Arriva nelle sale giovedì “L’immortale”, diretto e interpretato da Marco D’Amore, distribuito da Vision Distribution. Il film è un nuovo capitolo che si integra completamente in Gomorra – La serie e fa da ponte tra la quarta e la quinta stagione. Un progetto crossmediale e innovativo attraverso il quale, per la prima volta in assoluto nella storia della serialità, un film a se stante diventa anche un segmento del racconto a cavallo tra le due stagioni di una serie televisiva. “È una storia piena di conflitti, miserie e paure. Un criminale un giorno ci disse che l’errore più grande è che non abbiamo paura. E questo è un sentimento che ci accomuna. Quando c’è la narrazione per diventare immortali, bisogna superare anche la logica”, sottolinea il regista e protagonista. Il corpo di Ciro sta affondando nelle acque scure del Golfo di Napoli, colpito al petto da Genny Savastano, il suo unico, vero amico. E mentre sprofonda sempre più, affiorano i ricordi. I suoni attutiti dall’acqua si confondono con le urla di persone in fuga. È il 1980, la terra trema, i palazzi crollano, ma sotto le macerie si sente il pianto di un neonato ancora vivo: è Ciro di Marzio, da quel giorno in poi tutti lo chiameranno l’Immortale. Anni dopo, quello stesso bambino ormai adulto, sopravvive anche a quel fatidico sparo: allora è vero quello che si dice, l’Immortale non lo uccide nessuno. Ambientato tra la Napoli degli anni ’80 post-terremoto e la Riga odierna, la storia è un continuo dialogo tra il presente di Ciro, esiliato sul Baltico a migliaia di chilometri da casa e dagli ultimi affetti rimasti, e il suo passato da orfano. Dall’infanzia per strada alle fredde estati del nord Europa, dai primi furti all’ultima guerra tra fazioni in lotta: tutto per sopravvivere a un mondo dove l’immortalità in fondo è solo una condanna. Riccardo Tozzi, produttore del film per Cattleya commenta l’operazione crossmediale: “È un’operazione complessa, un film che si inserisce nella serie e dialoga con essa, cambiandola. È un tentativo nuovo di tenere insieme i due linguaggi però sviluppandoli in piena autonomia. Nasce da un’intuizione di Marco. Per vedere la quinta stagione i fan di Gomorra dovranno vedere il film”. A interpretare Ciro da bambino, l’undicenne Giuseppe Aiello, che per D’Amore “è un testimone della bellezza di Napoli. Durante il provino, giocavamo insieme e a un certo punto gli ho detto: ‘pensa alle cose belle e quando te la senti ti racconti con una frase’. Si è preso un quarto d’ora e poi mi ha detto: io sono buono!. Come a dire: sgombera il campo da tutto il retaggio che sta dietro di me. E quella bontà era il principio per partire e raccontare quel personaggio”. Poi, aggiunge: “Ciro bambino compie il percorso che viene fatto da altri bambini. A noi interessava raccontare la povertà. Era una Napoli disastrata, che si era dimenticata dell’infanzia”. Per D’Amore “la sfida più grande è stata lavorare con quelli più bravi di me e questa competizione mi ha eccitato. Sono consapevole dei conflitti che possono nascere da un progetto così. Sentivo una grande vertigine legata alla narrazione”.
(ITALPRESS).
“L’IMMORTALE”, TORNA AL CINEMA IL CIRO DI GOMORRA
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