ITALIANI LONGEVI MA NON CAMBIANO BRUTTE ABITUDINI

Un paese longevo in cui però non si modificano le abitudini negative (resta costante, per esempio, il numero dei fumatori) e si investe in maniera insufficiente nel servizio sanitario nazionale. Questo il quadro generale prospettato dalla quindicesima edizione del Rapporto Osservasalute, curato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane che opera nell’ambito di Vihtaly, spin off dell’Università Cattolica di Roma, e presentato al Policlinico Gemelli. La principale causa di morte restano i tumori nella fascia fra i 19 e i 64 anni, anche se diminuiscono. Nell’arco di tempo compreso tra il 2006-2016, informa lo studio, diminuisce del 24% per gli uomini e del 12,6% per le donne. Diminuisce la mortalità neonatale e infantile, passando dal 2010 al 2016, da 3,16 decessi per 1.000 nati vivi a 2,81 per 1.000. La vita media di un italiano è stimata in 83,4 anni, secondo in Europa dopo la Spagna (83,5 anni). 

L’Italia, rispetto alla media dei paesi dell’Ue, presenta un vantaggio di circa 3 anni per gli uomini (la media pari a 78,2 anni) e 2 anni per le donne (la media di è 83,6 anni). Negativi, invece, i numeri relativi ai fumatori, rimasti costanti dal 2014 a oggi. Sono circa 10 milioni e 370 mila i fumatori in Italia nel 2017, poco più di 6 milioni e 300 mila uomini e poco più di 4 milioni e 70.000 donne. Si tratta del 19,7% della popolazione di 14 anni ed oltre.

 

 

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