Su Rai1 il medical drama “Fino all’ultimo battito”

Cosa saremmo disposti a fare per amore di un figlio? Fino a dove saremmo disposti a spingerci? E il bene e il male sono davvero così nettamente separati? Sono le domande che non potrà non porsi chi guarderà “Fino all’ultimo battito”, da giovedì 23 settembre in prima serata su Rai1, la nuova serie prodotto dalla Eliseo Multimedia di Luca Barbareschi e da Rai Fiction. Protagonista delle sei puntate è Diego Mancini (Marco Bocci), irreprensibile cardiochirurgo di successo all’ospedale di Bari e basterebbe notare che la serie in un primo momento era stata intitolata “Il medico della mala” per intuire di cosa si parla. Sì perché Mancini – bella carriera, bella casa e bella famiglia (la compagna Elena è interpretata da Violante Placido, la suocera ha il volto di Loretta Goggi) – improvvisamente si trova a fare i conti con il peggioramento della salute del figlio di sette anni e con la necessità di sottoporlo a un trapianto di cuore. Ma di cuori disponibili, si sa, ce ne sono pochi e certe scelte, come quella che fa Mancini, rischiano di essere pagate a caro prezzo. Ritrovandosi, ad esempio, ricattato e minacciato dalla malavita. Insomma, sulla carta, gli ingredienti per piacere al pubblico ci sono tutti: c’è il medical, che tanto funziona persino in tempi di pandemia, c’è il melò e ci sono il crime e quel pizzico di commedia che non guasta mai. “Ho subito immediatamente il fascino di questo personaggio e, per questo, sono tornato a fare una serie lunga come non facevo da tempo perché, avendo due bambini, avevo fatto scelte più familiari – dice Bocci – Forse, nei panni di Mancini, avrei fatto la sua stessa scelta anche perché i miei figli hanno l’età del suo. Anche se poi sono tanti i momenti in cui decisioni come queste vengono messe in discussione Certo, è un personaggio che mi ha messo più in contatto con me stesso, ho vissuto quel dubbio e quella paura che viveva lui”. Nei panni dell’illustre primario, l’attore ha anche finito per appassionarsi alla medicina: “Abbiamo avuto sul set uno staff completo di sala operatoria che mi ha spiegato come si fanno gli interventi, come vedere se ci sono emorragie e come fare un trapianto”. La responsabilità di interpretare un medico, personaggio quasi eroico ai tempi del Covid-19, invece non l’ha sentita: “Quella che ho sentito, e forte, è stata la responsabilità di arrivare alla fine delle riprese. Siamo stati sul set 22 settimane in piena pandemia, 21 della quali in zona rossa, con il terrore, i protocolli, tutti chiusi in albergo. A volte ci guardavamo pensando di non farcela”. La clausura forzata ha, invece, avuto un effetto positivo su Violante Placido: “Ho dei ricordi forti di quelle settimane. Tutti nello stesso posto, mangiare insieme, stare insieme sul set e fuori ci ha fatto sentire meno soli mentre la gente era chiusa in casa senza poter vedere nessuno. Ci sentivamo fortunati ad essere lì e poter lavorare”. Per Placido, il personaggio di Elena “è quello che mi ha impegnato di più emotivamente. È una donna generosa, che sogna l’armonia e crede nella famiglia ed è dura quando la vita la prende a schiaffi ma sarà l’occasione per mostrare una nuova forza e dimostrare a chi le sta vicino quanto sia forte. Il suo è un percorso doloroso in cui le richiesto un coraggio che non pensa di avere. Solo alla fine capirà che non ha tanto bisogno di essere protetta ma è uno degli elementi che può contribuire a tenere unita la sua famiglia”. Una famiglia in cui ha un ruolo importante anche Margherita (Loretta Goggi), la madre di Elena: “Lei è la classica mamma che dice sempre ‘Te l’avevo detto’. Insomma non proprio il massimo per una figlia che ha commesso un errore da giovanissima ma che ora le dà tante soddisfazioni perché sta con un cardiochirurgo di fama. Su di lei, però, possono contare tutti, figlia, genero e nipoti”, dice Goggi che rivela sorridendo: “Ho imparato il pugliese talmente bene che mi sono dovuta doppiare perché non si capiva quello che avevo detto”. E, poi, c’è Rosa che ha un suocero boss da tirar fuori dal carcere a qualunque costo e il volto di Bianca Guaccero: “Faccio parte della tempesta che va a sconvolgere la vita di Diego ed Elena – dice l’attrice – Rosa è un personaggio molto ambiguo, a cavallo tra il bene e il male, che lotta per il bene di suo figlio e non esita a usare anche la bellezza e il suo corpo”. Il boss in questione, Cosimo Patruno, è interpretato da Fortunato Cerlino, non nuovo a questo genere di ruoli: “Per un attore viaggiare in queste stanze infernali è un’opportunità enorme. Qui raccontiamo senza veli le conseguenze di quando ci si avvicina a un mondo di questo tipo”. Diversamente dal solito, parlando di criminalità organizzata, non ci si riferisce a mafia, camorra e ‘ndrangheta. A spiegarne il motivo è lo sceneggiatore Andrea Valagussa: “Abbiamo scelto la Puglia perché volevamo uscire dalle mafie più conosciute e raccontarne una un po’ diversa. La Sacra Corona Unita è l’unica ad avere una data di fondazione e, forse, anche una di morte perché ci sono stati due maxiprocessi. Ci siamo ispirati a quelle storie e abbiamo studiato molto perché il punto di partenza è sempre la verità delle storie e dei personaggi”. La regia di “Fino all’ultimo battito” è di Cinzia TH Torrini: “Mi è sembrata subito una storia nuova e sfidante. Il protagonista è un eroe che cade in un vortice infernale dopo avere fatto una cosa contraria all’etica del suo lavoro. Bisognava portare lo spettatore a chiedersi cosa avrebbe fatto se fosse stato nei suoi panni”. La serie, come dicevamo, è girata in Puglia e ambientata a Bari: “Ma l’ospedale, in realtà, è quello di Lecce perché aveva un reparto nuovo di zecca” puntualizza Barbareschi che, con l’occasione, invita il Governo “a dare più fondi a Rai Fiction perché la narrazione italiana può passare solo attraverso la Rai”. Le prime due puntate di “Fino all’ultimo battito” sono già disponibili in anteprima su RaiPlay.
(ITALPRESS).

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