SPAZIANI TESTA “NEL DEF SERVIVA SVOLTA PER IMMOBILIARE”

“Tra le decine e decine di pagine del Documento di economia e finanza (Def), è presente la seguente frase: ‘Il Governo non ritiene opportuno in questa fase rivedere l’imposizione sugli immobili, già oggetto di numerosi cambiamenti legislativi negli ultimi anni’. L’intento di chi l’ha scritta era quello di affermare il proposito di non aumentare la tassazione immobiliare (e ci mancherebbe, viene da dire d’impulso): lo si evince dal fatto che la frase è collocata nell’ambito delle risposte alle ‘raccomandazioni’ del Consiglio europeo, che da tempo chiedono all’Italia di aumentare ulteriormente il carico fiscale sulla proprietà. L’effetto per chi legge, tuttavia, è opposto: dire che non si intendono ‘rivedere’ le tasse sugli immobili autorizza a pensare che, per il Governo, esse stiano bene così, non presentino problemi. E questo è molto grave. È come dire che il ‘Governo del cambiamento’ condivide l’assetto della fiscalità immobiliare, in particolare di natura patrimoniale, creato dal Governo Monti”. Lo scrive su Italia Oggi il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa.

 

“Perché vi fosse davvero un cambiamento, un documento di analisi e programmazione economica come il Def avrebbe dovuto, invece, fare due cose: riconoscere la situazione di crisi del comparto immobiliare e programmare politiche per il suo rilancio – sottolinea Spaziani Testa -. Pochi giorni fa l’Istat ha confermato che i prezzi delle case, e quindi i risparmi delle famiglie, continuano inesorabilmente a diminuire. Rispetto al 2010, penultimo anno prima dell’arrivo dell’Imu, il calo medio è stato del 23,2%, ma la cifra può essere considerata persino ottimistica, visto che ovviamente non considera tutte le abitazioni che non si riescono a vendere, e il cui valore è quindi prossimo allo zero (per il mercato, ma non per il catasto). Questa situazione, che caratterizza l’Italia in negativo rispetto a tutti gli altri Paesi europei, sta deprimendo i consumi (lo ha riconosciuto anche la Bce), oltre ad aver causato altre enormi conseguenze negative che continuano a essere incredibilmente sottovalutate: chiusura di imprese, perdita di posti di lavoro, svalutazione delle garanzie delle banche. Senza contare gli effetti sulle possibili dismissioni di immobili pubblici”.

 

“Di fronte a tutto ciò, un Def del cambiamento sarebbe corso ai ripari. Avrebbe programmato la riduzione della patrimoniale Imu-Tasi da 21 miliardi di euro l’anno, il rafforzamento della cedolare secca sugli affitti, la rimozione delle storture fiscali che danneggiano le società immobiliari, la stabilizzazione e il miglioramento degli incentivi per gli interventi sugli immobili (di ristrutturazione edilizia, di risparmio energetico, di miglioramento sismico) – conclude Spaziani Testa -. Solo così si sarebbero gettate le basi per una crescita che tutti auspicano, che troppi annunciano, ma che in realtà finora non si riesce nemmeno a intravedere”.

 

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