Emanuele “PNRR chance per il Sud ma serviva più attenzione per cultura”

ROMA (ITALPRESS) – Maggiore attenzione al settore della Saalute e al sostegno di coloro che di piu’ hanno pagato le conseguenze della pandemia. E’ su questo doppio fronte che la Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale ha di recente intensificato la sua attivita’, mantenendo al contempo il focus sul Sud e guardando al futuro con nuovi progetti legati alla cultura e alla solidarieta’. Con un occhio al Recovery Fund: “Puo’ essere una chance per il Mezzogiorno ma serviva piu’ attenzione per arte, cultura e paesaggio”, dice in un’intervista all’Agenzia Italpress il presidente della Fondazione, Emmanuele Emanuele.

La Fondazione Terzo Pilastro ha tempestivamente reagito alla pandemia implementando il proprio intervento nei settori – ritenuti prioritari per via della crisi sanitaria ed economica in atto – della sanita’ e dell’aiuto ai meno fortunati. Puo’ illustrarci le principali misure di cui vi siete fatti promotori?

La pandemia di Covid-19, obiettivamente, ha fatto spostare in maniera rilevante l’impegno della nostra diversificata attivita’ – che, com’e’ noto e statutariamente dimostrabile, si sostanzia nell’aiuto alle categorie sociali deboli e nel sostegno alla cultura, all’istruzione, alla sanita’ e alla ricerca scientifica – facendo si’ che la nostra attenzione si focalizzasse preminentemente sul campo della salute e dell’aiuto ai meno fortunati. In quest’ultimo ambito stiamo erogando nel Meridione d’Italia (in Sicilia, Calabria e Campania), per il secondo anno consecutivo, piu’ di un milione di Euro in buoni pasto, destinati alle famiglie in difficolta’, in collaborazione con i Comuni interessati. Poi, vi e’ la preminenza dell’attivita’ svolta in campo sanitario attraverso, ad esempio, la collaborazione con l’Universita’ di Tor Vergata per gli studi sulla proteina lattoferrina, per individuarne i componenti in grado di prevenire il processo infettivo (anche da Covid-19) nei suoi stadi precoci e utilizzarli, quindi, per la messa a punto di interventi terapeutici mirati, nonche’ per la ricerca di una terapia anti-Covid a base di anticorpi monoclonali. Inoltre, e’ opportuno ricordare la collaborazione con la “Biogem” di Ariano Irpino, primario istituto di biologia e genetica molecolare, che nell’ultimo biennio ha convertito parte dell’attivita’ nella ricerca sul SARS – COV2 e lo scorso anno e’ stato uno dei primi centri autorizzati dalla Regione al processamento dei tamponi naso- faringei.

In un momento cosi’ critico dal punto di vista economico e sociale, quale puo’ essere oggi il ruolo del terzo settore e delle Fondazioni, al fine di dare al nostro Paese delle reali prospettive di sviluppo?

La pandemia non ha fatto altro che aggravare ulteriormente la crisi economica e sociale del nostro Paese, che oggi piu’ che mai puo’ vantare soltanto l’arte ed il paesaggio (ammesso che il Covid allenti la sua presa consentendo ai turisti stranieri di far ritorno in Italia) per fronteggiare il declino in cui versa in maniera temo irreversibile. Come predico da tempo, non abbiamo piu’ un’attivita’ industriale: le grandi industrie statali, che avevano reso il nostro Paese la quinta Nazione industrializzata del mondo, sono state smantellate; quelle private piu’ importanti si sono trasferite all’estero. La quasi totalita’ delle banche un tempo italiane sono oggi straniere; l’agricoltura langue, i commerci stentano a causa dell’attivita’ di colossi come Amazon.  In uno scenario siffatto, in cui lo Stato non ha i mezzi sufficienti per fronteggiare in maniera apprezzabile i bisogni primari della collettivita’, il mondo del terzo settore (che io chiamo Terzo Pilastro), sulla base del principio costituzionale della sussidiarieta’ (sancito all’art. 118), puo’ fare moltissimo. Il privato sociale, di cui fa parte la Fondazione Terzo Pilastro che mi onoro di presiedere, ha sia le risorse che gli strumenti operativi adatti per intervenire laddove lo Stato, peraltro limitato da un apparato burocratico elefantiaco e paralizzante, non riesce purtroppo piu’ a dare risposte. Per questo noi implementeremo le attivita’ che al momento sono maggiormente urgenti tra quelle sancite da Statuto: l’aiuto alle categorie sociali deboli, con l’erogazione di buoni spesa ai meno fortunati e bisognosi, e interventi nel campo sanitario e della ricerca, al fine di prevenire – per quanto possibile – il dilagare delle pandemie, ma anche fronteggiare le patologie piu’ diffuse, piuttosto che occuparsene tardivamente. Infine, dal momento che considero l’attivita’ culturale fondamentale per l’animo umano e attrattiva nei confronti del turismo che latita, continuero’ con le offerte artistico-culturali in Italia e all’estero.

Il Meridione d’Italia, e la Sicilia in particolare, stanno molto a cuore alla Fondazione, e lo avete dimostrato ampiamente con le vostre numerose iniziative, che spaziano dalla cultura, alla formazione, alla solidarieta’. Quali sono i prossimi progetti che avete in animo di realizzare nel Sud Italia?

Attualmente e’ in corso a Catanzaro, in Calabria, in una location straordinaria qual e’ il Complesso Monumentale del San Giovanni, un’importante mostra dedicata a Chagall, che io ho voluto peraltro rendere gratuita con una nostra contribuzione, pagando il costo dei biglietti, per tutte le scuole della Provincia, in maniera da facilitare la conoscenza di questo grande artista da parte dei giovanissimi. Per quanto riguarda in particolare la Sicilia, vi sono vari progetti attualmente in cantiere, tra cui un presidio medico-sanitario allo Zen di Palermo, un progetto di mandria-terapia con cavalli della razza Persana per persone affette da disturbi psichici o comportamentali nel territorio di Corleone, e, nel campo dell’istruzione, un’iniziativa di formazione, di start-up ed acceleratore d’impresa per giovani dell’area mediterranea dal titolo “MediterranEu”, da attuarsi in varie province della Regione. Infine, sempre in ambito culturale, cito l’iniziativa itinerante dal titolo “Vivere nel Sole”, ispirata al titolo del mio ultimo libro di poesie, che questa estate portera’ dal Lazio alla Sicilia (precisamente, al Teatro Greco di Taormina), passando per la Calabria e la Puglia, performances di poeti, scrittori, attori, musicisti, ospiti del mondo dello spettacolo, del teatro e della televisione, nel segno di una positiva risposta al momento drammatico che tutti i settori della cultura e dell’arte hanno vissuto in questo ultimo anno e mezzo.

Il Recovery Fund, a Suo parere, puo’ essere considerato l’ultima chance per il rilancio del Meridione? Come dovrebbe essere utilizzato?

Per cio’ che riguarda il Recovery Plan, sulla carta esso potrebbe essere una chance per il Sud Italia, dal momento che a quest’area del nostro Paese e’ destinato il 40% delle risorse, pari all’incirca a 82 miliardi di Euro, suddivisi su 7 Regioni. Tra gli obiettivi previsti nel PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per il Meridione vi sono: il miglioramento della produttivita’ delle PMI, l’implementazione dei collegamenti nelle zone rurali e nelle aree interne, il superamento dei divari territoriali, la qualita’ delle infrastrutture, l’edilizia scolastica e la lotta alla poverta’ educativa, la riorganizzazione della sanita’ e la digitalizzazione. Si tratta di obiettivi ambiziosi e sicuramente condivisibili, ma, a mio avviso, si sarebbe dovuta prestare piu’ attenzione a quelli che sono gli asset principali del Sud, ovvero l’arte, la cultura e il paesaggio. Il nostro Meridione d’Italia, infatti, e’ stato per secoli il crocevia delle piu’ grandi civilta’ che hanno popolato il Mediterraneo, ed e’ pertanto una fucina di luoghi ricchi di storia e di antiche vestigia, oltre che di borghi dal fascino incomparabile, la cui salvaguardia e fruizione andrebbero sostenute con ingenti risorse e con una politica lungimirante, affinche’ possano diventare degli strumenti efficaci per attrarre investimenti e turismo. Le mie perplessita’ circa il Recovery, poi, sono note: riusciremo in pochi anni, secondo quanto stabilito dall’Unione Europea, ad utilizzare efficacemente i fondi che ci sono stati assegnati (la gran parte dei quali dovremo restituire), quando alle spalle abbiamo decenni di inefficienza e di immobilismo burocratico che, di fatto, hanno impedito qualunque riforma di tipo strutturale, come quelle da realizzare entro il 2023? Io ho i miei seri dubbi.
(ITALPRESS).

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