Ex Ilva, Emiliano con sindacati ed enti locali al consiglio di fabbrica a Taranto

BARI (ITALPRESS) – “La novità di oggi è che tutte le forze sindacali unite e tutti gli enti locali più la Regione hanno sottoscritto un verbale per chiedere al Governo due punti essenziali: rispettare il piano di rilancio con quattro forni DRI e quattro forni elettrici, dei quali tre a Taranto e uno a Genova, e – cosa più importante – richiedere alla presidente del Consiglio Meloni di intervenire direttamente per assicurare una responsabilità pubblica nell’esecuzione di questo piano. Perché, anche laddove ci fosse un’azienda privata disponibile a partecipare alla realizzazione di questo piano, noi riteniamo che non ci si possa ulteriormente fidare ciecamente di un soggetto privato che ha logiche diverse da quelle richieste dal caso che ci occupa. E quindi chiediamo che la presidente Meloni possa ricevere al più presto quantomeno il sindaco, il presidente della Provincia e il presidente della Regione per esporre le nostre ragioni e per chiederle di dare assicurazione a questo impegno pubblico”. Lo ha detto il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano al termine del Consiglio di Fabbrica che si è tenuto oggi a Taranto sull’ex Ilva.

Il presidente Emiliano è intervenuto anche nel corso dell’incontro di questa mattina e, rivolgendosi ai presenti, ha detto: “La Regione Puglia è assolutamente d’accordo su tutto quello che è stato esposto per una serie di ragioni evidenti. La prima questione è che senza una totale ristrutturazione dell’impianto e senza un suo rilancio, con capacità di produrre lavoro e reddito, sarà impossibile uscire anche dalla vicenda sanitaria e ambientale che rischia di essere abbandonata assieme ai lavoratori e al destino industriale del Mezzogiorno, e anche al destino industriale italiano. Ricordo che per questo stabilimento sono state varate delle norme uniche nel loro genere per qualificarlo come strategico. Questo stabilimento, proprio perché ritenuto così importante, non è più sotto la competenza della Regione Puglia per quanto riguarda i controlli industriali, ambientali, eccetera. È uno stabilimento che doveva funzionare nonostante i suoi impianti fossero insicuri. Non posso dimenticare l’incidente di Alessandro Morricella: siamo arrivati al punto che, dopo quell’evento tragico, era così importante continuare a produrre acciaio, da introdurre nell’ordinamento giuridico italiano una norma assolutamente assurda, che consentiva ad un impianto pericoloso di continuare a funzionare, purché fosse stato presentato il piano di ristrutturazione dell’impianto stesso. Ero appena stato eletto presidente, e questo determinò uno scontro molto violento tra la Regione, in particolare tra me, e il presidente del Consiglio dell’epoca che varò quel decreto’.

‘Se quindi non è cambiata questa condizione di centralità in questo stabilimento, nel momento in cui per le regole europee da un lato (l’entrata in vigore della tassazione sulle emissioni di CO2 nel 2028), per il costo di ristrutturazione dell’impianto a ciclo integrale (oggi è diseconomico pensare di costruire da zero nuovi forni a ciclo integrale, completamente fuori mercato per il loro alto costo), e se si aggiungono ai costi di investimento anche i costi a regime della produzione a causa di quegli elementi fiscali, è evidente che la decarbonizzazione è una via obbligata da percorrere. Senza la scusa che non abbiamo trovato ancora un accordo sul modo di portare il gas a Taranto, che non è un’operazione impossibile. Come Regione a noi va bene qualunque metodo. Non abbiamo posto nessun limite perché sappiamo benissimo anche che questa storia del gas potrebbe essere strumentalizzata da coloro che non vogliono questa ristrutturazione. Bisogna immaginare che cosa significa Taranto con quattro DRI per la siderurgia italiana, per l’Italia, per l’Europa. Significa diventare fortemente competitivi con la stragrande maggioranza degli impianti europei che rischiano di finire fuori mercato a causa di questa innovazione tecnologica, peraltro con un potenziale produttivo straordinario. È un processo che libera manodopera, è vero, ma nel tempo e in corrispondenza della realizzazione di questi nuovi impianti, che rappresenta un’operazione veramente importante dal punto di vista dei lavori e degli appalti’.

‘Ad un certo punto il piano iniziale prevedeva che questo passaggio avvenisse in otto anni, perché così era più semplice gestire il passaggio e trovare un compromesso anche dal punto di vista dell’impiego della forza lavoro. Con la questione nave rigassificatrice, e con la questione accelerazione del tempo di conversione dello stabilimento, noi ci siamo trovati nell’offrire al Governo un argomento per dire che non era colpa sua se i sogni di ristrutturazione industriale di alto profilo finiscono. Ed è la cosa più sconcertante: il Governo che non esprime la sua sovranità di fronte a problematiche del genere. Tanto più che qualcuno ha anche preso impegni per il Governo italiano che riguardano Taranto anche in relazione al piano di rafforzamento del dispositivo della difesa europea, che inevitabilmente deve passare da Taranto. E far fuori Taranto da questa partita interessa tantissimo. Non ho elementi certi per dirlo, diciamo che è una mia intuizione. È lo stesso Governo che invece sostiene in tutti gli altri campi che l’Italia dovrebbe tornare a essere una grande potenza industriale e una significativa presenza in Europa e nel mondo. Contraddizioni che devono passare dall’indebolimento della struttura tarantina’.

‘Il sindacato sta facendo sicuramente una battaglia per l’occupazione, per la tutela della salute e dell’ambiente, e una battaglia di lunga prospettiva a favore del Paese. Questo è il vero patriottismo come lo considero io. Se si vuole che l’Italia abbia un ruolo industriale importante in Europa e nel mondo, non può cedere sulla questione di Taranto. La capacità di governare il Paese si misura nel raggiungimento dell’eccellenza industriale: è nella redditività degli impianti che si tutelano la salute e l’ambiente e si costruisce un futuro’.

‘Un piano a corto respiro significa la chiusura. Se riteniamo che altri impianti posizionati altrove devono fornire il necessario per il funzionamento dello stabilimento tarantino, vuol dire che questo stabilimento non è più il cuore del sistema industriale siderurgico italiano, ma è un uno dei tanti dove in Italia attraverso vari sistemi si producono in parte le lavorazioni necessarie. È questo che stiamo cercando? In questo modo perderemmo non solo la centralità industriale, ma anche l’occupazione, tanto è vero che il cosiddetto piano corto prevede seimila esuberi. Durante l’ultima riunione a Roma il ministro Urso è stato chiaro: ha detto di aver ritirato tutti i piani di cassa integrazione, di riduzione produttiva, di interruzione delle lavorazioni. Ma se non è così, il Governo lo deve dire e deve dire dove stiamo andando’. ‘È una partita politica importantissima. Come Regione Puglia abbiamo una posizione chiara. Personalmente devo essere cauto nel prendere posizioni perché devo lasciare la possibilità al presidente eletto di esaminare la situazione e di prendere le decisioni che gli spettano’.

‘Sarà comunque una battaglia lunga, complicata, dove l’unità sindacale è centrale. Collegare finalmente le istituzioni locali al Consiglio di Fabbrica rischia di avere una capacità di visione politica maggiore di quella del Governo, il quale invece sta cercando di scavallare la nottata evitando di assumersi la responsabilità di quello che accadrà, senza neanche sapere bene cosa accadrà. Dico semplicemente che il Governo sta cercando di capire qual è la situazione che gli crea meno problemi. L’idea dello spezzatino per la siderurgia italiana è un errore catastrofico. Questa città si è sacrificata per decenni per rifornire gli impianti di altre città che avevano rifiutato le lavorazioni a caldo. Non vorrei che adesso, siccome la situazione è cambiata, ci mollano al nostro destino adducendo problemi occupazionali. O se ne esce tutti insieme o non se ne esce. Questo è il punto. La nostra determinazione come Regione Puglia è fortissima ed è perfettamente allineata con quella del sindacato che oggi ha mosso un passo decisivo nel cercare di coniugare la posizione degli enti locali, della Regione con quella dei lavoratori e del sindacato stesso”.

– Foto Regione Puglia –

(ITALPRESS).

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