
ROMA (ITALPRESS) – I membri del Consiglio delle Guide Religiose della COREIS hanno ricevuto il testo di un appello scritto da alcuni rabbini ortodossi internazionali con un richiamo coraggioso e coerente sulla crisi umanitaria di Gaza.
“Sosteniamo questo dovere comune di testimonianza alla chiarezza morale dei religiosi proposto da alcuni maestri dell’ebraismo contemporaneo tra i quali salutiamo con fratellanza gli amici rabbini Melchior, Rosen e Schudrich, compagni storici di dialogo tra ebrei e musulmani in Europa e nel mondo” si legge.
“La concomitanza odierna con l’invito di Papa Leone XIV alla preghiera e al digiuno per il disarmo dei conflitti e per la Pace a cui ha aderito anche la Conferenza Episcopale Italiana ci fa convergere, anche come musulmani italiani, nella responsabilità di ogni ministro di culto come interprete autentico della Parola di Dio nel servire la benedizione del Principio comune di una ‘immagine divina’ per ‘praticare rettitudine e giustizia’, sostenuti dalla carità nei confronti degli afflitti e dalla chiara dissociazione nei confronti dei criminali. Oggi – continuano le guide religiose – nel nostro sermone nelle moschee d’Italia preghiamo per la sopravvivenza delle famiglie palestinesi a Gerusalemme e a Gaza e per il rilascio incondizionato degli ostaggi israeliani mentre chiediamo ai politici di disarmare i terroristi senza mai sterminare militarmente la dignità e la vita di qualsiasi popolo”.
Un appello alla chiarezza morale, alla responsabilità e a una risposta ebraica ortodossa di fronte alla crisi umanitaria di Gaza. “La crisi umanitaria che si sta consumando a Gaza – scrivono gli 80 rabbini firmatari – è una delle più gravi della storia recente. Sebbene sia iniziata con il terribile attacco terroristico di Hamas contro Israele il 7 ottobre 2023 – un atto brutale, che ha giustamente richiesto una forte risposta militare e la richiesta di rilascio degli ostaggi – ciò non esime il governo israeliano dall’assumersi la propria parte di responsabilità per le profonde sofferenze della popolazione civile di Gaza. Le azioni di Hamas hanno ripetutamente dimostrato un cinico disprezzo per la vita delle persone che sostiene di rappresentare, utilizzando i civili come scudi umani e rifiutando le proposte di cessate il fuoco. Tuttavia, la prolungata campagna militare di Israele, che ormai si avvicina ai due anni, ha devastato Gaza. Il bilancio delle vittime è in aumento con perdite di vite umane molto significative, e la limitazione degli aiuti umanitari da parte di Israele, che a volte ha completamente bloccato l’ingresso di cibo e forniture mediche, ha fatto sorgere lo spettro di una prossima carestia. Affermiamo che i peccati e i crimini di Hamas non esonerano il governo di Israele dal suo obbligo di compiere tutti gli sforzi necessari per prevenire la fame di massa”.
“Vi sono stati mesi in cui Israele ha bloccato i convogli umanitari, partendo dal presupposto errato che aumentare le sofferenze avrebbe portato alla resa di Hamas – continuano i rabbii nell’appello – Il risultato è stato invece un aggravarsi della disperazione. La giustificata rabbia nei confronti di Hamas è stata pericolosamente amplificata da alcuni estremisti fino a trasformarsi in un sospetto generalizzato nei confronti dell’intera popolazione di Gaza, compresi i bambini, bollati come futuri terroristi. Nel frattempo, a Yehuda e Shomron la violenza dei coloni estremisti ha provocato l’uccisione di civili e costretto gli abitanti dei villaggi palestinesi ad abbandonare le loro case, destabilizzando ulteriormente la regione.
In mezzo a questa devastazione, l’assenza di una chiara visione postbellica da parte del primo ministro Netanyahu ha permesso alle voci più estreme del governo israeliano, compresi i ministri della comunità sionista religiosa, di riempire il vuoto con proposte inquietanti. Fra queste vi sono anche l’esilio ‘volontario’ forzato dei palestinesi da Gaza e il sacrificio degli ostaggi israeliani rimasti, nel perseguimento di una sfuggente ‘vittoria totale’. Questo momento richiede una voce diversa, fondata sui nostri valori ebraici più profondi e informata dalla nostra traumatica storia di vittime di persecuzioni”.
“Il futuro di Israele dipende non solo dalla sua forza militare, ma anche dalla sua chiarezza morale. Facciamo sentire la nostra voce a favore della giustizia, della rettitudine e della pace per tutti i popoli, anche e soprattutto nei momenti più difficili” conclude l’appello.
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(ITALPRESS).