SULLE CONCESSIONI MENO BIZANTINISMI E PIÙ CONFRONTO

Grillo ha tuonato forte contro Benetton per rimuovere le concessioni autostradali, e facendolo apre una grande questione, sapendo quali interessi economici si vanno a toccare. Sembrava che dopo il gravissimo crollo del ponte Morandi tutto fosse sopito, ingoiato come avviene per ogni altra notizia importante o non dalla ruota degli accadimenti, che al momento che si propongono sembrano tenere banco per lungo tempo, ma un’altra notizia presto prende il suo posto e chi si è visto si è visto. Ma il nodo autostrade, con accadimenti uno dopo l’altro, dimostra tutta la sua drammaticità. Tempo fa alcuni tecnici di aziende subappaltatrici delle concessionarie sono stati incriminati per aver nascosto nei dossier di verifica dopo sopralluoghi nelle infrastrutture, la condizione pietosa di alcuni viadotti e ponti, facendo risultare le ispezioni come positive. Poi in questi giorni un’altro clamoroso crollo inaspettato alla A6, ed ecco che l’alzo zero contro Autostrade per l’Italia da parte di Grillo e arriva al massimo dello scontro. Va ricordato che Autostrade per l’Italia ha sottoscritto qualche anno fa concessioni di durata per ben 39 anni con pedaggi tanto alti da non avere pari nel mondo; motivati secondo i contraenti dal fatto che si fornirebbero manutenzioni e costruzioni di altre corsie o nuovi tronchi autostradali. Ma da quello che succede si vede che non è sempre così. E intanto il costo del pedaggio è arrivato a superare il costo del carburante impiegato per il viaggio nella stessa tratta. Si spera che davvero i cittadini vengano informati per filo e per segno, e vengano informati su ogni dettaglio riguardante le concessioni. Chissà perché si fa un gran discutere di sovranità popolare, ma da quello che vedo questo concetto si usa solo per la fuffa. Il tema autostrade riguarda il buon uso di un bene statale, un fattore di di grande sviluppo e di rilievo per le tasche dei cittadini; più recupero di sovranità su un tema di questa importanza non ne vedo. Se tornassimo indietro nel tempo, il costo dei pedaggi, quando era gestito dallo Stato, era tantissimo meno e il ricavato copriva benissimo la restituzione dei denari occorsi per costruire quelle infrastrutture: comprese le manutenzioni; tant’è che lo Stato non impiegò una lira. Non capisco dunque quale è il vantaggio per i cittadini per questa giostra messa su con le concessioni. E poi: carburanti, generi di ristoro, oggettistica e quant’altro si vende nei caselli, hanno prezzi degni dei più lussuosi negozi dei centro città. Eppure i flussi di viaggiatori sono enormi, almeno quanto gli affari di chi gestisce questi servizi. Chi ha pensato almeno a riparare i viaggiatori da questi esosi prezzi? Chi ha pensato a un sistema di calmieraggio dei prezzi nella concessione stipulata con privati da parte di rappresentanti dello Stato proprietario della infrastruttura autostradale? Spesso mi sono chiesto a cosa pensassero i governi mentre sottoscrivevano queste pattuizioni? Comunque questa vicenda segnala nel paese la presenza di un groviglio di interessi su cui è necessario fare trasparenza. Penso a tutte le utenze di servizi regolate da regimi concessori di comuni regioni oltre dello Stato che nessuno conosce, in molti casi da funzionamento opaco e farraginosi: tutti a scapito dei cittadini. Sarebbe una grande rivoluzione se qualche realtà politica se ne intestasse la realizzazione. Ci guadagneremmo in civiltà, in risparmio, ed anche in serietà del dibattito politico. Insomma meno fumi bizantini, più confronto politico sugli interessi vivi dei cittadini.

Raffaele Bonanni

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