Libia, Nayed “Le violenze a Tripoli possono riprendere”

TRIPOLI (LIBIA) (ITALPRESS) – Al momento Tripoli è calma, ma la tensione rimane alta e “la violenza potrebbe tornare da un momento all’altro. I recenti scontri hanno causato vittime civili e caos, poiché gruppi armati – nominalmente affiliati allo Stato – hanno trasformato le aree residenziali in zone di battaglia”. É quanto ha spiegato Aref Ali Nayed, capo del movimento Ihya Libya (Rilancio della Libia) in un’intervista ad Italpress.

Analizzando la situazione nella capitale libica, il leader politico ed ex docente di filosofia presso il Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica (Pisai) di Roma ha aggiunto che “i servizi di base sono stati interrotti e la Mezzaluna Rossa ha avuto difficoltà a raggiungere i feriti. La capitale è diventata un campo di battaglia per lotte di potere, mentre la sua popolazione soffre e chiede pace e dignità”.

Secondo Nayed la responsabilità di questa crisi “ricade su coloro che si aggrappano al potere al di là dei loro mandati legali. La democrazia libica è stata dirottata da strati di autorità scadute e alleanze tra milizie. I sostenitori stranieri dello status quo e la paralisi del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno permesso l’impunità. I libici vengono puniti semplicemente per aver chiesto un cambiamento legittimo e l’assunzione di responsabilità”. 

Per quanto riguarda la Cirenaica invece “finora Khalifa Haftar è rimasto moderato, mantenendo la linea del cessate il fuoco di Ginevra. Il suo obiettivo rimane quello di contrastare le milizie e costruire un esercito nazionale professionale. Tuttavia, se Misurata intensificasse la sua presenza militare a Tripoli, l’esercito potrebbe essere costretto a rispondere. È incoraggiante che i leader sociali di Misurata e Suq al-Jumaa abbiano adottato misure per disinnescare le tensioni”.

L’ex ambasciatore e inviato libico non crede che Haftar sfrutterà questa crisi a suo vantaggio. “I veri leader non dovrebbero sfruttare le crisi, ma contribuire a risolverle. Confido che Haftar continuerà ad agire responsabilmente, sostenendo il dialogo nazionale, l’unità di transizione e le elezioni. Ciò di cui la Libia ha bisogno ora è capacità di governo, non opportunismo. La priorità è proteggere Tripoli, proteggere i civili e smantellare l’economia delle milizie”.

A suo giudizio infine l’Italia “dovrebbe chiedere pubblicamente la fine della violenza e sostenere gli sforzi per un governo di transizione inclusivo. Deve coinvolgere la società libica in senso più ampio, non solo le élite o gli attori armati. Soprattutto, l’Italia deve respingere qualsiasi piano volto a utilizzare la Libia come destinazione per i migranti deportati: tali azioni sarebbero disastrose per la Libia e dannose per il ruolo dell’Italia nella regione”. 

-Foto Staff Nayed-
(ITALPRESS).

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