SICILIA A PASSO DI GAMBERO

In Sicilia la crisi, tra il 2008 e il 2014, ha bruciato 160 mila posti di lavoro. Come dire le intere città di Trapani, Enna e Caltanissetta messe insieme. E quest’esercito di espulsi dal mercato solo per un quarto è stato riassorbito nel quadriennio successivo. È uno dei dati di Zoom Sicilia, il report Cisl-Diste di analisi congiunturale, approfondimento e outlook, che esamina l’economia siciliana alla luce delle variabili macroeconomiche principali: Pil, occupazione, investimenti, consumi, export, con riferimento all’andamento provincia per provincia. 

Il primo numero – “La marcia del gambero” – e’ stato presentato oggi a Palermo. Come un gambero, infatti, si muove l’economia della Regione Siciliana. Un passo avanti e due indietro. Annaspa, stenta, registra qualche timido segno più ma resta però tutto sommato “intrappolata sul fondo del ciclo recessivo” esploso nel 2008. Così, se per un verso brilla per esplosione di start-up innovative, per un altro l’Isola e’ ancora in fondo alla classifica d’Italia per imprese in grado di saldare le fatture nei termini di legge. 

Sul primo fronte, dal 2004 all’anno scorso sono aumentate di 4,2 volte le attività imprenditoriali iscritte nella sezione speciale del Registro delle imprese, dedicata alle start-up innovative. Pari a tre volte, la media italiana. Nel solo 2018, la Sicilia ha dato alla luce oltre 500 imprese frutto di particolare talento e originalità: più di cento (+26%) rispetto all’anno prima. Il Centro-Nord nel 2018 ha registrato il +22,5%, la media Sud-Isole è stata del +23,7%. Insomma, una bella spinta. Ma sullo sfondo di una realtà che resta in deficit di ossigeno. Nella quale, appunto, “la quota di imprese in grado di saldare le fatture nei termini di legge resta tra le più basse d’Italia e per giunta in peggioramento”. A fine 2018, a onorare le scadenze come pattuito è stato in Sicilia solo il 17,5% delle aziende. Sono state il 22% quelle che hanno pagato “con grave ritardo”, cioè andando oltre i trenta giorni. E rispetto all’anno precedente la situazione s’è persino deteriorata con le imprese puntuali scese di 2,3 punti e quelle “cattivi pagatori”, aumentate di due punti. 

Il report Cisl-Diste di analisi congiunturale e outlook delle tendenze sociali e dell’economia e’ un rapporto semestrale che nasce dalla partnership tra l’associazione sindacale guidata in Sicilia da Sebastiano Cappuccio e Diste Consulting, l’istituto di studi territoriali presieduto da Alessandro La Monica e diretto da un comitato scientifico che ha al timone l’economista Pietro Busetta. Zoom Sicilia è frutto della consapevolezza che “decidere è vederci chiaro”, ha detto Cappuccio nel corso di un forum nella redazione dell’Agenzia di Stampa Italpress.

“Ci sono alcuni dati sconfortanti”, spiega ancora il numero uno della Cisl regionale, “come sul lavoro e dell’occupazione”. Altri danno segnali di stagnazione “come la crescita delle imprese, mentre altri dati sono positivi ma non sono strutturali e sono dei dati sui quali bisognerebbe riflettere e sui quali aprire una stagione di sviluppo come quelli del turismo o dell’agroalimentare legati ai prodotti biologici”. Sono nicchie, certo “ma esistono 8 mila imprese che fanno biologico, quindi si inizia a notare che c’è una possibilità di crescita”.

Tra i dati più allarmanti Cappuccio cita “il lavoro e la disoccupazione”. Nel rapporto si legge come stime preliminari di consuntivo 2018 prefigurino un calo dell’occupazione a 1 milione 363 mila unità, pari a una perdita netta di circa 4.000 posti di lavoro rispetto al 2017. In totale, dal 2015 al 2018, sono stati recuperati 41 mila occupati, sicché per ritornare ai livelli dell’anno ante crisi (il 2007) restano ancora da riattivare 118 mila opportunità lavorative. Non è andato meglio il tasso di disoccupazione, fermo al 21,5% e quindi assai lontano dal 12,9% del 2007.

Se insieme ai disoccupati “ufficiali” (370 mila circa) si tiene conto delle persone che vorrebbero lavorare ma non hanno fatto azioni di ricerca perché scoraggiate, o per altri motivi, il numero dei potenziali disoccupati cresce a 900/950 mila e il tasso cosiddetto di mancata partecipazione al mercato del lavoro sale al 40,7%. Quanto al prodotto interno lordo, si stima una crescita in termini reali dello 0,4% (0,3% nel 2016 e 0,5% nel 2017, secondo l’l’Istat) che porta il differenziale negativo sull’anno pre-crisi al 12,9%. Nel 2006 il prodotto per abitante era più basso del 33% della media nazionale, oggi rasentiamo il 40%. Con le dinamiche dell’ultimo quadriennio occorrerebbero come minimo altri vent’anni per tornare al punto di partenza.

Per bloccare questa emorragia la Cisl propone di “utilizzare tutti i fondi disponibili, che non possono essere solo quelli europei. Bisogna aprire anche una discussione sui fondi di spesa corrente – afferma il sindacato -. Quindi è chiaro che la maggior parte degli investimenti vanno indirizzati verso tutti quegli elementi e le ‘autostrade dello sviluppo’ legate a ogni singola questione: infrastrutture, azioni di formazione e ricerca; e per rafforzare l’assetto industriale della Regione, che adesso è poverissimo. Includendo nell’aspetto industriale anche settori come il turismo o l’agricoltura. Noi siamo disponibili ad aprire negoziati di flessibilità in questa ottica. Ma senza un progetto è difficile”, sottolinea il sindacato.

 

 

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