ITALIA’90, 30 ANNI FA “NOTTI MAGICHE” RIMASTE NEL CUORE ITALIANI

Quello del 1990, del quale in questi giorni rievochiamo il trentennale, sembrava un Mondiale su misura per il calcio azzurro: la squadra era competitiva e l’ambiente favorevole ai ragazzi di Azeglio Vicini. Invece l’Italia arrivò terza dietro la Germania e l’Argentina. Personalmente, fu uno dei dieci Mondiali seguiti e per la prima (e ultima) volta da telecronista. Con un ristretto manipolo di colleghi fumo distaccati infatti alla cosiddetta Alta Definizione che sarebbe l’attuale sistema di trasmissione su grande schermo, allora in fase sperimentale. Il mancato successo finale degli azzurri, che vinsero tutte le partite meno quella con l’Argentina a Napoli (persa ai rigori contro la squadra di Maradona che giocò…in casa) venne considerata una sconfitta. Alla squadra ereditata, da Bearzot, Vicini aggiunse all’ultimo momento, Totò Schillaci che aveva fatto mirabilie con la Juventus e segnò ben sei gol ai Mondiali. Gli stessi che aveva fatto Paolo Rossi, passato alla storia: ma Pablito aveva vinto il Mondiale, Schillaci no. Sull’Italia nel 1990 infatti si abbattè la maledizione dei rigori che avrebbe pesato pure sul Mondiale del 1994 negli USA. Il clima era favorevole agli azzurri anche perchè il Brasile non era irresistibile, l’Olanda campione d’Europa fu messa k.o. dalla Germania e l’Inghilterra era dalla portata degli azzurri che conquistarono il terzo posto proprio con i “bianchi leoni”; l’Argentina, con Maradona, era la squadra più difficile e infatti a Napoli battè gli azzurri, sia pure ai rigori. La squadra di Vicini esordì contro l’Austria e dominò la partita, vincendo nonostante un infortunio di Ancelotti che aveva colpito un palo. Sullo 0-0, a un quarto d’ora dalla fine, entrò Schillaci al posto di Carnevale e segnò subito, al primo tiro, su assist di Vialli. Sembrò un segno del destino. Contro gli USA, successivamente, la vittoria venne grazie a un gol di Giannini. Il terzo incontro mise davanti agli azzurri la Cecoslovacchia: Vialli e Carnevale furono esclusi e a segno andarono Schillaci e Baggio. Si capì in quel momento che gli azzurri avrebbero potuto andare lontano. Infatti negli ottavi contro l’Uruguay, un avversario molto difficile, fu Schillaci a sbloccare la partita dopo 65′ e Serena segnò il secondo gol. Il siciliano era diventato titolare insieme con Baggio e Vialli si adontò molto per l’accantonamento. Quando Schillaci risolse la partita con l’Irlanda, si capì che Totò era l’uomo del mondiale e divenne un intoccabile. Il punto forte della squadra azzurra era comunque la difesa, che non aveva subito nemmeno un gol in cinque partite. Vicini a questo punto tolse Baggio (che entrò nel corso della gara) e fece giocare dall’inizio Vialli, in coppia con Schillaci. Contro l’Argentina in semifinale, l’Italia giocò male, ma tuttavia andò in vantaggio con il solito Schillaci. Napoli tifò Maradona e quindi Argentina. E Zenga, abbagliato dai riflettori si disse, su un centro di Olarticoechea, uscì male e Caniggia (un altro “italiano”) pareggiò. Il primo gol subito dalla difesa azzurra fu fatale. Nonostante l’espulsione dell’argentino Giusti, l’Italia non riuscì a vincere nei supplementari e ai rigori ebbe la peggio. I tiri di Donadoni e Serena furono parati da Goycoechea e l’Argentina andò in finale. Fioccarono le polemiche per la prova di Vialli, l’errore di Zenga e il tifo napoletano per i nostri avversari.
L’altra finalista fu la Germania, che aveva battuto l’Inghilterra, anch’essa ai rigori. L’Italia finì a Bari per la finalina, vinta per 2-1 sull’Inghilterra (gol di Baggio, Platt e Schillaci su rigore). La partita per il titolo, a Roma, fra Germania e Argentina, non fu bella: anzi, lasciò una lunga scia di polemiche. I sudamericani avevano vinto la finale in Messico nel 1986 e i tedeschi si presero la rivincita all’Olimpico. A decidere, un rigore molto dubbio di Brehme a 6′ dalla fine. Maradona pianse di rabbia anche perchè il pubblico lo riempì di insulti per quello che era successo a Napoli contro l’Italia. Ovviamente nel dopo Mondiale se ne dissero tante: si parlò di presenze femminili nel ritiro azzurro, si polemizzò per le scelte di Vicini e l’errore di Zenga. Chi ne uscì vincitore fu Totò Schillaci, entrato nella storia azzurra per i suoi sei gol. La Germania, nonostante il discusso rigore in finale, meritò di vincere: aveva battuto di seguito la Jugoslavia, la Colombia, l’Olanda, la Cecoslovacchia, l’Inghilterra e l’Argentina. La squadra di Franz Beckenbauer poteva contare, fra gli altri, su Illgner, Brehme, Kohler, Littbarski, Voeller, Matthaeus e Klinsmann. Molte facce erano note nel nostro campionato, come quella di Maradona che non raccolse molte simpatie fra i tifosi italiani. Purtroppo anche l’Italia aveva perso una grande occasione. Ma quel Mondiale e le sue “notti magiche” inseguendo un gol, cantate da Gianna Nannini e Edoardo Bennato ci sono rimaste nel cuore.

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