
di Raffaele Bonanni
ROMA (ITALPRESS) – La pace. Parola semplice, fragile, abusata. Tutti la invocano, pochi la costruiscono. E intanto il mondo brucia, travolto da guerre sempre più sanguinose, alimentate da armi sofisticate e da una politica cieca alla sofferenza umana. Papa Leone XIV, nell’ultima udienza generale, ha lanciato un appello che non possiamo ignorare: fermate le guerre, fermate il massacro. Ha indicato le ferite aperte del nostro tempo – l’Ucraina e il Medio Oriente – e ha tracciato una verità essenziale: senza rispetto della dignità umana e del diritto internazionale, la pace non può esistere.
Il quadro globale è desolante. L’Ucraina, invasa da anni, è ridotta a un campo di rovine. Le bombe colpiscono scuole, ospedali, infrastrutture civili. Oltre 20.000 bambini sono stati strappati alle loro famiglie e deportati. Accordi internazionali sistematicamente violati, convenzioni ignorate. E dietro l’aggressore si muovono altri Stati: Corea del Nord, Iran, Bielorussia, Cina. Forniscono armi, risorse, uomini. Complici di un dramma che si ripete ogni giorno sotto gli occhi del mondo.
Il Medio Oriente non è da meno. L’Iran dominato da un regime autocratico che sottomette e calpesta ogni diritto del proprio popolo, arma e finanzia milizie che incendiano la regione: gli Houthi in Yemen, Hezbollah in Libano, Hamas a Gaza. Israele reagisce con forza, estendendo le sue operazioni ben oltre Gaza, colpendo l’Iran stessa, regista di ogni operazione contro Israele. Il risultato? Morti, devastazioni, popoli ostaggio della violenza. Ancora una volta, il diritto internazionale calpestato, le regole comuni ignorate.
Ma ciò che rende tutto più inquietante è il ritorno di un linguaggio che pensavamo sepolto dalla storia. Si parla di annessioni, di conquiste territoriali, come se fosse naturale ridisegnare i confini con la forza.
Si evocano la Groenlandia, il Canada, l’Europa orientale come fossero prede da spartire. La logica del più forte torna a dominare, minando alla radice qualsiasi costruzione giuridica e qualsiasi convivenza ordinata tra le nazioni.
E allora domandiamoci: quale ordine può nascere dalla violenza? Quale giustizia può reggersi sul sopruso? Quale pace può fondarsi sulla paura?
La pace non si improvvisa, non si dichiara nei discorsi solenni. Si costruisce: giorno dopo giorno, con coerenza, sacrificio, rispetto delle regole comuni. Servono scelte vere, non slogan; politiche giuste, non retorica vuota. Ogni Stato ha una responsabilità che va oltre i propri confini, che riguarda il bene dell’umanità intera.
La verità è scomoda ma semplice: senza dignità e diritto, la pace resta un’illusione. E chi tace di fronte alla violazione di questi principi, chi si volta dall’altra parte, chi si limita a parole senza atti, è complice della guerra. Anche solo per omissione.
– Foto IPA Agency –
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