A FERRARA LA CHIAMANO VARGOGNA

A Ferrara la chiamano VARGOGNA. Paron Mazza buonanima non avrebbe usato calembour: dal fondo del suo ufficietto avrebbe indirizzato il suo sdegno al mondo arbitrale, alla Federazione, alla Lega e al ministro estense per eccellenza, Luigi Preti, invocando giustizia. O almeno l'applicazione della Regola 18, quella non scritta, che recita: "In circostanze eccezionali usate buonsenso". Ma il commendator Mazza – ct aggiunto delle Nazionali da Brasile 1950 a Cile 1962 – parlava agli uomini, non alle macchine. Si sarebbe rivolto anche al decano e patron degli arbitri, il bolognese Giorgio Bernardi, chiedendo solidarietà. E l'avrebbe ricevuta. Perché un tempo gli arbitri usavano buonsenso. E sembra una sorta di contrappasso il fatto che oggi una insensatezza meccanica sia gestita da due ex arbitri proprio bolognesi, Pierluigi Collina e Nicola Rizzoli.

La VARGOGNA è ampiamente riconosciuta da tutti – esclusi i fiorentini, come sempre da coloro che ne traggono vantaggio – anche se la scelta dell'uomo Var Mazzoleni, soccorritore vedente del malvedente Pairetto jr, risulta nel contempo legittima. I commentatori più generosi consentono un "dura lex sed lex", sentenza rigettata anche da Claudio Lotito, l'unico latinista del calcio meritevole perciò – a mio avviso – di esser nominato ministro.

Mi disturba dover ricostruire ciò che è avvenuto a Ferrara, domenica, all'ora solitamente dedicata ai cappellacci di zucca, ma oportet: al minuto 72'46" risulta al Var un pestone dello spallino Felipe al fiorentino Chiesa in area di rigore ferrarese, non se ne avvede l'arbitro Pairetto jr. che consente il prosieguo del gioco fino a quando Valoti realizza, al 73'20" il 2-1 per la Spal. È in quel momento, proprio dopo le scene di gioia, mentre i calciatori vanno festosi verso il centro del campo per ricominciare, che Mazzoleni e il suo assistente Vincenzi convocano per auricolare Pairetto jr. e gli chiedono la review, termine che sollecita un ripensamento; al 74'53", dopo due abbondanti minuti dal presunto pestone a Chiesa, Pairetto jr. si riguarda e si ravvede: annulla il gol della Spal e al 76'35" assegna il rigore alla Fiorentina: è il 77', sono trascorsi quattro minuti, il risultato invertito, da 2 a 1 a 1 a 2, dà inizio alla dèbacle ferrarese. Il resto è VARGOGNA, checché ne dicano i commenti e i titoli dei giornali che hanno dimenticato il bello del calcio, la sua emozionante incertezza, la sua logica imperfetta che alla fine elegge una seconda vittima dell'infernale macchinazione: Federico Chiesa, accusato del più antico peccato pallonaro, la simulazione, e recidivo per quel che tempo fa gli capitò con l'Atalanta. Chiesa è onesto, recidivi sono gli arbitri e i loro precettori e padroni che pretendono di edificare con l'opera meccanica a loro sovrapposta il Tempio della Giustizia, rovinando il Calcio Antico mentre imperversa il Calcio Nuovo: quello della impari lotta fra un club onesto di gloria, l'Internazionale di Milano, e una signora Wanda consorte e agente di Maurito Icardi; quello di Cuneo-Pro Piacenza 20 a 0 sul quale si avventano i moralisti e i responsabili istituzionali a scoppio ritardato, essendo ben nota la situazione che avrebbe portato allo sconcio in una categoria – la C – allo sbando. Al disopra, in A, una storia ferrarese che non dimenticheremo mai. Detto senza calembour, una vergogna.

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