Bianchi “Investire su istruzione, sanità e mobilità per rilanciare il Sud”

ROMA (ITALPRESS) – Istruzione, sanità e mobilità: sono questi i tre servizi su cui il Mezzogiorno deve investire con i fondi in arrivo dall’Europa. Luca Bianchi, direttore di Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria del Mezzogiorno), ha tracciato, nel corso di un’intervista a Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress, la sua ricetta per far ripartire il Sud. “La questione meridionale non è sempre uguale, negli ultimi anni è diventata soprattutto diversità nell’offerta dei servizi, a partire da sanità e istruzione – ha detto Bianchi -. La crisi ha avuto un impatto su tutti i territori in maniera uguale ma diversa tra i cittadini, tra ricchi e poveri, tra donne e giovani, ora il tema è come è entrata la crisi: su territori già fragili e territori che erano meno fragili, così le imprese diventano come un sub che non ha abbastanza ossigeno. Le imprese del sud hanno meno ossigeno nelle bombole quindi se la crisi dura rischiano di morire e non arrivare al momento della ripresa”.
Il direttore di Svimez critica il reddito di cittadinanza: “Mi piace poco, è stato confuso uno strumento per la povertà assoluta per uno strumento di politiche attive per il lavoro. È stato sbagliato nella sua progettazione, si è concentrato troppo sull’erogazione finanziaria, dare i soldi, nel sud servono servizi”.
Il Recovery Fund è la grande scommessa del paese e in particolare del Mezzogiorno anche perché “parte dal tema delle disuguaglianze. Sulla spesa dei fondi europei abbiamo tante esperienze negative nel passato che ci insegnano cosa non fare – sottolinea Bianchi -: innanzitutto non ripartire più le risorse sui territori, prima la politica era quella di spartire i soldi e poi fate quello che volete, bisogna avere invece le idee chiare su cosa fare. Per me il primo tema riguarda la qualità dei servizi da dare ai cittadini, partirei da questo, se sta bene il cittadino sta bene l’impresa”.
Tre sono i servizi necessari da cui partire, per Bianchi: “Istruzione, sanità, dove i divari sono emersi con la pandemia, mobilità, a questo vanno vincolate le risorse, il tutto con una forte centralizzazione”.
Il direttore di Svimez ha spiegato che “meno investimenti su digitalizzazione e internalizzazione prima della crisi hanno portato ad una maggiore sofferenza sul tema del credito, è stato creato un gigantesco debito privato, soldi che prima o poi andranno restituiti. I fondamentali delle imprese del Mezzogiorno sono più deboli sia sul tema del credito sia su quello dell’internalizzazione e il Pnrr è un’occasione straordinaria, ci sono le risorse per completare la digitalizzazione anche delle aree bianche e questo si può fare in tempi rapidi, rispetto alle infrastrutture materiali”.
In questi progetti rientra il Ponte sullo Stretto: “Non so se si farà, temo sia un dibattito che viene fatto quando mancano le idee”. Uno dei problemi che il Sud affronta da anni riguarda l’emigrazione dei giovani verso il Nord: “Prima si emigrava dopo laurea ora prima, per studiare, è lì che si deve intervenire anche perché la dimensione del fenomeno è impressionante, parliamo di oltre un milione di persone dall’inizio del 2000, quasi un laureato su tre nel Mezzogiorno va fuori”.
(ITALPRESS).

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