MERTENS È IL VERO ORO DI NAPOLI

Sono di quelli che quando un'Italiana è in Coppa si augura che vinca. Si chiami Juve o Roma. Ho tifato anche Inter e Napoli. Visto che il campionato lo ha praticamente vinto la Juve, mi ero presto adeguato alle visioni dei torinesi, mai così iattanti dopo aver acquistato Ronaldo: la Champions è più che mai vicina – mi dicevo fino a poco tempo fa; poi ho visto Atalanta-Juve e Juve-Sampdoria e adesso coltivo grossi dubbi sull'esito felice della mission. L'Europa non ci ama e sotto processo non è stavolta la manovra di Conte (Giuseppe, il premier) ma quella di Allegri. Ho già ricordato più volte (ma i sordi abbondano) che le nostre difficoltà europee derivano da un torneo "poco allenante" (Capello dixit) ed è pernicioso affrontare le avversarie di campionato – anche le più deboli – con sufficienza, come fece Sarri a Napoli e perse il Trans Europe Express. A Bergamo Allegri ha addirittura tenuto a riposo Ronaldo, chiamandolo in campo giusto in tempo per evitare la sconfitta: è un modo per avvertire l'avversario che lo stai snobbando, e l'Atalanta (ieri addirittura travolgente a Sassuolo) non è da prendere sottogamba. A Torino, ripresentata una formazione importante, alla Juve è mancata l'aggressività che nasce da ambizione e determinazione. E si è salvata per miracolo Var. Ripeto: non è un problema di campionato nel quale è impossibile reperire un avversario adeguato, visto che anche il Napoli s'è perso; e non solo per l'indegna aggressione verbale subita dal grande Koulibaly: c'è qualcosa che non quaglia da quando è tornato Milik, che fa gol preziosi – anche ieri due, e bellissimi – ma non "lega" con Insigne che, da tempo visibilmente innervosito, s'è fatto squalificare nella drammatica notte di San Siro; Mertens conferma la sua preziosa capacità di giocare con chiunque affianchi. È il vero Oro di Napoli, è il salvatore di un risultato che stava per esaltare il povero Bologna. Del quale posso dire – non senza partecipazione affettiva – che ha giocato a Napoli, contro il grande Napoli, la prima vera partita all'insegna del coraggio e del cervello. Penso che a Pippo Inzaghi, il perdente più convinto di poter diventare vincente, faranno girare l'anno dopo aver visto all'opera una squadra dignitosa. Ma è anche ora di vincere, caro, vecchio Bologna.

Un augurio a tutti i calciofili, ma in particolare agli arbitri, perché la tradizione e la ragione e la giustizia e il gioco possano far archiviare la Var, la cui inutilità, e avventatezza, finalmente rivelate in questi ultimi giorni del 2018, sono testimonianza di un fallimento. Io difendo l'arbitro.

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