Ringo Starr, il “Beatle triste” compie 80 anni

Buon compleanno Sir Richard Starkey, buon compleanno Ringo Starr. Martedì 7 luglio il “Beatle triste”, come qualcuno definì il batterista di Liverpool, spegnerà 80 candeline. Quella nomea di musicista malinconico è forse dovuta al fatto che dei “Fab Four” Ringo è stato il meno noto, quello più riservato, di certo il meno creativo (per la band scrisse solo due brani, Don’t Pass Me By e Octopus’s Garden). Qualcuno ha insinuato che la scarsa creatività (almeno nella produzione di testi originali) dipendesse in qualche misura dall’uso (a volte abuso) di alcolici; forse invece perché semplicemente era un musicista più incline alla tecnica che avvezzo alla scrittura. E che tecnica si potrebbe affermare! Ecco quindi che un ulteriore luogo comune viene demolito; i commenti velenosi dei suoi detrattori hanno attribuito a lui soltanto il fattore C, fortunato per essersi trovato al posto giusto nel momento giusto. Nei Beatles è vero che arrivò tardi, entrò come una seconda scelta dopo che il produttore George Martin bocciò la prova di Pete Best. Ma considerare Ringo Starr un mediocre è un azzardo, una bestemmia colossale. Stewart Copeland, il mitico batterista dei Police, lo considera tra i migliori al mondo: “Suonava – ha affermato più volte – in modo così creativo”. E le classifiche redatte sui musicisti lo reputano un virtuoso, tanto da annoverarlo nell’olimpo dei batteristi. L’incontro tra le bacchette e Sir Richard Starkey avvenne quasi per caso; serviva un passatempo al povero Richard nei suoi lunghi periodi in un sanatorio. Nato in una famiglia umile, ha combattuto i primi anni della sua esistenza, fino all’adolescenza, contro una salute cagionevole. Poi il regalo del compagno della madre: una batteria. Ed ecco la svolta della sua vita. Acquistò ben presto una incredibile padronanza dello strumento, divenne col tempo celebre a Liverpool. Quando i Beatles dovettero trovarsi in fretta un batterista scelsero lui senza tentennamenti. Conquistò il titolo di quarto Beatles e qualche anno più tardi pure di baronetto. Universalmente considerato il più brutto dei quattro, rispetto a John e Paul è stato meno divo. Non per questo meno amato dai fan. Marge Simpsonne è stata da sempre segretamente innamorata, e con lei migliaia di ragazzine nel mondo perché l’hanno considerato più raggiungibile, per nulla inarrivabile come invece venivano ritenuti gli altri tre. Del fatto che non fosse un adone ne è stato sempre consapevole, non perdendo l’occasione per ironizzarci sopra. “Woody Allen mi piace perché è più brutto di me” disse. In Italia negli anni ’60 ha goduto della stessa fama dei compagni, tanto che quando l’industriale dolciario Mario Pavesi dovette dare il nome a dei biscotti lanciati sul mercato dei teenager, li battezzò Ringo, in onore del musicista molto popolare tra gli adolescenti. “Ringo – scrisse McCartney nella sua autobiografia, La versione di Paul – aveva l’aria adulta. Indossava un abito di classe, beveva bourbon e 7Up, viaggiava su un macchinone, una Ford da soldato americano e fumava le sigarette Lark”. Dei quattro, Ringo Starr è stato sempre il più diplomatico, colui che ha mantenuto ottimi rapporti con il resto della band anche quando il gruppo, sotto il peso di contrasti e singole ambizioni, si sciolse. Ma è innegabile che avesse un debole per Lennon che giustificava con il feeling tra la sua batteria e le canzoni concepite da John. Ecco spiegato perché uno dei momenti più dolorosi della sua esistenza sia coinciso con quel drammatico 8 dicembre 1980, quando uno squilibrato, Mark David Chapman, dinanzi alla sua residenza newyorkese, scaricò sul corpo asciutto di Lennon cinque colpi di pistola uccidendolo.
“Quando John è morto – ha raccontato l’amico – ero alle Bahamas ed è li che ho ricevuto una telefonata dai miei figli da Los Angeles: John è morto mi dissero. Non sapevo cosa fare, pensavo ad un fottuto bastardo che gli aveva sparato. Ho preso un aereo per New York e appena arrivato chiesi a Yoko: ‘C’è qualcosa che posso fare?’. ‘Beh, gioca con Sean, tieni Sean occupato’. Ed è quello che ho fatto”. Negli ultimi anni Ringo non ha mai smesso di suonare, dando alle stampe diversi album, l’ultimo pubblicato nel 2019. Alla sua attività di musicista ha alternato anche quella di attore, partecipando ad una quarantina di lungometraggi. Ma è anche considerato un valente pittore. Elementi che fanno affermare, senza tema di essere smentiti, che Ringo Starr, al secolo Sir Richard Starkey, non sia altro che uno straordinario talento creativo. Degno, anzi degnissimo, di comporre i “Fab Four”.
(ITALPRESS)

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