionale. La deputata del Minnesota Ilhan Omar, ex rifugiata somala, ha ricordato che quando Trump colpisce lei, aumentano le minacce di morte contro la comunità somala. Diversi editorialisti leggono in queste uscite lo stesso schema: un linguaggio pensato per polarizzare e, allo stesso tempo, per spostare l’attenzione dagli scandali che montano.
Non arrivano buone notizie nemmeno dal fronte diplomatico. Il Cremlino ha respinto la nuova versione del piano di pace di Trump sull’Ucraina, nonostante la Casa Bianca continui a presentare la sua accettazione come imminente. La guerra resta bloccata, e i negoziati non avanzano. L’unico successo diplomatico della settimana è stata la firma dell’accordo di pace tra Repubblica Democratica del Congo e Rwanda, mediato da Trumpi: un risultato reale, ma isolato. Ed è in questo clima che arriva un vantaggio inatteso per le ambizioni politiche di Trump: una decisione della Corte Suprema che autorizza il Texas a utilizzare già nel 2026 le nuove mappe elettorali, accusate da una corte inferiore di essere un gerrymandering razziale. Come ha scritto il New York Times, è una vittoria netta per i repubblicani texani e per Trump, che da mesi spinge gli Stati a ridisegnare i distretti per consolidare il controllo della Camera. Un risultato che potrebbe rivelarsi decisivo nel 2026.
E venerdì, in mezzo alle varie tempeste politiche, Trump presenzierà al sorteggio dei Mondiali 2026 insieme al premier canadese e alla presidente del Messico. Su quel palcoscenico globale, riuscirà a convincere il mondo che gli Stati Uniti sono pronti ad accogliere, senza discriminazioni, tifosi e nazionali da tutto il pianeta, comprese quelle africane e musulmane che il presidente ha insultato nelle sue recenti dichiarazioni?
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS).





















