Nel 2025 crollati fragili e illusori equilibri

BRUXELLES - PALAZZO BERLYAMONT, SEDE DELLA COMMISSIONE EUROPEA, BANDIERA BANDIERE UNIONE EUROPEA EUROPA (BRUXELLES - 2006-06-15, Nanni Fontana) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

di Raffaele Bonanni

ROMA (ITALPRESS) – Si chiude un anno che possiamo definire orribile se rapportato alle certezze che davamo per acquisite. È entrato in crisi il nostro modo di interpretare il mondo: la percezione del ruolo nei mercati internazionali, l’idea di poterlo difendere attraverso una competitività quasi automatica, la fiducia in un sistema di garanzie fondato sugli ordinamenti multilaterali e su deterrenze capaci di assicurare autorevolezza ed efficacia. Tutto questo si è rivelato fragile, quando non illusorio. Gli eventi si sono accavallati con brusca rapidità, ma la responsabilità maggiore viene dal passato: non abbiamo voluto vedere né ascoltare. Abbiamo creduto che il mondo ruotasse attorno a noi, salvo scoprire che ciò che serve per competere è ormai in mani altrui: materiali rari, semiconduttori, energia, filiere strategiche, competenze, finanza. Gli avvertimenti non sono mancati. Personalità di altissimo profilo, come Mario Draghi, hanno indicato con chiarezza la strada per ribaltare lo svantaggio competitivo europeo. Tuttavia il tempo corre e ci rende sempre più vulnerabili. Il piano commissionato dall’Unione europea ha avviato alcuni interventi, ma dopo un anno e mezzo è evidente che non basta: occorre accelerare e decidere.

I Paesi membri, con responsabilità diverse, continuano a imputare all’Europa le proprie inefficienze, mentre sono proprio loro a frenare la nascita di una vera istituzione continentale, perdendo così vantaggi competitivi decisivi. Un’Europa unita sarebbe potenzialmente più forte di qualsiasi grande Stato federale, ma i suoi membri appaiono ancora incerti di fronte alla necessità di una sovranità autentica, recuperabile solo attraverso un’Europa federale. Nel frattempo le grandi potenze manovrano sempre più apertamente contro il continente. Il parallelo storico è inquietante. L’Europa di oggi ricorda l’Italia del Cinquecento, quando Francia e Spagna scorrazzavano nella penisola con la complicità di piccoli governanti intenti a difendere interessi minimi, mentre la perdita di sovranità veniva incassata dagli stranieri. Anche la vicenda geopolitica attuale presenta il conto. In Medio Oriente abbiamo assistito, spesso passivamente, alle iniziative destabilizzanti dell’Iran e dei suoi alleati. L’aggressione russa all’Ucraina ha colpito al cuore il principio di sovranità, mostrando come gli accordi internazionali siano diventati carta straccia. L’Onu appare un’ombra di se stessa e il diritto internazionale cede alla legge del più forte: chi dispone di eserciti occupa e impone condizioni economiche capestro.

Il 2025 ci obbliga a fare i conti con queste manchevolezze. Il nuovo anno dovrà segnare un’inversione di rotta. Italiani ed europei dovranno cooperare per rafforzare la competitività, investire con urgenza sulla sicurezza comune, costruire finalmente un’istituzione europea all’altezza delle sfide. La debolezza incentiva l’aggressione, l’indeterminazione sulla gestione dell’immigrazione alimenta divisioni e strategie di destabilizzazione. Anche con il nostro principale alleato serve una misura nuova: contribuire alla sicurezza è doveroso, accettare il disprezzo no, perché esso segnala la volontà di ostacolare lo sviluppo dell’Europa federale, come la Russia dimostra in modo apertamente dirompente.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

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