CARCERI, LINEE GUIDA PER PREVENZIONE ATTI AUTOLESIONISMO

Su proposta dell’assessorato alle Politiche della persona, la giunta regionale della Basilicata ha approvato le “linee di indirizzo per la prevenzione del rischio suicidario e autolesivo negli istituti penitenziari per adulti”: il documento era stato sottoscritto il 19 ottobre scorso nella seduta congiunta dell’Osservatorio permanente e del Gruppo di lavoro tecnico scientifico della Sanità penitenziaria. Le aziende sanitarie regionali (Asp e l’Asm) sono ora tenute “a definire e rendere operativi i conseguenti protocolli locali con ciascuno degli istituti penitenziari di proprio riferimento, formalizzando i profili organizzativi, logistici e tutto quanto dovesse essere necessario all’operatività entro e non oltre 90 giorni dalla data di approvazione del provvedimento”. Fra gli obiettivi delle linee di indirizzo, quello di aiutare il personale a riconoscere i comportamenti a rischio da parte dei detenuti e ad intervenire in maniera adeguata in seguito ad adeguati percorsi formativi. Ma anche quello di adottare appositi protocolli da adottare all’interno degli istituti penitenziari, per fronteggiare il fenomeno. “L’influenza in qualche modo sconvolgente che l’ambiente carcerario esercita sull’individuo – è spiegato nel documento approvato dalla giunta regionale – è la fonte originaria cui bisogna risalire per comprendere i meccanismi che si innescano nella mente di una persona costretta a confrontarsi con un mondo sconosciuto e promiscuo. Da molti il carcere viene vissuto come una imposizione di regole rigide e di nuovi codici di comportamento dove ogni idea di futuro diviene improponibile ed il presente diventa un susseguirsi di comportamenti ripetitivi. Il suicidio è quindi un fenomeno che necessita di un approccio interdisciplinare, poiché pur essendo un gesto individuale, di solito è determinato da ragioni plurime, sulla cui causa concorrono motivazioni culturali, sodali e biografiche”.

“Il rischio suicidario – è messo in chiaro – va tenuto ben distinto dal fenomeno dell’autolesionismo. L’autolesionismo è, per lo più, un mezzo di comunicazione utilizzato da chi è privo di voce o ritiene di non possederne abbastanza da farsi sentire. È l’espressione di un’aggressività autodiretta, oppure volontà di ottenere un beneficio dal gesto di protesta o di autodifesa. Il suicidio, invece, se pure è talvolta una forma di comunicazione, non chiede e né cerca risposta. Atti di autolesionismo, tentativi di suicidio, gravi episodi depressivi o psicotici, dipendenza da sostanze, sono manifestazioni fin troppo frequenti di un grave malessere che trae motivo dalla mancanza di riferimenti e dallo smarrimento nella condizione di privazione della libertà personale”. Da qui, per la Regione, la necessità di intervenire in maniera adeguata, ma soprattutto di prevenire i comportamenti autolesionisti dei detenuti.
(ITALPRESS).

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