Imprese sociali creano lavoro, lo afferma l’Europa

Wewelfare.it ha pubblicato la traduzione dell’Executive Summary realizzata in modo indipendente dalla Commissione Europea. Traduzione di Ilda Curti. I rapporti dei singoli paesi confermano che le imprese sociali esistono in tutti i paesi analizzati e che stanno crescendo in numero e importanza. Sono per lo più di tipo comunitario e spesso emergono dall’economia sociale e utilizzano la sua tipica forma organizzativa. Un’ampia e crescente quota dell’offerta di servizi di interesse generale è garantita da imprese sociali spesso in collaborazione con le autorità locali. Inoltre, le imprese sociali contribuiscono direttamente alla creazione di migliaia di posti di lavoro in generale e per persone svantaggiate in particolare. Social Enterprises and their Ecosystems in Europe: Comparative Syntesis Report è un rapporto di sintesi comparativa che fa parte dello studio “Social Enterprises and their Ecosystems in Europe” e fornisce una panoramica aggiornata della mappatura delle imprese sociali in Europa sulla base delle informazioni disponibili a partire da gennaio 2020. È una pubblicazione redatta da Euricse ed EMES Network su incarico della Commissione Europea, Programma EaSI (Occupazione e Innovazione Sociale, 2014-2020). Ricerca, educazione e sviluppo di competenze L’attività di ricerca sulle imprese sociali emerge, in Europa, negli anni ’90: da allora si è consolidato il campo di ricerca scientifica e nuovi ricercatori con differenti background disciplinari se ne sono occupati. La ricerca ha contribuito ad aumentare la visibilità delle imprese sociali e i fenomeni sociali ad esse collegati, così come è aumentata la consapevolezza dei cittadini e dei policymakers sulla rilevanza di questo schema di sviluppo sociale. Tuttavia la ricerca rimane abbastanza frammentata, sostanzialmente descrittiva e classificatoria e spesso utilizza definizioni di impresa sociale che differisce dalla definizione operativa dell’UE. Un’ampia gamma di strumenti e attività di formazione sono emersi per colmare la mancanza di competenze degli imprenditori sociali. Malgrado ciò molti programmi di training tendono a mimare quelli delle società tradizionali invece di esplorare i vantaggi competitivi dell’impresa sociale rispetto a quella convenzionale. Inoltre c’è un bisogno urgente di capacity building e di conoscenza condivisa nei funzionari pubblici (civil servant) e negli operatori finanziari e bancari, che spesso non capiscono i fattori chiave dell’impresa sociale e i suoi bisogni. Definizione di impresa sociale Il punto di partenza dello studio di mappatura è stato l’adozione di una concezione comune di impresa sociale che si ispira alla definizione approvata dalla Commissione Europea attraverso la sua Social Business Initiative (SBI). Questa definizione è stata ulteriormente articolata a livello operativo su tre dimensioni che contraddistinguono l’impresa sociale: la dimensione sociale la dimensione imprenditoriale la dimensione della proprietà della governance. Sulla base di questa definizione, le imprese sociali, oltre a mostrare le tipiche caratteristiche di tutte le imprese, devono perseguire un esplicito obiettivo sociale. Ciò implica che i prodotti forniti / attività gestite, devono avere una connotazione di interesse pubblico e sociale. Inoltre, ci si aspetta che le imprese sociali adottino modelli di governance inclusivi: questo comporta l’impegno di diverse categorie di stakeholder che hanno relazioni con l’impresa. Le imprese sociali, inoltre, adottano un dispositivo specifico – il vincolo alla distribuzione degli utili – che ha lo scopo di garantire che lo scopo sociale perseguito dall’impresa sociale sia salvaguardato e sopravviva nel tempo, al di là dell’impegno dei suoi fondatori. I motori dell’impresa sociale Le imprese sociali sono emerse principalmente negli ultimi due decenni: si sono sviluppate grazie all’interazione tra processi bottom-up (guidati dalla comunità) o top-down (guidati dall’esterno). Il loro sviluppo è così plasmato dai valori della solidarietà, che incoraggiano i cittadini ad auto-organizzarsi, e si intrecciano con specifiche politiche pubbliche e schemi pubblici. Gli ecosistemi delle imprese sociali: una prospettiva comparata I report dei differenti Paesi mostrano che il numero delle imprese sociali e delle persone occupate stanno progressivamente aumentando in quasi tutti gli Stati dell’Unione Europea. La domanda di servizi erogati dalle imprese sociali cresce e contemporaneamente il contesto nel quale operano sta diventando sempre più abilitante. Nel complesso c’è una correlazione tra il grado di riconoscimento dell’impresa sociale, la sua istituzionalizzazione, la dimensione e la facilità di accesso ai finanziamenti. Tuttavia, il potenziale dell’impresa sociale è ancora lontano dall’essere pienamente sfruttato ed esiste un significativo margine di miglioramento degli ecosistemi in cui le imprese sociali operano soprattutto per quanto riguarda i 4 pilastri su cui si basano le SEs: capacità di auto-organizzarsi; visibilità e riconoscimento; accesso alle risorse; ricerca e sviluppo delle competenze. Capacità di auto-organizzarsi L’emergere delle imprese sociali è rafforzato dall’impegno sociale e civile di gruppi di cittadini che si auto-organizzano, spesso con poche risorse a disposizione, per affrontare le nuove esigenze e le sfide della società. Il consolidamento e la diffusione delle imprese sociali vengono rafforzate dalle reti di economia sociale con attività di advocacy, lobbying, formazione e capacity building, nonché attraverso forme di mutualismo. Anche i network europei sono stati fondamentali nel sostenere l’armonizzazione e la diffusione di buone pratiche e strumenti operativi. Visibilità e riconoscimento Lo sviluppo dell’impresa sociale non richiede necessariamente l’adozione di una legislazione specifica. Le imprese sociali possono anche fare affidamento sui quadri giuridici esistenti. Paesi come l’Austria, l’Estonia, la Germania, i Paesi Bassi e la Svezia hanno preferito non introdurre una legislazione specifica, pur tuttavia un numero significativo di imprese sociali operano e si sviluppano. Una tendenza molto recente sembra quella di riconoscere l’impresa sociale attraverso leggi quadro riconoscendola come parte di un fenomeno più ampio: l’economia sociale o solidale, il terzo settore. Oltre ad un sistema di riconoscimento pubblico per le imprese sociali, alcuni paesi utilizzano un sistema di marchi privati, etichette e certificazioni. Questi schemi sono stati adottati progressivamente in Austria, Finlandia, Germania, Polonia e Regno Unito. Uno dei motivi alla base della creazione di schemi di certificazione privati è la disponibilità delle imprese interessate a segnalare la loro specificità, data la mancanza di leggi e strategie ad hoc specificamente rivolte alle imprese sociali o l’esistenza di incentivi concreti che spingano le imprese sociali a registrarsi come tali. Accesso alle risorse Per comprendere il ruolo, il potenziale e l’impatto delle diverse fonti di finanziamento su cui si basano le imprese sociali, è essenziale distinguere tra: Risorse a fondo perduto per la fase di start-up / consolidamento: le situazioni variano dalla disponibilità di un’ampia gamma di misure e politiche coerenti (Paesi Bassi, Regno Unito), alla grande varietà non coordinata di misure (Francia) fino a regimi di sostegno pubblico estremamente limitati (la Repubblica Ceca e Svezia). In molti paesi le misure di sostegno alla fase di start-up sono più sviluppate di quelle per il consolidamento e la disponibilità di risorse è maggiore laddove esistono sistemi di sostegno all’imprenditorialità in generale (Germania, Paesi Bassi, Regno Unito). Risorse generatrici di reddito: in tutti i paesi mappati, le imprese sociali si basano su un mix di risorse finanziarie che derivano da diverse attività generatrici di reddito, che variano a seconda dei paesi analizzati. Le modalità di interazione con l’attore pubblico includono la co-progettazione a contratto, i voucher e bilanci personali, nonché gli appalti pubblici che – regolamentati dalle norme UE in materia di appalti pubblici entrate in vigore nel 2014 – offrono nuove opportunità per le imprese sociali. Risorse rimborsabili / prestiti / finanziamenti: la variazione tra i diversi paesi dipende dal livello di sviluppo delle imprese sociali, dalla loro capacità di pianificazione e disponibilità finanziaria. Certamente le imprese sociali non sono ancora “investor-ready” in quasi nessuno dei paesi analizzati. Un’ulteriore difficoltà deriva dal fatto che le risorse rimborsabili sono per lo più modellate secondo una logica d’investimento tradizionale che si aspetta rendimenti alti e a breve termine che le imprese sociali non sono in grado di garantire. Benefici/incentivi fiscali: data la loro natura in quasi tutti i paesi le imprese sociali godono di quei benefici fiscali previsti per le organizzazioni non-profit, organizzazioni di economia sociale e imprese tradizionali. Il vantaggio fiscale più diffuso è l’esenzione dall’imposta sugli utili non distribuiti. Ulteriori benefici fiscali concessi alle imprese sociali comprendono l’esenzione o la riduzione di aliquote IVA, costi di previdenza sociale ridotti o coperti da sovvenzioni, benefici fiscali rivolti a donatori privati e/o istituzionali. L’impresa sociale nei confronti delle politiche pubbliche e dei sistemi di welfare A seconda del paese, le imprese sociali svolgono un ruolo diverso all’interno del sistema di welfare ed ai processi di riforma intrapresi. Nei Paesi con un’offerta tradizionalmente scarsa di servizi sociali da parte dei fornitori pubblici e forti tradizioni di impegno civico, le imprese sociali sono emerse inizialmente per colmare le lacune nella fornitura di servizi sociali. In questi Paesi (Grecia, Italia, Portogallo, Spagna), le autorità pubbliche hanno successivamente deciso di garantire la fornitura di servizi di interesse generale finanziando e sostenendo le imprese sociali. In quegli Stati membri (Danimarca, Finlandia, Svezia, Regno Unito) dove l’offerta di servizi sociali è stata tradizionalmente pubblica, l’emergere delle imprese sociali si è tipicamente intrecciata con la trasformazione dei sistemi di welfare. I principali campi d’intervento sono quelli in cui la fornitura di servizi è stata appaltata all’esterno. Nei paesi in cui i sistemi di welfare sono in fase di riforma, sono emerse le imprese sociali in uno spettro diversificato di aree con una forte propensione a soddisfare le esigenze di gruppi svantaggiati ed emarginati. Ciò vale per un numero significativo di paesi extra unione. Paesi con ampie strutture di welfare senza scopo di lucro già sostenute da risorse pubbliche e che coprono la maggior parte dei bisogni della popolazione hanno visto un cambiamento verso posizioni imprenditoriali più forti (Austria, Germania e Paesi Bassi). Ci sono, inoltre, alcuni paesi dove le imprese sociali tendono ad essere scollegate dalle politiche pubbliche (Albania, Malta, Macedonia settentrionale, Serbia, Turchia). Nel complesso, le imprese sociali sono attualmente ampiamente diversificate in termini di tipologie di servizi di interesse e gruppi target serviti. Questi diversi campi di attività possono, tuttavia, essere ricondotti a tre principali aree di intervento: servizi sanitari e sociali; integrazione lavorativa di persone svantaggiate; altre sfide sociali.
(ITALPRESS/WEWELFARE.IT).

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