Beni confiscati, da Libera ad Avviso Pubblico appello aumento quote

ROMA (ITALPRESS) – Un nuovo protagonismo del terzo settore che permetta alle comunità di riappropriarsi dei beni confiscati alla criminalità organizzata, di valorizzare questo patrimonio attraverso un uso collettivo e di metterlo al servizio della società. E’ questo lo scopo del bando per l’assegnazione dei beni confiscati pubblicato dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Il bando mette a disposizione oltre mille lotti e un milione di euro, scadrà il prossimo 31 ottobre e si rivolge direttamente alle realtà del terzo settore, senza passare per gli enti locali. L’iniziativa è stata accolta favorevolmente dai soggetti coinvolti ma le realtà impegnate nel settore chiedono maggiori risorse.
“E’ sicuramente un’iniziativa importante che può dare un’opportunità e un nuovo impulso all’azione di restituzione alla comunità dei beni confiscati alle organizzazioni criminali e mafiose”, afferma Davide Pati dell’Associazione Libera. Riutilizzare i beni confiscati restituendoli alla collettività, infatti, è significativo per il contrasto alla criminalità organizzata e sottende valori simbolici, culturali e sociali, oltre che economici. “Tutto quello che mafie e corruzione sottraggono a una comunità in termini di diritti e dignità viene restituito con l’uso sociale dei patrimoni sottratti”, evidenzia Pati.
Il bando risulta quindi una nuova occasione per l’attività del settore e, per questo, molti chiedono un aumento delle quote stanziate. Anche Fondazione con il Sud, riconoscendo la novità “importante e significativa” dell’iniziativa, ha proposto al Governo di destinare a questo bando 200 milioni di euro per le attività di gestione e valorizzazione dei beni, attingendoli da quelli destinati al Fondo unico giustizia. “Sicuramente è un appello condivisibile – commenta Davide Pati di Libera – e va naturalmente a sollecitare le istituzioni affinchè possano garantire un sostegno ai progetti di utilizzo dei beni confiscati. Alcuni di questi hanno bisogno di opere di manutenzione e ristrutturazione. E’ importante che le amministrazioni statali possano garantire maggiori risorse. Il presidente della Fondazione, Borgomeo, ha proposto che possano essere prese dal Fondo unico giustizia. Ci sono anche altre opportunità – continua -, penso ai fondi strutturali, gestiti anche dalle Regioni, e al fondo sviluppo e coesione. E’ importante che ci sia una visione di programmazione e riutilizzo dei beni confiscati sul territorio”, aggiunge sottolineando che potrebbe anche essere “utile prevedere una proroga dei tempi”, oltre la scadenza di ottobre.
Per Giovanni Allucci, direttore generale del consorzio Agrorinasce, il bando rappresenta “un fatto positivo”. “Penso che l’Agenzia nazionale – afferma – doveva provarci, anche alla luce del fatto che i comuni hanno cominciato a rifiutare i beni confiscati”. Il bando in modalità “diretta” può anche aiutare a semplificare e accelerare i tempi. “Può essere utile – spiega – ma non so quanto successo possa avere perchè purtroppo ci sono scarse risorse finanziarie. Stiamo parlando di tanti beni confiscati e di soggetti del terzo settore che non hanno una grande capacità finanziaria per sostenere le spese di ristrutturazione. Considero l’iniziativa positiva e inevitabile però ne vedo anche le criticità, non solo finanziarie ma anche nel rapporto con gli enti locali che comunque diventa fondamentale se si vuole avere successo nella realizzazione del progetto proposto. Le soluzioni – aggiunge – sono incrementare le risorse finanziarie e dare la possibilità ai comuni di assumere competenze che servono anche per la valorizzazione dei beni confiscati e del patrimonio comunale”.
Secondo Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di Avviso Pubblico, si tratta di “un passo significativo e importante”. Per Romani “bisogna avere contezza di una cosa: mettere soldi sui beni confiscati, perchè rigenerino comunità e riconoscano diritti, non è un costo ma un grande investimento perchè, ai tempi del Covid in particolar modo, le mafie stanno facendo una grande operazione di acquisizione di consenso sociale.
Se non facciamo fruttare anche dal punto di vista sociale ed economico i beni e le aziende confiscate rischiamo di perdere un passaggio di una guerra molto importante. Pensiamo che la richiesta di aumentare i fondi da destinare ai beni confiscati perchè siano usati dal punto di vista sociale sia importante. Dall’altra parte – conclude – le associazioni e le cooperative che useranno questi beni devono avere un approccio molto chiaro sul progetto e sulla sua gestione”.
(ITALPRESS).

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