Elezioni, niente spallata al Governo ma quanti sgambetti…

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Niente spallate al governo, ma quanti calci negli stinchi e quanti sgambetti! Fuor di metafora però sembra che calcio e politica non godano dello stesso potere rasserenante dei numeri: 3 a 3 nel pallone è un bel pareggio pieno di gol, nelle regionali è solo un punto di partenza per infinite interpretazioni politiche.

Qualche settimana fa ho scritto, a proposito di Coronavirus, che i numeri, oltre a una quantità, hanno anche una loro qualità. Dire dei contagi quotidiani senza dire dei tamponi, degli asintomatici, dei ricoveri in terapia intensiva, non ha senso o ha un di più di senso: il Terrore. Stavolta invece rovesciamo la visuale e affidiamoci all’oggettività della matematica contro il cosiddetto eccesso di interpretazione.

Pareggio dicevamo, ma le Marche erano del centrosinistra e nella piccola, ma esistente, Valle d’Aosta ha vinto il centrodestra, che ora governa in 15 regioni su 20. La Lega, è vero, non sfonda al sud e manca il colpo in Toscana (dove in 5 anni passa però dal 20 al 40%), ma è il primo partito italiano, Fdi cresce e Forza Italia tiene.

La tendenza c’era già nel 2018 quando la coalizione prese il 37%, oggi è quasi al 50. Certo il numero non è tutto, poi c’è il senso politico del numero medesimo. Il senso è che, dialetticamente, chi ci governa non ha la maggioranza dei numeri. Il Pd tiene e Zingaretti salva la cadrega ma il M5s si inabissa nel territorio e l’esperimento solitario di Renzi sembra non incidere.

Certo Di Maio si intesta la vittoria nel referendum, ma se si volta non trova neanche i compagni sufficienti per festeggiare. Ripetiamo, nessuna spallata al governo, ma guidare un paese in difesa con il catenaccio anni 70 e affidandosi al contropiede della magistratura, non è degno di una democrazia matura. A proposito, vediamo un po’ i numeri del referendum. E’ vero, i grillini sono stati gli unici coerenti, ma in quella vittoria ci sono il 75% degli elettori del centrodestra.

Zingaretti, che ha capito la pericolosità di un taglio netto dei parlamentari isolato nel deserto delle riforme istituzionali, chiede subito altre misure, come una nuova legge elettorale. Siccome in materia abbiamo chiesto un parere al popolo, sarebbe corretto coinvolgere le opposizioni nella stesura delle regole del gioco.

Del resto non è campata per aria l’idea che questo parlamento viva una contraddizione deontologica: è stato legittimamente eletto dai cittadini ma è stato simbolicamente disarcionato dagli stessi cittadini. Se fossi all’opposizione chiederei al capo dello Stato con forza di fare il garante della Costituzione.

Al centro della nostra Carta c’è la tutela dell’azionista minimo e massimo insieme della democrazia, ovvero l’individuo che vota. Le maggioranze formali non possono essere scisse da quella volontà, da quel gesto, da quella liturgia che per i nostri padri fondatori erano l’essenza di un mondo liberato dal fascismo.

Claudio Brachino / ITALPRESS

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