ADDIO PAOLO ROSSI, L’ASSO CHE FECE PIANGERE IL BRASILE

In questo terribile 2020, anno bisestile, se n’è andato anche Paolo Rossi, un’icona del calcio azzurro. Pablito (nato a Prato, il 23 settembre 1956) fu l’uomo che lasciò, con i suoi 6 gol (come Schillaci) un’impronta decisiva sui Mondiali di Spagna. Eppure la sua carriera fu molto tormentata, prima di arrivare alla gloria azzurra. Cresciuto nel settore giovanile della Juventus, girovagò parecchio, prima di tornare alla casa madre: dopo 119 minuti giocati a Como da apprendista goleador, passò al Vicenza dove invece si impose prepotentemente: tre stagioni, 21 gol nella prima, 24 nella seconda – la squadra biancorossa arrivò (1977-78) alle spalle della Juventus campione – e 15 nella terza. Poi passò al Perugia (13 gol) dove fu coinvolto nello “scandalo scommesse”. Restò fermo in pratica due anni per squalifica. Come raccontò Bearzot, nell’anno dei Mondiali Pablito rientrò in campo il 2 maggio 1982 nella Juventus, che lo aveva ricomprato, per disputare le ultime tre partite (un gol nella prima, a Udine). Paolo tornò a fare il calciatore a tempo pieno dopo ben 730 giorni di attesa.
Un gol, su un cross di Brady, lo strappò con una spinta a Tardelli: una botta di egoismo che fu la sua fortuna perchè la gente tornò a parlare di lui e al ct bastò rivederlo in campo, dopo le prodezze del Mondiale argentino del 1978 (tre gol importanti a Francia Ungheria e Austria). Lo chiamò sfidando le critiche della stampa. A dire il vero, le prime tre partite per Pablito furono di…allenamento, nella quarta con l’Argentina fu più partecipe e contribuì alla vittoria azzurra. Poi si scatenò: tripletta al Brasile, doppietta alla Polonia in semifinale e primo gol alla Germania in finale. Nel suo libro “Ho fatto piangere il Brasile” il cannoniere azzurro ha raccontato il suo calvario, trasformatosi in trionfo, di quel Mondiale: all’inizio era “indegno” di indossare la maglia della Nazionale, dopo lo scandalo in cui era stato coinvolto. Inoltre “…non sta in piedi, incespica nelle margherite e fa fatica a rialzarsi. Fa piangere”. Dopo i tre gol al Brasile: “Grande Pablito, l’unico, inimitabile”.
Il gol segnato alla Germania nella finale resta ancora quasi un sogno, per Pablito: “E proprio lui (Gentile, nda), pochi minuti dopo, lasciando momentaneamente il suo attaccante, si porta avanti, senza lesinare energie. La sua sagoma mi appare tra qualche maglia laggiù sulla destra e la palla calciata con maestria diventa un cross benedetto dagli astri. La vedo sbucare in mezzo a due avversari, ho l’intuizione di spostare per un attimo Cabrini che mi era vicino e di toccarla un centesimo prima, in anticipo sui difensori, con la fronte.
Schumacher è battuto. Da terra vedo la rete muoversi, sento un boato profondo e lungo, come un terremoto. Per qualche interminabile secondo perdo la dimensione di spazio e tempo, ogni cosa mi sembra sfocata, indefinita, come in un sogno”. Ha scritto così nel suo libro. Paolo Rossi è stato, con Schillaci (Mondiale 1990), il giocatore italiano che ha segnato più gol nelle fasi finali dei Mondiali. Alle sue spalle Piola e Baggio (Silvio ne fece cinque nel 1938, come Roberto nel 1994) mentre Schiavio ne realizzò quattro nel 1934.
Carriera movimentata, abbiamo detto: Pablito infatti fu al centro di una clamorosa asta fra Juventus e Vicenza, nel 1978, al ritorno dall’Argentina. Il presidente biancorosso Giussi Farina scrisse nella busta una cifra spropositata per l’epoca (2.612 milioni), credendo che Boniperti avrebbe offerto di più. Invece la Juve non abboccò e Farina praticamente segnò il destino del giocatore e il proprio: nonostante i 15 gol di Pablito, l’anno successivo il Vicenza finì in serie B e il giocatore passò al Perugia con tutto quello che ne seguì. Campione del mondo e Pallone d’oro nel 1982, concluse la carriera con altri exploit. Giocò ancora tre anni nella Juve (dove vinse il secondo scudetto, dopo quello del campionato in cui aveva giocato solo le tre partite finali), uno nel Milan (presidente Farina) e uno nel Verona. Con la Juventus per la verità conquistò pure la Coppa dei Campioni e la Supercoppa del 1985, la Coppa delle Coppe del 1984 e la Coppa Italia del 1983. Non male il suo bilancio: 20 gol in 48 partite con la Nazionale, 82 su 215 in campionato.
Un cannoniere di razza, un personaggio che ha lasciato profonde tracce nella storia del calcio italiano. Paolo Rossi ha poi intrapreso la carriera di opinionista televisivo per Sky e per la RAI. A Tampere, dove lo incontrammo per Finlandia-Italia, ci disse sottovoce: “Altri tempi, i nostri”.
(ITALPRESS).

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