Patto per Napoli, dallo Stato 1,231 miliardi per il debito del Comune

NAPOLI (ITALPRESS) – Un miliardo e 231 milioni di euro che cambieranno il destino della più grande città del Mezzogiorno. Il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il sindaco partenopeo Gaetano Manfredi hanno firmato questa mattina il “Patto per Napoli”, l’accordo tra lo Stato e il Comune partenopeo che consentirà a Palazzo San Giacomo di salvarsi dalla crisi finanziaria evitando il dissesto. Dal Governo arrivano le risorse per alleggerire l’enorme peso di un debito da 5 miliardi, già entro il 31 marzo è programmata una prima “piccola” iniezione da 54 milioni. Poi si andrà avanti, un poco alla volta, fino a raggiungere nel giro di vent’anni la cifra pattuita e versata a fondo perduto. Naturalmente anche il Comune dovrà fare la sua parte per ripianare il disavanzo: entro il 2042 Palazzo San Giacomo sarà chiamato a recuperare le risorse per un quarto del contributo statale. Si tratta di poco più di 300 milioni ed è questo che chiede in cambio il Governo. Nel testo del Patto per Napoli, in pochi punti, è spiegato anche come si intende procedere: miglioramento della riscossione, introduzione dal 2023 di una tassa di imbarco aeroportuale e incremento dell’addizionale comunale Irpef.
E poi ancora, grazie a un’intesa con Invimit, la valorizzazione e l’alienazione del patrimonio pubblico. Infine la riduzione dei fitti passivi e la razionalizzazione del sistema delle partecipate.
“La nostra sfida è permettere a Napoli, e con Napoli, a tutto il Mezzogiorno, di mantenere la centralità che merita. Ed è una sfida che deve unirci tutti: Governo centrale, enti territoriali, società civile”. Dal banco principale della Sala dei Baroni del Maschio Angioino a parlare è il premier Mario Draghi nel suo intervento che precede la firma sul Patto e la stretta di mano con il sindaco Manfredi. “Questo accordo – prosegue il Presidente del Consiglio – coincide con il programma di investimenti più significativo nella storia recente del Mezzogiorno. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destina infatti circa il 40% delle sue risorse al Sud. L’obiettivo del piano è colmare i divari territoriali, ormai insopportabili. Il reddito pro capite del Mezzogiorno è infatti poco più della metà di quello del Centro-Nord e il tasso di disoccupazione è più del doppio: per far ripartire il processo di convergenza, fermo da quasi 50 anni, dobbiamo superare quegli ostacoli finanziari, istituzionali, culturali che hanno frenato Napoli e il Sud in questi decenni. Dobbiamo ammettere l’esistenza di una ‘questione meridionalè, ma dobbiamo allo stesso tempo evitare che si riduca a sterili rivendicazioni. Dobbiamo affrontarla con urgenza, determinazione, unità. Perchè l’Italia tutta ha bisogno che Napoli e il Mezzogiorno siano un motore del Paese”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Sottosegretario di Stato Roberto Garofoli che parla di “un’Italia a due velocità” ma il Sud non è certo privo di grandi potenzialità: “Quella di Napoli è un’area ai primi posti in Italia per numero d’imprese, vi è un elevato numero di giovani imprenditori e una presenza manifatturiera importante. Squilibri e contraddizioni, anche gravi, non mancano. Il Patto parte da questa consapevolezza provando a fornire un contributo strutturato e di medio periodo nel fronteggiare difficoltà sedimentate e contraddizioni del presente. E’ un momento importante nella vita di una delle principali città italiane ma anche un momento di svolta nelle relazioni finanziarie tra lo Stato e gli enti locali”.
“E’ una giornata di ripartenza, di ritorno di Napoli al centro della politica nazionale” afferma invece Gaetano Manfredi che presenta “una nuova fase di impegno, di progettazione e di realizzazione delle cose”. L’inquilino di Palazzo San Giacomo ringrazia il Presidente del Consiglio per la sua vicinanza e parla di “una nuova reputazione recuperata della città” ma che comporterà per tutti, istituzioni e cittadini, “una grande responsabilità”. Quando gli si chiede da dove partirà il Comune con l’arrivo dei primi fondi, Manfredi non ha dubbi: “La priorità è l’organizzazione amministrativa con l’assunzione di personale giovane e competente. E poi investimenti sulla manutenzione, sulla vivibilità, sui servizi (e cita traporti, manutenzione ordinaria, igiene urbana e cura del verde ndr) che purtroppo sono carenti per i nostri cittadini” a cui il sindaco invece chiede “una maggiore fedeltà fiscale”: “Penso – afferma – che ognuno deve pagare le tasse come pagano le persone normali. A Napoli ci sono tantissime persone oneste che lo fanno, anche chi lo fa un pò di meno si deve adeguare”.
E’ la stagione degli sforzi generali quella che comincia oggi. Anche l’assessore comunale al Bilancio, Pier Paolo Baretta, uno dei principali attori coinvolti nel raggiungimento dell’accordo con lo Stato, ne è sicuro: “Il Governo ha riconosciuto che Napoli era una una questione nazionale. Ora siamo di fronte a una svolta ma non alla soluzione dei problemi. Ora è il momento di impegnarsi, è finita una prima fase e da adesso in poi molto tocca a noi. Il Governo deve pagare, a noi – chiosa Baretta – spetta realizzare e spendere bene”.
(ITALPRESS).

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