MILANO (ITALPRESS) – “Stiamo vivendo un periodo di transizione e non abbiamo capito quale strada prendere. Paghiamo anche gli errori del passato. I risultati di oggi risalgono a venti anni fa, a quando ci siamo adagiati sulla nostra forza, su Buffon, Cannavaro, Totti. Pensando che sarebbe stato eterno per grazia ricevuta. Già allora dovevi ripensare a modelli tecnici e tattici, ma siamo stati cicale”. Per Gigi Buffon, oggi capodelegazione e direttore sportivo azzurro, i mali dell’Italia nascono lì. A marzo la Nazionale è attesa dai play-off, col rischio di restare fuori dai Mondiali per la terza volta di fila. Ecco perchè c’è bisogno di “autostima, convinzione. Ma c’è altro. I ragazzi vogliono anche essere apprezzati, hanno bisogno d’affetto. Di entusiasmo. Loro danno disponibilità totale. Posso fare un appello? Vogliamo bene all’Italia. Tutti”, le parole alla “Gazzetta dello Sport” di Buffon, a detta del quale “continuare con stupidi paragoni con il passato fa solo sentire inadeguati quelli di oggi. Con la Nazionale c’è sempre stato un gioco al massacro, lo so bene, ma cerchiamo di capire il momento storico: a chi giova?”. Massima fiducia in Gattuso (“Rino è il ct giusto, è la figura migliore che si potesse scegliere”) e basta “critiche ingiuste” che “vengono soprattutto da fuori”.
“E io che in Nazionale ho giocato vent’anni so una cosa: l’Italia vince soltanto se si fa gruppo. Proprio quello che Rino sta creando. Se poi se si sbaglia, bene, si valutano le colpe e tutti a casa. Ma prima no, per favore…”. Nei giorni scorsi si è parlato anche di modificare il calendario per dare al ct qualche giorno in più per preparare gli spareggi. “Ci aiuterebbe tantissimo avere quei giorni liberi – conferma Buffon – Ma dobbiamo trovare il modo di essere più forti anche di queste concessioni che non arrivano. Perché, come dice Rino, siamo forti. Punto. Il Mondiale è una magia da far vivere al paese, non possiamo non andare. Aiutiamo il sogno”. E per il futuro? “Ripartire dal basso: intendo da sette a tredici anni, quando c’è il vero imprinting. Dai quindici anni puoi sempre migliorare, però il talento si forma prima, oltre all’aiuto di madre natura che non trascurerei. Con Prandelli stiamo parlando per capire come impostare questo lavoro, ma volevamo aspettare le qualificazioni per definire il tutto. E se poi va male, ci siamo detti? Tutti via, si torna a casa, arriva uno nuovo con altre idee e magari cancella il progetto… Se si cominciano progetti così, ci vuole stabilità. Ma una cosa è sicura: dobbiamo tornare ad allenare le abilità”.
– foto IPA Agency –
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