OSIMHEN UN ARTISTA MA E’ TUTTO IL NAPOLI CHE FUNZIONA

Lo scudetto è del Napoli. Parola di Mourinho. Che con quella bocca – e quella testa – può dire quel che vuole. Forse – dicono i sospettosi – per parare una prevedibile sconfitta; e io invece gli riconosco onesto coraggio, respinta ogni tentazione di scomodare il rumore del nemico perchè il nemico è palesemente più forte e più bello, ancor di più dopo avere superato la Roma più bella dell’anno nella partita più bella dell’anno. Applausi per tutti, come se fossero istintivamente portati a onorare il padrone di casa, Diego Armando Maradona. E un Napoli così – credetemi – ha momenti di qualità assolutamente superiori. Evidenziati dopo l’eroico pari di El Shaarawy al 75′, tale da stroncare ogni missione vittoriosa fino al gol liberatorio di Simeone, l’improvviso gemello del gol, al minuto 86.
Un attimo di respiro. Magnifica sofferenza. E adesso spiegatemi perchè, a questo punto, dovrei raccontarvi – con la mia esperienza…secolare – a chi somiglia Osimhen: chi dovrebbe ricordarmi fisicamente e artisticamente, perchè a questo livello si parla d’arte. Arte dei piedi che dipingono immagini spettacolari (oso una versione pittorica rispetto a quella letteraria di Pasolini, pennellate invece di podemi) secondo ispirazione e scuola.

E come non azzarderei paragonare un artista affermato a un altro, così giuro che Osimhen è uguale solo a se stesso. Giocatore di fantasia e di potenza, così come l’ho visto in quel suo gol alla Roma realizzato con gesti di prestigiatore del pallone appena ricevuto il suggerimento dell’altro mago, Kvaratskhelia, muovendosi come uno sgusciante ballerino fra tre avversari che avrebbero voluto incatenarlo e invece – immagino – son rimasti sorpresi a spaventati. Potrebbe bastare quel gol a dire non solo le virtù del Divino – posso? – ma della squadra che gli è stata costruita addosso con l’abilità del talent scout e il mandato illuminante del presidente.
Rifulge l’impresa del Napoli ai danni di una bella Roma, confermo la più bella della stagione nel buio della prestazione del Milan e della Juve. E non mi si venga a dire che la splendida corsa del Napoli è favorita dalla debolezza dei contendenti. Non c’è mai stata gara, prima e dopo la cesura mondiale. Per qualità del gioco e generosa superiorità dei calciatori azzurri. Una partita così impone anche rispetto a un campionato maltrattato dalla critica. Come se i nove scudetti juventini siano nati in un clima di tempestose battaglie.

Il Sassuolo ha confermato la fase calante del Milan che non escludo patisca anche una sorta di apatia del suo condottiero: Pioli è smarrito, forse anche tradito dai suoi. Doveva inventarsi qualcosa, una manita così San Siro non la dimentica.
Della Juve posso solo dire che così come si è mostrata al Monza (che le aveva già dato una lezione) potrà trasformare la rabbia della sua gente – dal vertice alla base – in razionale pena. Pena per gli errori commessi. Pena per le ambizioni frustrate. Pena per un gruppo di atleti di qualità stroncati dall’umiliazione mediatica che non hanno umanamente retto. In fondo – se proprio vogliamo frustarli, come tanti fanno in queste ore – gli hanno fornito un bell’alibi. Ha ragione Allegri: adesso vedano di salvarsi. Almeno sul campo.
Italo Cucci ([email protected])

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