Sicilia in zona rossa, Musumeci “siamo in guerra”

CATANIA (ITALPRESS) – Il Presidente della Regione, Nello Musumeci, lo ricorda ai “colleghi” della stampa “siamo in guerra e ognuno è convinto che i desideri diventino diritti: l’unico desiderio che diventa diritto è evitare che la gente muoia”. “Ci troviamo di fronte ad un dato di contagi preoccupante o ci rendiamo conto di questo o abbiamo perso di vista il senso della ragioni e della solidarietà, ed è giusto il richiamo alla responsabilità specie da chi ha ruoli istituzionali – spiega -. Non si può continuare a fare dichiarazioni strampalate da parte di chi rappresenta le istituzioni. Serve collaborazione, confronto e un pizzico di umilità”.
Nel corso di una conferenza stampa, a Catania, Nello Musumeci, accompagnato dal vicepresidente e assessore all’Economia, Gaetano Armao; dall’assessore alla Salute e da quello all’Istruzione, Ruggero Razza e Roberto Lagalla, tira dritto e difende la sua ultima ordinanza che relega per due settimana la Sicilia in zona rossa. Una decisione presa dopo un “attento esame con gli assessori Razza e Lagalla dei parametri del contagio”.
Preoccupa l’impennata dei contagi dovuta alle vacanze di Natale e da qui la decisione di una settimana di arancione rafforzato (quella che si conclude oggi) e le due di zona rossa. “Decisione sofferta e a lungo meditata, non è dettata da spinte emotive”, evidenzia il governatore, incontrando i giornalisti nella sede della Regione di Catania.
“Anche il ministro della Salute, Roberto Speranza – aggiunge – si è reso conto che dichiarare la Sicilia zona rossa rappresentava l’unico possibile rimedio”. Cosa accadrà tra due settimane? “Faremo i conti e vedremo quali saranno i risultati – risponde -. Se non dovessero essere soddisfacenti prorogheremo la zona rossa”. “Se si usa ancora aspirina invece di usare il bisturi io credo che a marzo, aprile tutta Italia aprirà e noi saremmo costretti a stare ancora chiusi”, aggiunge ancora Musumeci spiegando la propria posizione. Tra due settimane, dunque, ci sarà un quadro più chiaro. E potrebbe esserci anche un ulteriore inasprimento con la chiusura delle scuole elementari e della prima classe di secondaria inferiore, al momento aperte così come prevede il Dpcm nazionale. Una scelta questa che crea confusione tra le famiglie siciliane. La scorsa settimana (in arancione) le scuole sono rimaste chiuse, la prossima (in rosso) saranno aperte.
A spiegare le regole e, il motivo della decisione, ci pensa l’assessore all’Istruzione e alla formazione professionale, Roberto Lagalla. “Registriamo una piena coerenza tra l’ordinanza regionale numero 5 e il dpcm del 15 gennaio – sottolinea -, la chiusura della scorsa settimana è stata fondamentale non tanto perchè si fosse impreparati ad un rientro a scuola ma perchè questa settimana è stata quella che coincideva con il momento di ricaduta più intensa di possibili contagi maturati in periodo natalizio. E’ stata una indicazione di cautela suggerita e avvalorata dal governo e dalla task force regionale e dal Cts il quale ci segnalava il balzo in avanti dell’indice Rt”.
Lagalla fornisce i primi dati relativi ai tamponi, sul personale docente e sugli alunni, realizzati fino ad ora (su base volontaria) nei drive in allestiti in Sicilia. Su 14.385 campioni, infatti, solo 48 sono stati quelli positivi per una percentuale dello 0,33%. Dati simili a quelli in mano agli uffici della Regione e relativi all’ultima settimana di scuola di dicembre.
“Abbiamo 15 giorni per verificare che cosa potrà succedere anche per i restanti ordini e gradi e presso quanti rientreranno a scuola – spiega Lagalla -, la Sicilia sarebbe pronta a potere riammettere a scuola il 50% delle scuole superiori. Perchè il Governo della Regione attraverso l’assessorato dei Trasporti ha disposto il piano trasporti che era già disponibile a partire dall’8 gennaio”.
Quello che sembra preoccupare il governo, invece, sono le notizie che vengono da Pfizer circa un possibile rallentamento delle consegne dei vaccini. Era previsto un piano per la vaccinazione da qui fino a febbraio con una determinata quantità di dosi in consegna: la notizia di un rallentamento potrebbe mettere in difficoltà il sistema. “Ogni sede vaccinale aveva un piano consegne fino alla fine di febbraio” spiega Razza, aggiungendo che alcune province hanno dovuto rallentare la campagna per garantire a tutti quelli che avevano avuto la prima dose di ricevere la seconda nei tempi previsti. Lunedì una riunione con le autorità statali dovrebbe chiarire la situazione. “Forse è il caso anche per questo annuncio che viene da Pfizer che in sede comunitaria ci si dia una mossa in termini di autorizzazioni”, commenta l’assessore regionale alla Salute.
(ITALPRESS).

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