Vaia, due anni fa la tempesta perfetta. Il punto sulla ricostruzione in Veneto

Gli alberi abbattuti dalla furia del vento

Nella notte tra domenica 28 e lunedì 29 ottobre 2018, l’intera Penisola viene flagellata da una ondata di maltempo. Venti fortissimi e piogge alluvionali martellarono soprattutto l’arco alpino, provocando danni quantificati in quasi 3 miliardi di euro. Resta indelebile l’immagine di milioni di alberi, soprattutto abeti rossi delle valli alpine di Lombardia, Veneto, Trentino e Friuli Venezia Giulia, spezzati come grissini e sdraiati in terra come in una gigantesca partita di Shanghai.

In Veneto la terribile ondata di maltempo, colpi’ particolarmente le aree montane, creando distruzione e paura. Da allora “Vaia” e’ simbolo di devastazione a causa di elementi meteorologici eccezionali, incontrollabili. Due anni dopo, per la ricostruzione avviata sin dalle prime ore dagli stessi abitanti delle zone colpite con le proprie forze e i propri mezzi, è tempo di bilanci. Nel Veneto, l’anniversario della “tempesta pefetta” è stata l’occasione per fare il punto sugli interventi messi in atto e sulla situazione attuale. Come ha rilevato il presidente della Regione, Luca Zaia, commissario delegato dello Stato per gli interventi urgenti, “dalla distruzione di quei giorni sono stati fatti passi avanti enormi, grazie al lavoro di una squadra di tecnici preparati e tenaci e al grande cuore di tutta la popolazione colpita che subito dopo, mentre piangeva, gia’ impugnava una pala per ripartire”.

I risultati stanno nei numeri: ad oggi sono stati assegnati e totalmente impegnati circa 682 milioni di euro, con 931 cantieri ultimati o in corso per l’annualita’ 2019, e con altri 480 cantieri per l’annualita’ 2020, pari a 240,5 milioni di importo. “La gravita’ della tragedia – ha ricordato Zaia – richiedeva una risposta all’altezza, che c’e’ stata fin dalle prime ore con i primi interventi emergenziali per 15 milioni di euro e poi con un immenso lavoro di progettazione, di assegnazione delle opere, di realizzazione dei cantieri. Pancia a terra e lavorare era il nostro motto il primo giorno, e tale e’ rimasto, basti pensare che, dei 931 cantieri a valere sul 2019, 467 sono gia’ ultimati e 426 con i lavori in corso. Per il 2020 abbiamo stipulato 464 nuovi contratti per un importo di circa 240 milioni e ci sono gia’ 7 lavori ultimati per 303 mila euro e 9 lavori in corso per 885 mila euro”.

Interventi che fortunatamente non sono stati messi “in quarantena” dal Covid. “La grave emergenza – ha detto Zaia – non ci ha fermato. Si continua a fare tutto cio’ che e’ necessario, ad aprire cantieri e utilizzare fondi. Cosi’ sara’ fino a che le nostre montagne non torneranno a splendere come prima, per quanto possibile perche’ purtroppo i milioni di alberi abbattuti non li possiamo far ricrescere con la bacchetta magica ne’, come d’incanto, farli sparire tutti dal terreno”. Tra i nodi da sciogliere, quello dell’immensa quantità di legname a terra dopo la caduta degli alberi. Circa l’85% del maateriale e’ stato venduto, e di questo il 50% è stato portato via fisicamente. Ma la strada è lunga. Si stima che ci sarà bisogno di almeno 50 milioni di spesa per recuperare il legname, che non ha mercato e non e’ vendibile senza costi. Sul fronte dei fondi, lo scorso 29 settembre sono stati imputati con Ordinanza Commissariale i 68 milioni di euro del Fondo di Solidarieta’ assegnato dall’Unione europea.

I cantieri gia’ realizzati ed in corso di verifica e rendicontazione sono 118. Ad oggi sono stati liquidati 6 milioni di euro nel 2018, 65 milioni di euro nel 2019 e 89 milioni di euro nel 2020, per un totale complessivo 160 milioni di euro, un aiuto all’economia dell’intera regione tenuto conto che il liquidato e’ solo una parte delle opere gia’ realizzate ed in corso di contabilizzazione. “Tra i molti interventi finanziati ed avviati – ha sottolineato Zaia – vanno evidenziate le opere di ripristino e messa in sicurezza delle sorgenti degli acquedotti, cui sono stati assegnati 5 milioni di euro e che abbiamo denominato ‘Operazione Sorgenti Sicure’. Si tratta di una grande operazione di ammodernamento delle opere acquedottistiche del bellunese, per aumentare la resilienza delle sorgenti, in caso si verifichino condizioni simili a quelle che si sono create in occasione di Vaia. Sono stati coinvolti i soggetti gestori del sistema idrico integrato dell’intera regione”.

Tra i simboli della devastazione i meravigliosi Serrai di Sottoguda nel Comune di Rocca Pietore nel bellunese. Per rendere nuovamente fruibile, nel rispetto delle peculiarita’ dell’area patrimonio dell’Unesco, l’intera valle, sono stati avviati lavori per 9,1 milioni di euro, che comprendono anche il rifacimento e la messa in sicurezza di tutti i sottoservizi (acquedotto, reti elettriche, fognature) con l’obiettivo di rendere la zona sicura nel caso “Vaia” decidesse di fare nuovamente irruzione nelle valli delle Dolomiti.

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