di Raffaele Bonanni
ROMA (ITALPRESS) – Non è il Mercosur a essere in ritardo: è l’Europa che continua a frenare se stessa. Mentre il mondo riorganizza alleanze, catene del valore e sfere d’influenza, l’Unione resta impantanata in veti incrociati e paure interne. L’accordo con i Paesi sudamericani è pronto da tempo, ma viene trattato come una pratica scomoda, sacrificata sull’altare di calcoli nazionali miopi. Così l’Europa rinuncia a una leva strategica decisiva proprio quando avrebbe più bisogno di peso politico e credibilità globale. L’intesa con il Mercosur non riguarda solo dazi o quote. Parla di geopolitica, di accesso a un’area in forte crescita, di sicurezza economica in un contesto segnato da protezionismi aggressivi. Gli Stati Uniti si richiudono, la Cina consolida la propria presenza, il Sud globale cerca partner affidabili. L’Europa può esserlo, ma solo se smette di esitare.
Questo accordo offrirebbe un messaggio chiaro: l’Unione non subisce il mondo, lo orienta. Dentro questo scenario l’Italia appare sospesa. Non esercita leadership, non costruisce alleanze, non prende posizione. Eppure è un Paese strutturalmente aperto, che vive di esportazioni e interdipendenze. Difendere l’economia reale non significa alzare muri, ma governare le transizioni. Il vero rischio non è l’apertura dei mercati, bensì restarne esclusi mentre altri occupano spazi e relazioni. Il capitolo agricolo va affrontato senza ipocrisie. Esistono timori legittimi per alcuni comparti, ma ignorare l’accordo non li risolve. Servono compensazioni europee robuste, mirate, trasparenti: risorse per accompagnare gli agricoltori nella riconversione, per sostenere redditi e qualità, per rafforzare controlli e standard. L’Europa ha gli strumenti per farlo. Usarli è una scelta politica, non una concessione. C’è poi un patrimonio sottovalutato: milioni di cittadini di origine europea e italiana nel Mercosur, legami culturali, economici, produttivi già esistenti.
Agroalimentare di eccellenza, meccanica avanzata, tecnologie verdi, infrastrutture, servizi: l’accordo aprirebbe opportunità concrete per imprese e lavoro, rafforzando al tempo stesso l’autonomia strategica europea. Il Mercosur è dunque una prova di maturità. Accettare la sfida significa investire nel futuro, assumersi responsabilità, usare l’Europa come moltiplicatore di crescita e influenza. Rinviare ancora vorrebbe dire scegliere l’irrilevanza, mascherandola da prudenza. È qui che si misura la differenza tra politica e gestione del consenso. Le grandi opportunità non attendono chi esita: si conquistano. L’Europa ha davanti un’occasione economica enorme e un dividendo politico altrettanto rilevante, capace di rafforzare la sua voce nei negoziati globali, di stabilizzare relazioni di lungo periodo e di offrire prospettive concrete alle nuove generazioni. Decidere ora significa dimostrare che l’Unione è ancora un progetto vivo. È tempo di scegliere il coraggio dell’apertura e della responsabilità, non la comodità dell’attesa. Adesso!
– foto IPA Agency –
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