Radiologia, la parola chiave è multidisciplinarietà

ROMA (ITALPRESS) – Ottenere immagini utili per la diagnosi di una malattia o il monitoraggio di una condizione fisica, per guidare durante l’esecuzione di un intervento o per trattare in modo non chirurgico malattie come il cancro. Sono questi i campi d’azione della radiologia, branca della medicina interessata da un grande progresso e oggetto di richieste sempre maggiori. Radiografie, tac, risonanza magnetica ed ecografia sono gli strumenti di imaging più utilizzati per dare risposte e contribuire alla cura. Una specialità ad alto tasso di tecnologia che, più che mai, sembra ora minacciata dall’intelligenza artificiale. Lo ha detto Luca Balzarini, direttore del dipartimento di diagnostica per immagini dell’istituto clinico Humanitas di Rozzano, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress: “Il termine radiologia ha ora un valore storico, si riferisce all’utilizzo di radiazioni, un qualcosa di datato di cent’anni – ha esordito il professore – Oggi la situazione è cambiata, noi radiologi abbiamo in mano strumenti che utilizzano energie completamente diverse, in questo senso è molto più appropriato parlare di diagnostica per immagini”.
Sull’evoluzione della radiologia e gli strumenti a disposizione: “Noi oggi abbiamo strumenti che hanno un’accuratezza infinitamente superiore alla radiografia, ma l’approccio diagnostico nell’utilizzo delle immagini è complementare – ha spiegato Balzarini – Sembra paradossale, ma ancora oggi, pur di fronte a immagini clamorose da punto di vista di dettaglio e informazioni, il buon radiologo si muove in maniera dinamica attraverso i vari strumenti, anche quelli che sembrano desueti. Un esempio: per il tumore dell’osso, posso vederlo tramite una tac o una risonanza, ma a volte l’accuratezza mi viene anche forse di più dalla vecchia radiologia tradizionale – ha sottolineato – La visione complementare è fondamentale per un buon radiologo”.
La parola chiave per un buon radiologo è multidisciplinarietà: “L’automobile è uno strumento di movimento, ma se non c’è qualcuno che la guida non si va da nessuna parte. Allo stesso modo, il radiologo senza la macchina non può lavorare, ma se non c’è la testa dell’uomo che la guida non si può andare avanti – ha specificato Balzarini – Ricordiamo che il radiologo è un medico. Qualcosa in comune col fotografo c’è, sono le immagini. In realtà però per il fotografo l’immagine è il fine, per il radiologo è il mezzo, lo strumento. Il radiologo prima di essere tale è un medico, se non sei un buon medico non sarai mai un buon radiologo – ha ribadito – Noi stiamo tra la necessità di essere un servizio trasversale e la necessità assoluta di ultraspecializzazione. La verità sta nel mezzo: non è facile arrivarci, ma c’è la multidisciplinarietà – ha aggiunto il professore – Oggi nei centri ospedalieri importanti non esiste la possibilità di affrontare un quadro clinico da soli, tutto passa da specialisti di settore che lavorano insieme”.
Infine, sull’impatto dell’intelligenza artificiale nel campo della radiologia e della diagnostica per immagini: “Mi sento dire ciclicamente che siamo l’ultima generazione di radiologi e verremo soppiantati – ha raccontato – L’intelligenza artificiale è qualcosa che nel nostro mondo si imporrà in maniera drammatica, ma è l’ennesimo strumento e l’abbiamo capito. Ogni volta che arrivava una metodica nuova, noi radiologi capivamo che dovevamo adeguarci. Penso che l’intelligenza artificiale sia uno strumento formidabile – ha concluso – Sono però tranquillissimo sul fatto che non soppianterà mai il radiologo”.

– foto tratta da video Medicina Top –
(ITALPRESS).

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