Istat, l’85% delle risorse del taglio Irpef destinate alle fasce alte di reddito

ISTAT ISTITUTO NAZIONALE DI STATISTICA SEDE

ROMA (ITALPRESS) – “Stimiamo che l’intervento” di taglio dei due punti percentuali della seconda aliquota Irpef “coinvolgerebbe poco più di 14 milioni di contribuenti con un beneficio annuo pari a circa 230 euro. Le famiglie beneficiarie saranno circa 11 milioni, ovvero il 44% delle residenti”. Così Francesco Maria Chelli, presidente Istat, in audizione presso le Commissioni riunite Bilancio di Senato e Camera.

“La crescita acquisita per il 2025 – la crescita annuale che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nell’ultimo trimestre dell’anno – è pari allo 0,5% – ha aggiunto – Secondo la stima preliminare diffusa lo scorso 30 ottobre, nel terzo trimestre dell’anno l’economia italiana è rimasta stazionaria in termini congiunturali, dopo la lieve contrazione del Pil nel secondo – ricorda -; l’incremento su base tendenziale risulta pari allo 0,4%, in rallentamento rispetto ai due trimestri precedenti. La stazionarietà del Pil è sintesi di un aumento congiunturale del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, di una diminuzione in quello dell’industria e di una stabilità in quello dei servizi. Le stime preliminari evidenziano, inoltre, il contributo negativo della domanda interna (al lordo delle scorte) a cui si sarebbe contrapposto quello positivo della componente estera netta”.

Per quanto riguarda la riduzione di due punti percentuali del secondo scaglione dell’aliquota Irpef, “emerge come oltre l’85% delle risorse siano destinate alle famiglie dei quinti più ricchi della distribuzione del reddito: sono infatti interessate dalla misura oltre il 90% delle famiglie del quinto più ricco e oltre due terzi di quelle del penultimo quinto. Il guadagno medio va dai 102 euro per le famiglie del primo quinto ai 411 delle famiglie dell’ultimo. Per tutte le classi di reddito il beneficio comporta una variazione inferiore all’1% sul reddito familiare”. 

 “Si stima che la platea del nuovo bonus mamme” di 40 euro mensili introdotto per l’anno 2025 e aumentato a 60 euro mensili, “sia composta da circa 865mila lavoratrici, un quarto delle lavoratrici con figli (3,5 milioni). Assumendo un tasso di adesione pari al 100%, il beneficio medio annuo individuale sarà di quasi 660 euro (60 euro mensili moltiplicati per il numero di mesi lavorati), per un costo totale di circa 570 milioni”, ha aggiunto Chelli.

Nel 2024 il 9,9% delle persone ha dichiarato di aver rinunciato a curarsi per problemi legati alle liste di attesa, alle difficoltà economiche o alla scomodità delle strutture sanitarie: si tratta di 5,8 milioni di individui, a fronte di 4,5 milioni nell’anno precedente (7,6%). “La rinuncia a causa delle lunghe liste di attesa costituisce la motivazione principale, indicata dal 6,8% della popolazione, e risulta anche la componente che ha fatto registrare l’aumento maggiore negli ultimi anni: era il 4,5% nel 2023 e il 2,8% nel 2019. Nel 2024 il problema ha interessato il 6,9% dei residenti nel Nord, il 7,3% nel Centro e il 6,3% nel Mezzogiorno; rispetto a cinque anni fa i valori risultano decisamente più elevati: nel 2019 la quota era 2,3% al Nord, 3,3% al Centro e 3,1% nel Mezzogiorno”, aggiunge.

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

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