RAZZISTI, ULTRAS ED ERRORI MENTRE LA A PIANGE VIALLI E MIHAJLOVIC

di Italo Cucci
Non bastasse la coltre di dolore scesa sul campionato per gli addii di Vialli e Mihajlovic, tornano indecenti scandali, rabbia e polemiche. E’ scandaloso che a Lecce si ripetano antiche cerimonie dei clan di cialtroni razzisti che inutilmente denunciamo da decenni. Sono schedati – non solo quelli laziali – ben noti, perseguibili, ma come? Questo governo deve togliere al calcio la responsabilità di fare pulizia. Se non altro perchè l’unica possibilità di riuscirci parte da severe sanzioni ai club – non le curve proibite – che fin da decenni se li tengono in corpo, sorta di squadre speciali. Come quelle di romanisti e napoletani che si sono scontrate alla stazione di servizio di Badia al Pino, allenate per una guerriglia che in passato ha fatto morti. Un oltraggio – fra l’altro – alla memoria di Gabriele Sandri che lì perse la vita l’11 novembre 2007. Ricordo la rabbia e le lacrime di quel giorni – ci misi anche le mie – e quel ch’è successo conferma l’immobilismo delle autorità. Il ministro dello Sport Abodi ha promesso vigorosi rimedi. Lo aspettiamo.

Poi il campo. L’Italia del pallone si trasforma in una valle di lacrime per il doloroso addio di Vialli a breve distanza da quello di Mihajlovic: c’è sincerità – si sente – nel piangere Gianluca e Sinisa, giovani uomini con i quali abbiamo vissuto una parte di vita, non simboli storici, non eroi leggendari come Pelè. Più vicini, più amati. Ma basta poco perchè il campo torni ad essere palestra d’ingiustizia e di rabbia. Cosa ci hanno detto della Var? Che avrebbe finalmente spento le risse da stadio e le polemiche dei media. Vergogna, si stava meglio quando si stava peggio, quando alla fine tutto ricadeva sulle spalle degli arbitri, perseguitati dagli addetti ai lavori e tuttavia orgogliosi di un ruolo essenziale, decisivo. L’Inter avrebbe realizzato il gol del vantaggio con Acerbi, forse la vittoria che alla fine è mancata anche per gli errori di Inzaghi, il tecnico che non possiede la virtù lippiana (e…allegra) degli scambi. E il rigore inesistente assegnato dal Var al Napoli contro la Sampdoria, pur fallito da Politano, ha subito avvelenato una partita che era stata affettuosamente dedicata a Vialli. L’avrebbe comunque vinta il Napoli, più forte, più determinato, anche se non bello e piacevole come l’avevamo lasciato prima del Mondiale ma in visibile crescendo di forma e di idee.

Torino ha fatto il suo dovere dedicando la partita Juventus-Udinese a Vialli con una coreografia dettata dal sentimento, quasi una rivisitazione dei bei giorni lontani traditi dal calcio business. Ci stava anche l’ottava vittoria consecutiva dei bianconeri, anche Gianluca aveva appena rammentato qual è l’obbligo di Casa Juve: vincere. L’inattesa partecipazione alla corsa-scudetto dei ragazzi di Allegri merita un’annotazione psicologica: aggredita da guai aziendali e minacce calcistiche (c’è anche, fra gli odiatori, chi le augura la retrocessione) la Juventus reagisce come le due Nazionali che ha imbottito di suoi uomini nel 1982 e nel 2006. Come disse Mihajlovic, la paura aiuta a vincere. E nel frattempo già si scommette sull’antico duello Napoli-Juve.
Italo Cucci ([email protected])

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