Trump, cento giorni di fedeltà ai desideri del suo popolo

di Stefano Vaccara

NEW YORK (ITALPRESS). Gli analisti dei principali media “main stream” sembrano concordi: i primi cento giorni del secondo mandato di Donald Trump sono stati dominati dal caos. Ma una volta accettato che questo caos è stato non solo voluto, ma programmato fin dall’inizio, allora si inizia a vedere il disegno. Trump forse non sta improvvisando: sta seguendo una tabella di marcia annunciata, parola per parola, nei suoi comizi elettorali. E non intende rallentare. Lo ha detto lui stesso, in una rara intervista alla ABC: “Sto facendo tutto quello che ho promesso in campagna elettorale”.

E in effetti, tra dazi alle stelle anche per paesi amici, deportazioni accelerate, attacchi alle istituzioni, rimozioni di funzionari scomodi e sfide continue allo stato di diritto, Trump non ha sorpreso chi lo ha sostenuto: ha semplicemente mantenuto il patto con il suo “popolo”. Se il Paese sembra sbandare, è perché Trump ha scelto di guidarlo come un ariete. L’economia, dopo tre anni di crescita, ha segnato un -0,3% nel primo trimestre del 2025. Gli analisti parlano di un campanello d’allarme. Ma per la Casa Bianca è solo “l’effetto delle scorie lasciate da Biden”, mentre i dazi – che hanno fatto esplodere le importazioni e affondato l’export – vengono definiti “il necessario prezzo del riscatto americano”. Wall Street non si fida e continua la sua discesa.

Ma nulla sembra scalfire l’ottimismo granitico del presidente. Come dimostra il comizio celebrativo dei 100 giorni in Michigan, Trump non cerca il consenso degli indecisi: vuole il culto dei fedeli. E tra loro, i numeri non calano. Il suo indice di gradimento tra gli elettori MAGA resta alto, anche se la popolarità generale è tra le più basse mai registrate per un presidente dopo 100 giorni. In politica estera, la crisi è interna. Il consigliere per la sicurezza nazionale, Mike Waltz, coinvolto nel cosiddetto “Signalgate”, è stato silurato e sarà spedito come ambasciatore all’ONU, dopo aver accidentalmente incluso un giornalista in una chat criptata con piani militari. Ma più che un caso isolato, è il sintomo di una Casa Bianca in guerra con sé stessa e con l’apparato.

Lo stesso vale per le tensioni con la magistratura e università. Una nuova ondata di repressione ha colpito studenti e giudici. In Wisconsin, è stato arrestato un giudice federale con l’accusa di aver ostacolato la cattura di un immigrato illegale,. A New York, la deportazione forzata – poi fermata da un giudice – di uno studente palestinese della Columbia University ha scatenato un’ondata di proteste. Trump ha ignorato la sentenza e ha definito il giovane “un pericolo pubblico”. Ma il caso più surreale riguarda un altro deportato: Abrego Garcia, salvadoregno, erroneamente espulso e finito in una prigione in Salvador. Durante l’intervista all’ABC nell’Ufficio Ovale, Trump ha usato come “prova” una foto contraffatta con il tatuaggio della gang “MS13” – digitalmente sovrapposto – sulla mano dell’uomo. Quando il giornalista Terry Moran lo ha sfidato dicendo “quella è photoshoppata”, il presidente ha perso le staffe: “Terry, sei qui a fare l’intervista della tua vita. Ti ho scelto io anche se non ti conosco. Non mi deludere”. Capito il consiglio al giornalista? Non conta la verità, conta ciò che il leader vuole che tu dica.

Il secondo mandato di Trump non è solo una copia ampliata del primo. È una versione più radicale e senza i vincoli della rielezione. Eppure, in tutto questo, per i suoi sostenitori, Trump “fa sul serio”. Come ha detto una sostenitrice intervistata dal New York Times: “Sta facendo così tanto che i democratici non riescono a stargli dietro”.

E per molti, questo basta. Anche se gli USA appaiono più isolati sulla scena globale, per Trump il mondo è un’arena da piegare, non un tavolo da negoziare. Infine, l’accordo appena siglato con l’Ucraina per l’accesso privilegiato a risorse come grafite, gas e petrolio segna la direzione: Trump non vuole che l”America continui a “pagare per tutti”, ma vuole incassare. Anche la diplomazia viene piegata a questo disegno: se è utile al business, bene; altrimenti, la si rimuove. Come ha detto di recente in un’intervista al “nemico” The Atlantic: “La prima volta dovevo sopravvivere. Ora gestisco il Paese e il mondo”. E allora, è lecito chiedersi: cosa accadrà nei prossimi 100 giorni, se questi sono stati solo l’inizio?

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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