di Raffaele Bonanni
ROMA (ITALPRESS) – Il premio Nobel per la Pace del 2025 reca il nome di Maria Corina Machado, la donna che ha scelto di affrontare, senza infingimenti né protezioni, la tirannide di Nicolás Maduro. Non è soltanto un riconoscimento a una figura eroica: è un atto di risarcimento morale, un sussulto di coscienza collettiva, un segnale che un’istituzione simbolo della libertà lancia verso un mondo troppo incline a tollerare l’intollerabile. “Una coraggiosa e impegnata paladina della pace, una donna che mantiene viva la fiamma della democrazia in mezzo a un’oscurità crescente”, Fondazione Nobel. Sono parole che suonano come un verdetto. Non soltanto un encomio, ma un giudizio sul tempo presente, in cui la diplomazia si rifugia nel silenzio e la prudenza diventa spesso sinonimo di viltà. In un Venezuela sfibrato dalla fame, dall’oscurità e dalla paura, Machado ha scelto la via più pericolosa: restare. Restare per parlare, per organizzare, per mantenere in vita l’idea di libertà.
Quando nel 2024 Edmundo Urrutia Gonzales, candidato dell’opposizione, vinse nettamente le elezioni e Maduro ne rovesciò i risultati manu militari, la repressione fu immediata: Urrutia costretto alla fuga, Machado minacciata, sorvegliata, ma mai piegata. Da quella sconfitta è nata la sua battaglia più alta – quella per la dignità. Il riconoscimento alla leader venezuelana non illumina soltanto la sua figura, ma mette a nudo l’ipocrisia di un sistema internazionale che ha lasciato un intero popolo precipitare nell’abisso. Le autocrazie, sempre più coordinate, si sostengono reciprocamente: deformano l’informazione, finanziano la propaganda, iniettano sfiducia nelle democrazie, sfruttando proprio le libertà che disprezzano. Le guerre contemporanee si combattono con i troll, con i blackout digitali, con la manipolazione della paura. Il Nobel a Machado è un atto controcorrente, un’affermazione etica in tempi di compromesso.
È l’omaggio a una donna che rifiuta la violenza pur essendone vittima, e a un popolo che continua a manifestare pacificamente, conoscendo il prezzo della sua ostinazione. È anche un messaggio implicito ma limpido: la pace autentica nasce solo dalla libertà, mai dalla convivenza codarda con la tirannia. Mentre le grandi potenze calcolano i propri equilibri e l’ONU affonda nella propria impotenza, dal Venezuela arriva un monito: la libertà non è negoziabile. Il premio a Machado restituisce alla parola pace il suo peso originario e ridona voce a milioni di venezuelani dimenticati dal mondo. Ma non basta celebrare. Occorre coerenza. Occorre che le democrazie abbandonino l’atteggiamento servile verso i ricatti energetici e i mercati corrotti del potere autoritario. Premiare Machado significa scegliere un fronte – quello della verità, della dignità, dell’essere umano libero.
“La verità vi farà liberi”, ricorda il Vangelo. Ma la verità libera solo se qualcuno trova la forza di pronunciarla. Maria Corina Machado lo ha fatto, con voce ferma, in un Paese muto di terrore. Oggi il mondo, almeno per un giorno, le dà ragione. Domani, spetterà a noi dimostrare di meritarla davvero, quella libertà che altri stanno pagando con la vita.
– foto IPA Agency –
(ITALPRESS).








