Don Giacomo Panizza (Progetto Sud)”Partire da relazioni con i singoli”

ROMA (ITALPRESS) – Don Giacomo Panizza, 73 anni, bresciano, un passato da operaio metalmeccanico, ha fondato nel 1976 a Lamezia Terme “Progetto sud”, comunità del movimento di Capodarco nata come gruppo autogestito, di convivenza tra persone con disabilità e no, con gli intenti di fare comunità e di costruire alternative vivibili alle forme di istituzionalizzazione e di emarginazione esistenti. Col tempo la Comunità – di cui don Panizza è presidente – ha affrontato altre problematiche sociali (minori, tossicodipendenti, disagio giovanile, Aids, immigrati, Rom) dando vita ad un insieme di gruppi diversificati nelle finalità e sempre tendenti al rispetto dei principi della legalità, della giustizia e dei diritti umani. Nel corso degli anni la Comunità Progetto Sud si è fortemente radicata nel territorio lametino e calabrese con la creazione di servizi innovativi che hanno portato don Panizza a scelte ed azioni difficili e forti, al punto che Da quasi venti anni vive sotto protezione.
Oggi Comunità Progetto Sud è un gruppo di gruppi e di reti, e fa a sua volta parte della rete www.primalacomunita.it, associazione-movimento culturale-rete di reti costituitosi ufficialmente nel luglio 2020 dopo un percorso di riflessione a forte valenza politica sul tema della salute durante il quale sono state realizzate pubblicazioni, appelli, documenti, incontri e seminari, iniziative legislative durato oltre 5 anni. A Primalacomunità fanno capo centinaia di associazioni tutte tese alla promozione dell’idea di salute intesa come bene comune.
A don Giacomo Panizza abbiamo chiesto quale relazione positiva si possa attivare con l'”Ente pubblico” per cercare di sviluppare al meglio progetti e iniziative che sono di servizio agli utenti e potenziali posti di lavoro per gli operatori. I suggerimenti che offre nascono dalla sua lunga e articolata esperienza di dialogo (e anche scontro) con gli enti pubblici, le Istituzioni, la pubblica amministrazione calabrese ad ogni livello.
“In Calabria – spiega – ci sono regolamenti differenti da altre Regioni: basti pensare che la legge 328 qui non è stata ancora recepita o meglio mancano ancora i decreti attuativi e quindi mancano i piani di zona, un tema che sto affrontando proprio in questi giorni. Ogni zona, ogni comune, ogni piccolo paese non ha mai avuto un’esperienza di programmazione dei servizi e di programmazione degli stessi tra pubblico e privato sociale. La maggior parte dei servizi sociosanitari sono quindi ancora in mano al privato profit. Inoltre molti comuni sono stati sciolti per mafia e ci sono quindi difficoltà oggettive: e ancora talvolta c’è un assessore bravo, oppure un dirigente o un impiegato bravi, ma vengono ostacolati dai colleghi. E così molto spesso funzionano meglio le relazioni con i singoli dirigenti, con chi vuole costruire e aiutarci a farlo. E’ più funzionale quindi creare relazioni partendo dalle singole persone, anzichè dagli uffici, senza vedere l’Ente pubblico come un tutt’uno, un ostacolo insormontabile ma operare per costruire insieme. I passi sono possibili, ma incrementandoli lentamente, perchè non c’è alcun piano che disegni come fare insieme e che ci obblighi tutti, non c’è un piano sociale che detta le linee e quindi il percorso da seguire è quello di creare lentamente insieme”.
(ITALPRESS).

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