di Raffaele Bonanni
ROMA (ITALPRESS) – Si annuncia a breve una nuova convocazione delle parti sociali da parte della Presidente del Consiglio. Sul tavolo, ancora una volta, la sicurezza sul lavoro. Un tema che, purtroppo, continua a registrare dati inaccettabili: ogni anno in Italia muoiono oltre mille persone mentre lavorano. Un numero che da tempo non mostra segni di reale diminuzione.Eppure, qualcosa negli anni è cambiato. Le grandi e medie imprese, in particolare, hanno migliorato i propri standard. La normativa è stata rafforzata, le responsabilità sono più chiare: datori di lavoro, tecnici della sicurezza, rappresentanti dei lavoratori, ispettori. I controlli sono aumentati, e la cultura della prevenzione è più diffusa rispetto al passato. Ma queste misure hanno portato risultati concreti solo in una parte del sistema produttivo.
La maggior parte degli incidenti più gravi continua a concentrarsi nelle piccole e micro imprese, spesso nei settori più esposti al rischio: edilizia, agricoltura, logistica, manutenzione. Qui la struttura organizzativa è debole, la formazione spesso carente, e la gestione del rischio più difficile, soprattutto in attività non ripetitive e ad alta variabilità. Il punto critico però riguarda anche un altro aspetto, sistemico: la catena degli appalti e subappalti.
Troppo spesso a vincere gare pubbliche e private sono imprese che offrono il prezzo più basso, anche a scapito della qualità e della sicurezza. Il criterio del massimo ribasso, ancora molto diffuso, penalizza le aziende meglio organizzate e favorisce soggetti meno attrezzati, talvolta improvvisati. In questi casi, la sicurezza diventa l’elemento sacrificabile. Le imprese subappaltatrici non sempre hanno personale qualificato, i controlli lungo la filiera si fanno più complicati e le relazioni tra committente e operatore si fanno opache. Quando mancano coordinamento, trasparenza e responsabilità condivisa, aumentano i rischi per i lavoratori.
Serve allora un intervento più profondo, oltre l’emergenza. È necessario rivedere i criteri di selezione nelle gare, rafforzare i sistemi di qualificazione delle imprese e limitare il ricorso incontrollato al subappalto. Vanno potenziati gli strumenti di vigilanza ispettiva, ma anche i percorsi di formazione continua, soprattutto per le realtà più piccole. Infine, occorre coinvolgere maggiormente le organizzazioni dei lavoratori e delle imprese nella progettazione della sicurezza. Non bastano le leggi: serve una cultura condivisa che metta al primo posto la vita delle persone. E per farlo, serve un’azione congiunta e strutturale, che superi la logica delle responsabilità scaricate e della polemica sterile. La sicurezza non è un costo, è una garanzia di dignità. E senza dignità del lavoro, non c’è sviluppo che tenga.
– foto IPA Agency –
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