Tardelli “Una ripresa piena di dubbi, troppi litigi”

“Chi ama il calcio è contento, ma è una ripresa piena di dubbi: dall’applicazione del protocollo, al destino della Serie B e della C, di cui quasi non si parla. Riusciranno ad applicarlo? Sarà sicuro per loro come per i giocatori di A? Siamo sotto lo stellone della fortuna: speriamo ci protegga”. A rivelare un po’ di scetticismo sulla ripresa del campionato è Marco Tardelli, ex centrocampista della Juventus e della Nazionale, candidato alla presidenza dell’Aic. “E’ troppo poco affidarsi alla fortuna? Non solo a quella, ovviamente: qualcosa si è fatto per la sicurezza e la salute dei calciatori, ma non basta per avere certezze – spiega a ‘La Gazzetta dello Sport’ il 65enne ex allenatore della Nazionale under 21 e dell’Inter, campione del mondo a Spagna 1982 – Per fare di più servirebbe il vaccino. Diciamo che si sta facendo tutto il possibile perché i giocatori siano costantemente controllati, protetti, in sicurezza”. In tanti pensano che si faccia più per i calciatori che per la gente comune: “Ci sono distonie, ma questa non è colpa dei calciatori: per ricominciare a giocare bisogna fare il più possibile. Purtroppo da quarant’anni c’è un sistema che considera i calciatori come ricchi e viziati e in tutta questa emergenza mi sembra siano stati lasciati un po’ soli. Sono state fatte delle lotte, ma non quelle giuste: in campo ci vanno loro, sono loro quelli che rischiano. E vogliamo parlare di chi ha il contratto in scadenza a giugno e ora deve rincorrere accordi individuali per giocare? Si è parlato molto meno di questo che degli orari delle partite”. Si è litigato troppo per riprendere il prima (e il meglio) possibile: “Sì, molto. Ed è passato molto tempo: sembrava che il traguardo fosse sempre dietro l’angolo e invece non si arrivava mai. Ognuno ha cercato di coltivare il proprio orticello e alla gente questo ha dato molto fastidio: tanti tifosi non avrebbero voluto ricominciare”. Il presidente della Figc Gravina ha parlato di mecenati e cialtroni: “Parole molto dure. A chi si riferiva esattamente bisogna chiederlo a lui, di sicuro sull’argomento ripresa il calcio non ha dato dimostrazione di compattezza. Se i calciatori volevano riprendere? Alcuni sì e altri no, anche fra loro poca armonia e un po’ di confusione. Quelli di Serie A sono andati per conto loro, alcuni capitani spingevano per non giocare, altri invece non volevano farsi toccare lo stipendio. Sui tagli non c’è stato un accordo collettivo, si è lasciato che ogni club decidesse per i suoi tesserati: credo che l’Aic dovesse puntare a un’intesa che stabilisse tutele uguali per tutti”. Da eventuale presidente dell’Aic, assicura Tardelli, “avrei cercato di aiutare tutti, soprattutto la base, cercando risorse interne al mondo del calcio. Non ricorrendo alla cassa integrazione che forse arriverà a luglio. Forse”. Tornando al campionato, giocare 12 o 13 partite in 40 giorni sembra troppo: “Siamo in emergenza, si deve fare un sacrificio. Dieci partite su 124 di pomeriggio? Non è un dramma: a che ora si va in campo negli altri campionati? E solitamente ai Mondiali o agli Europei? Usa ‘94 allora non si doveva proprio giocare?”. Sulla novità delle cinque sostituzioni: “In assoluto troppe, ma sono giuste adesso: va dato atto che i giocatori possono trovarsi in difficoltà fisica. Leggiamola così: possono sottolineare la valenza degli allenatori. Se il campionato non dovesse finire? La soluzione più naturale mi sembra considerare una classifica in base alle partite giocate sul campo: è lui che decide. L’algoritmo? E’ l’ipotesi che mi ha divertito di più, ma mi è sembrato più che altro un annuncio ad effetto, un po’ la ricerca di un colpo a sorpresa. Non mi convince, come i play off e i play out – conclude Tardelli – ma alla fine se ne può anche discutere”.
(ITALPRESS).

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