TRA CAMBIAMENTI E PARADOSSI, L’ARBITRO DEL FUTURO

Il calcio che cambia ha negli arbitri delle figure discusse, deboli e forse anche obsolete, per alcuni. Veder mutare continuamente l’interpretazione della regole e l’assistere all’erosione graduale, ma costante, del potere dell’arbitro, non fa escludere un cambiamento epocale, nel futuro. Con tutte le novità che favoriscono la tecnologia, ci troveremo con arbitri-robot in campo? Ovviamente la nostra è una ipotesi paradossale, ma in questo mondo così volubile e aggredito continuamente dagli interessi di parte, nulla ci sembra impossibile. E’ un paradosso, anche perchè senza un regolatore del gioco non si può giocare. Ai tempi di Concetto Lo Bello, l’arbitro era signore e donno e nessuno osava fiatare davanti alle sue decisioni, anche discutibili. Venne coniato per lui un vocabolario apposito: “dittatore”, “tiranno di Siracusa”, ecc. e pochi osavano opporsi alle sue sentenze (allora) inappellabili. Ve lo immaginate il decisionista Lo Bello nell’epoca del Var? Cosa sarebbe successo? Ma ci sono stati tanti arbitri nella storia del calcio italiano e internazionale (Casarin, Collina ecc.) che si sono imposti per la loro autorevolezza e senza Var.
Si è detto che oggi gli allenatori adottano la strategia della protesta, ma non è una novità in assoluto. Nereo Rocco a chi gli chiedeva della sua tattica, nei confronti dei direttori di gara, parlava sornione della “tattica del lamento”. Con Lo Bello furono scintille e non si amarono, anche se fecero pace in occasione del matrimonio di un collega, Alfio Caruso. Oggi Mourinho, a torto o ragione, si comporta in maniera molto aggressiva e sono arrivate dure sanzioni per le le proteste contro Taylor. Il designatore Rocchi sta cercando di arginare questa incomunicabilità, immettendo facce nuove, cercando di scoraggiare la filosofia dei “rigorini”, e di rivalutare la figura degli arbitri, elisa da proteste e sceneggiate. Il grande stratega del calcio Arsene Wenger, studioso del problema, vuol riportare il fuorigioco allo spirito originario: tutto il corpo dell’attaccante dovrebbe essere oltre oltre il difendente, cosa verificabile con la tecnologia. Insomma, nessun offside per la punta del naso di un attaccante. Su input dell’Ifab ci saranno recuperi più lunghi, come ai Mondiali del Qatar. I giocatori (forse) non perderanno più tempo.
Se ci sono sempre novità che implicano l’uso delle macchine è chiaro che, sotto sotto, della capacità dell’uomo-arbitro ci si fidi poco: qualcuno lo vede addirittura come nemico e si cerca di influire sulle sue scelte con atteggiamenti condizionanti. Lo stesso meccanismo delle promozioni, dei pensionamenti, a volta è mosso dal tentativo di accontentare i padroni del vapore, checchè se ne dica. Le prebende sostanziose che i fischietti percepiscono inducono spesso a critiche urticanti verso chi sbaglia, anche in buona fede. Si vogliono arbitri infallibili perchè “pagati”. E quasi nessuno può permettersi di tornare indietro perchè ormai è professionista del fischietto, è impegnato costantemente con allenamenti, presenze. Quindi tende ad assecondare l’onda. La stessa introduzione del Var, un aiutino non da poco, ha finito per rendere un pò sbiadita la figura del direttore di gara, pronto a chiedere lumi anche in casi evidenti. Quasi nessuno fiata e sono nate altre figure professionali: addetti al Var, ecc. Insomma, siamo in un mondo di gente che si gioca i miliardi, anche teorici e non suoi, e i direttori di gara sono più criticati dei giocatori che si mangiano i gol a porta vuota e dei portieri che si fanno sfuggire la palla di mano.
In più c’è la malizia dell’ambiente che cerca di ingannare gli arbitri in campo, ma anche fuori con i condizionamenti psicologici. Si comincia a scavare sul passato di un direttore di gara, sin dal momento della designazione, rendendo la sua vita difficile prima ancora di scendere in campo. Non ci meraviglieremmo, se in tempi di “intelligenze artificiali” qualche bello spirito saltasse fuori proponendola anche nel calcio. Se c’è il fuorigioco semiautomatico, se c’è il Var, se c’è l’orologio che dice se una palla è entrata o no, se le macchine possono decidere al posto degli uomini, perchè non affidare la direzione delle partite a un robot? In fondo agli albori del football, in Inghilterra, l’arbitro non c’era e i capitani si mettevano d’accordo fra loro, in caso di dubbio. Poi arrivò il referee con la campanella, successivamente quello col fischietto, i guardalinee, il quarto uomo, ora la stanza dei bottoni del VAR a centinaia di chilometri, ecc. Si è parlato di “tempo effettivo”, ora di recuperi più lunghi.
Le stesse regole introdotte nel tempo, hanno cercato di favorire un maggior numero di gol per l’espansione del calcio in mondi diversi: gli americani non amano il “soccer” perchè c’è il pareggio che nei loro sport non esiste, come non viene sopportato lo 0-0. Qualcuno deve vincere e i gol devono essere parecchi, per appassionare la gente. I giovani cominciano a disertare il calcio perchè troppo lento nel suo svolgimento: si vogliono emozioni forti e veloci. Poveri arbitri: troppe critiche, troppe moviole, troppe proteste. E indietro non si torna.
(ITALPRESS).

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