Uccide ex e si suicida, Gip Catania “Collega non ha colpe su scarcerazione”

CATANIA (ITALPRESS) – Continuano le indagini dei carabinieri del Comando provinciale di Catania dopo l’omicidio di Vanessa Zappalà, 26 anni, uccisa dall’ex fidanzato mentre era a passeggio con amici sul lungomare di Acitrezza, nel Catanese e dopo il suicidio del’autore del folle gesto Antonino Sciuto, 38 anni, trovato impiccato in un casolare di contrada Trigona, a Trecastagni. Il corpo senza vita dell’uomo è stato restituito ai familiari. Il nulla osta è arrivato dalla Procura di Catania dopo che il medico legale ha concluso l’ispezione cadaverica ed eseguito lo stub sull’uomo alla ricerca di presenze di polvere da sparo sul corpo e in particolare sulle mani. Disposta l’autopsia sul cadavere della ragazza. L’omicida ha esploso contro la vittima sette colpi di pistola calibro 7,65 (illegalmente detenuta, ndr) arma che gli investigatori stanno cercando. Sul fronte delle indagini resta anche da ricostruire come Sciuto fosse a conoscenza degli spostamenti della vittima tanto che a colpo sicuro l’ha raggiunta, in pena notte, sul Lungomare di Acitrezza. Per questo sarà approfondito il contenuto del telefono cellulare della ragazza. Da quanto emerge, Sciuto per anni ha lavorato per una società che si occupava di telefonia e potrebbe avere utilizzato la sua esperienza per sapere sempre dove la sua ex si trovasse. Oppure, più semplicemente, la pedinava costantemente come testimoniato anche da familiari e amici. A Trecastagni, dove viveva e lavorava Vanessa, il giorno dei funerali sarà lutto cittadino: bandiere listate a lutto e attività estive sospese per una settimana. Lo ha annunciato il sindaco Giuseppe Messina. In programma anche una fiaccolata e in suo ricordo, in paese, sarà apposta una targa. Intanto, i presidente dell’ufficio del Gip di Catania, Nunzio Sarpietro, è intervenuto sulle polemiche legate alla scarcerazione di Antonio Sciuto.  La vittima, in passato, lo aveva denunciato per stalking. Per quel reato la Procura di Catania aveva chiesto e ottenuto dal Gip che fosse messo agli arresti domiciliari. Attualmente era sottoposto al divieto di avvicinamento. Che domenica notte non ha rispettato. “Non mi sento di contestare alcuna colpa al collega – ha detto Sarpietro – ha agito secondo legge: nel fascicolo c’erano anche elementi contrastanti di cui ha tenuto conto, come un primo riavvicinamento tra i due. E anche se lui fosse stato agli arresti domiciliari sarebbe potuto evadere e commettere lo stesso il delitto”. Per Sarpietro: “E’ difficile controllare tutti gli stalker, noi emettiamo come ufficio 5-6 ordinanze restrittive a settimana ed è complicato disporre la carcerazione perché occorrono elementi gravi e, comunque, non si può fare fronte ai fatti imponderabili”. Secondo il giudice l’ipotesi è: “Un braccialetto elettronico ‘out’ per l’indagato che segnali la sua presenza e, contemporaneamente, un dispositivo per la vittima che emetta segnali acustici e luminosi quando lo stalker viola la distanza impostagli dal provvedimento di non avvicinamento”. (ITALPRESS).

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