Smart working, la ricerca di Fiera Milano Media

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ROMA (ITALPRESS/TraMe&Tech) – Le aziende italiane sempre piu’ convinte per un futuro anche di smart working, ma serve credere e investire di piu’ in innovazione e nuove tecnologie. Questo e’ il risultato di una ricerca realizzata da Fiera Milano Media-Business International e presentata all’interno dell’evento Business Leaders. Quella che si affaccia all’era post-covid19 e’ un’Italia che cambia, ma che per abbracciare davvero la trasformazione digitale in atto ha ancora tanta strada da fare. Lo smart working infatti rimane ormai un caposaldo delle strategie di business anche per il futuro. Anche se l’impresa del nostro Paese sembra rimanere molto piu’ propensa all’outsourcing. Anziche’ all’investimento di risorse per lo sviluppo e l’innovazione, l’automazione e la robotizzazione della propria attivita’. Questa e’ la fotografia che emerge dai dati raccolti nel report “Business Leaders Survey”, realizzato da Business International-Fiera Milano Media. La ricerca, realizzata tra il mese di aprile e il mese di maggio 2021 e’ stata realizzata su un campione di oltre 200 manager attivi in alcune delle piu’ importanti societa’ di medie e grandi dimensioni operanti in Italia. E ha mostrato qual e’ il sentimento e quali sono le prospettive secondo i direttori finance, HR, procurement, sales, marketing e del risk management del nostro Paese.
Secondo il 40% di chi ha risposto lo smart Working e’ stata la principale misura di contrasto adottata contro gli impatti del Covid-19. E su cui un ulteriore 25% degli intervistati ha dichiarato di voler puntare nei prossimi mesi: Con un totale del 48% del campione considerato che ha ammesso di volerlo mantenere stabilmente come modello lavorativo anche per il futuro.
Ovviamente la cassa integrazione straordinaria ha avuto un ruolo importante nel superamento delle difficolta’, come conferma anche il 17.5% degli intervistati.

Quello che pero’ stona e’ il fatto che sebbene solo il 5.5% delle aziende ha bloccato gli investimenti, nel 10% dei casi le societa’ abbiano preferito esternalizzare l’ottimizzazione dei propri processi operativi. Piuttosto che provare a puntare sull’innovazione, l’automazione e la robotizzazione dei propri servizi, su cui si e’ impegnato solo l’1% dei rispondenti.
Il 6% degli intervistati ha dichiarato che la sua societa’ ha cambiato il proprio modello di business per fronteggiare le criticita’ proposte dalla pandemia. Nei prossimi mesi invece piu’ del doppio delle realta’ (13%) prevede questo intervento. Mentre gli intervistati che dichiarano di voler implementare soluzioni di robotizzazione e automazione salgono all’8.5% (+850%). Al netto di questi positivi tassi di aumento, pero’, e’ evidente come questi valori siano ancora pressoche’ irrisori per consentire una reale ondata di cambiamento. Nel 24% dei casi aziendali rilevati continuera’ a focalizzare la propria attenzione sull’outsourcing anche nei prossimi mesi.
Quasi un manager su quattro (23.7%) in Italia pensa che anche per il futuro la resilienza, la flessibilita’ e la tolleranza allo stress saranno qualita’ cruciali per il successo. Ponendo invece la creativita’, l’originalita’ e l’iniziativa al secondo posto (16.3%). Una scelta, questa, sicuramente dettata da quella sensazione di grande incertezza che le aziende continuano a vivere anche in Italia.
L’attenzione infatti e’ ancora su distanziamento sociale e necessaria riorganizzazione delle attivita’. E fa porre l’attenzione in terza posizione su Team work e il time management (10%). Seguiti poi a pari merito da formazione e apprendimento continuo (9%) e Critical thinking e predictive analytics (9%). Mentre, piu’ giu’ in classica troviamo proprio quelle competenze tecniche che le aziende faticano a trovare sul nostro mercato.
Come la data analysis e l’innovazione (8.7%), technology use/design, computational thinking & programming (2.7%). L’ultimo aspetto inoltre, rilevato dalla ricerca sullo smart working, e’ il fatto che skill come la leadership e la social influence (8%), il problem solving (7.6%) e l’Intelligenza emotiva (4.8%) risultino in fondo alle competenze desiderate dai C-level per affrontare i prossimi mesi.
(ITALPRESS).

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