Scuola, in Italia stabile il potere d’acquisto dei docenti

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FIRENZE (ITALPRESS) – La rete Eurydice pubblica il nuovo rapporto su stipendi e indennità di insegnanti e capi di istituto in Europa. La remunerazione e le prospettive di carriera degli insegnanti rientrano nelle politiche che mirano ad attrarre i laureati più qualificati e a trattenere i migliori insegnanti. A questo proposito, l’ultimo rapporto di Eurydice “Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe 2019/20” mostra la composizione e le differenze nelle retribuzioni degli insegnanti e dei capi di istituto di 38 sistemi educativi europei.
Il rapporto prende in esame gli stipendi di base degli insegnanti a inizio carriera e le loro prospettive di progressione di stipendio. Vengono analizzate anche le differenze di stipendio tra i livelli di istruzione. Gli insegnanti della scuola dell’infanzia guadagnano mediamente meno mentre gli insegnanti della scuola secondaria superiore solitamente guadagnano di più, sebbene in alcuni paesi europei tutti gli insegnanti dei livelli scolastici percepiscano gli stessi stipendi. I dati sono stati raccolti congiuntamente dalle reti Eurydice e OCSE/NESLI.
Analizzando i principali risultati del rapporto, emergono significative differenze tra i Paesi europei negli stipendi annuali di base degli insegnanti all’inizio della loro carriera, che possono variare, a seconda del paese, da 5.000 a 80.000 euro lordi. Il livello salariale è correlato allo standard di vita misurato in termini di prodotto interno lordo (PIL) pro capite di un Paese: più alto è il PIL pro capite, maggiore è lo stipendio medio annuo. Gli stipendi iniziali degli insegnanti italiani si collocano – insieme a quelli dei colleghi francesi, portoghesi e maltesi – nel range tra 22.000 e 29.000 euro lordi annui. Ancora più alti, tra 30.000 e 49.000 euro, sono quelli degli insegnanti in Belgio, Irlanda, Spagna, Paesi Bassi, Austria, Finlandia, Svezia, Islanda e Norvegia. Infine, stipendi superiori a 50.000 euro si registrano in Danimarca, Germania, Lussemburgo, Svizzera e Liechtenstein, tutti paesi con un alto PIL pro capite.
Per quanto riguarda l’importo e il tempo necessario per gli aumenti di stipendio legati alla progressione di carriera, si registrano sostanziali differenze tra i paesi europei. Ci sono Paesi come l’Italia in cui gli insegnanti anche con una significativa anzianità di servizio raggiungono modesti aumenti di stipendio. Nel paese gli stipendi iniziali degli insegnanti possono aumentare di circa il 50% solo dopo 35 anni di servizio.
Per quanto riguarda i cambiamenti negli stipendi tabellari durante gli ultimi anni, dal rapporto risulta che nel 2018/19 e 2019/20, gli insegnanti hanno visto aumentare i propri stipendi nella maggior parte dei sistemi educativi, anche se gli aumenti sono stati generalmente modesti o indicizzati all’inflazione. Tra il 2014/15 e il 2019/20, in un quarto dei sistemi educativi analizzati, gli stipendi iniziali degli insegnanti adeguati all’inflazione sono rimasti invariati o sono risultati addirittura inferiori. In Italia, così come in Francia, il potere di acquisto degli insegnanti è rimasto più o meno lo stesso negli ultimi cinque anni.
Per quanto riguarda i capi di istituto, i loro stipendi spesso aumentano in base alle dimensioni della scuola. Inoltre, le responsabilità e l’esperienza dei capi di istituto determinano differenze significative nei loro stipendi nella maggior parte dei sistemi educativi. In alcuni casi lo stipendio minimo di base dei capi di istituto è inferiore allo stipendio degli insegnanti con 15 anni di esperienza. In molti altri, invece, è superiore in tutti i livelli di istruzione. La differenza è più marcata in Francia (per il livello secondario), Italia, Romania, Finlandia e Islanda (livello secondario superiore) e Svezia. In Italia, lo stipendio minimo di base per i capi di istituto è, infatti, il doppio dello stipendio di un insegnante con 15 anni di servizio.
(ITALPRESS).

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