BOLIVIA, MORALES SI DIMETTE

“Voglio che le persone in Bolivia sappiano che non ho alcuna ragione di fuggire, devono provare che io abbia rubato qualcosa. Questo è un golpe civico”. Lo ha detto il presidente boliviano Evo Morales, nel rassegnare le sue dimissioni dalla guida del Paese dopo che nelle ultime settimane le proteste nel Paese si sono accese, i militari gli hanno chiesto un passo indietro e i suoi alleati hanno smesso di supportarlo. La stabilità è venuta meno a seguito del risultato delle elezioni dello scorso 20 ottobre, di cui Morales si è dichiarato vincitore nonostante il rapporto redatto dall’Organizzazione degli Stati d’America (OAS), nel quale sono emerse numerose irregolarità durante lo spoglio e la conta dei voti. “Sto rassegnando le dimissioni inviando una lettera all’Assemblea Legislativa”, ha detto Morales in un messaggio televisivo, dicendo che questa scelta è “obbligata come presidente indigeno e come presidente di tutti i boliviani che sono alla ricerca della pace”. A seguito delle voci delle irregolarità, le proteste nelle piazze di tutto il Paese nei confronti di Morales sono iniziate a intensificarsi.

Il generale Williams Kaliman, a capo dell’esercito boliviano, nella mattinata di domenica aveva chiesto a Morales un passo indietro, per permettere al Paese di trovare una stabilità dopo settimane di scontri, e ai boliviani di smetterla di incoraggiare disordine e violenza. Prima di rassegnare le dimissioni, Morales aveva aperto all’opzione di indire nuove elezioni. Poi l’addio, suo e del suo vice, Alvaro García. Nonostante Morales abbia confermato la sua intenzione di non lasciare il Paese, il ministro degli Esteri messicano Marcelo Ebrard ha detto che il Messico offrirà il proprio asilo politico a Morales se dovesse servire. E numerosi governi di sinistra in sud America stanno supportando la tesi del “golpe”. Al potere da 14 anni, Morales è un simbolo della sinistra sudamericana tra i più significativi del terzo millennio. Il suo addio avrà delle conseguenze in tutta la regione. Il Paese, sotto la sua amministrazione, ha vissuto uno dei periodi di crescita più importanti e il tasso di povertà si è dimezzato. Ma la sua intenzione di cercare un quarto mandato ha fatto storcere il naso a molti, anche tra la comunità indigena. E la vittoria nei confronti dell’avversario moderato, Carlos Mesa, ha riscosso subito molte perplessità, per via delle irregolarità poi confermare dal rapporto OAS.

“Oggi abbiamo vinto una battaglia”, ha commentato Luis Fernando Camacho, leader della città di Santa Cruz, tra i simboli dell’opposizione di protesta. Non solo Morales. Dopo la pubblicazione del rapporto OAS che aveva mostrato i segni delle irregolarità, hanno rassegnato le dimissioni tutti i suoi principali alleati. Dal ministro delle Miniere Cesar Navarro al Presidente della Camera dei Deputati Victor Borda. A richiederne le dimissioni era stato anche il leader del Centro dei lavoratori Boliviani, una sigla sindacale molto potente in Bolivia, Juan Carlo Huarachi. Ora, in assenza di presidente e vicepresidente e a seguito delle dimissioni della presidente del Senato Adriana Salvatierra, si attende di sapere quale sia la personalità che traghetterà il Paese a nuove elezioni. (ITALPRESS).

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