MILANO (ITALPRESS) – Le ceramiche e la lavorazione della pietra lavica sono gli elementi più rappresentativi dell’artigianato siciliano in mostra alla prima edizione di “Artigiano in Fiera – Anteprima d’estate”, la fiera ospitata a Rho, Milano, dal 29 maggio al 2 giugno.
Tantissimi gli stand da cui fanno bella mostra di sé maioliche, sculture, piatti e vasi. Le aziende che prendono parte alla fiera hanno conduzione familiare. Alcune sono ormai storiche, altre hanno alle spalle un’attività decennale. Tutte, però, sono accomunate dal grande amore per la terra d’origine e per la lavorazione di materie prime che non si potrebbero trovare lontano dalla Sicilia.
È il caso della lavorazione della pietra lavica. L’Etna, tra i simboli che per primi vengono in mente quando si pensa alla più grande isola del Mediterraneo, diventa fonte inesauribile di risorse non solo per l’agricoltura locale, ma anche per l’artigianato. Non è un caso se molti degli imprenditori arrivati alla fiera lombarda provengono dalla zona di Catania.
“Abbiamo voluto essere qui per dare una testimonianza della produzione artigianale siciliana, che è importante valorizzare e mostrare”, afferma Giuseppe Intonato, imprenditore che, insieme al fratello, nel 2002 ha fondato a Caltagirone l’azienda di famiglia, Ceramiche Sofia. La pensa allo stesso modo anche Maurizio Arcidiacono, titolare a Randazzo di Maioliche Arcidiacono, che spiega il tipo di lavorazione dietro alla realizzazione di piccole e grandi sculture realizzate con materiale vulcanico. “Mandiamo a fusione la pietra lavica e con degli stampi regoliamo la struttura che dobbiamo fare: una tartaruga, un cavallo, un posacenere. Non solo, ci occupiamo anche della ceramizzazione della pietra. In questo modo, rendiamo eterno il materiale, che non può più essere scalfito né dagli agenti atmosferici né dall’uomo”.
Il materiale lavico è usato soprattutto per la produzione di oggettistica di arredamento: negli stand abbondano piccole sculture di animali, ma non mancano nemmeno soggetti sacri come la Madonna con il Bambino o il presepe. La pietra lavica è però ricorrente anche nei gioielli. Molte visitatrici della fiera si fermano a guardare e a provare bracciali e orecchini, adornati anche con pietre decorative e smalti brillanti.
Accanto a tutto questo c’è la grandissima produzione di ceramica, “Un simbolo siciliano importante che ha una lunga storia”, come racconta Giuseppe Intonato. “Fin dai tempi antichi nella nostra regione sono stati prodotti manufatti destinati alla chiesa e all’aristocrazia. Un emblema per noi, originari di Caltagirone, è la Testa di Moro, famosa in tutto il mondo. Riproduce la storia dell’Arabo e della Normanna, due innamorati. Si tratta di una tradizione tutta siciliana che continuiamo a portare avanti. È importante anche la pigna, simbolo di benvenuto nella nostra città. Insomma, a Caltagirone di certo non manca la storia della ceramica”, sorride.
Alla base di questo materiale c’è un elemento imprescindibile. “Partiamo dalla terra, dall’argilla che mescoliamo in un’impastatrice insieme alla sabbia dell’Etna, l’azolo”, spiega Maurizio Arcidiacono. “Utilizziamo il 35% di sabbia vulcanica e il 65% di argilla. Sagomiamo poi le diverse tipologie di maioliche, di qualsiasi misura, formato e spessore. Molte sono usate per pavimentazioni, altre invece vengono ceramizzate e decorate. Anche noi, come i colleghi, ci occupiamo della smaltatura di ciotole, maschere, teste, vasi e sottovasi”.
La ceramica si ritrova perfino nella produzione dei piani di appoggio di meravigliosi tavoli artigianali in ferro battuto. Le trame più ricorrenti raffigurano gli agrumi siciliani e rimandano all’estate, con colori brillanti che richiamano le tonalità calde della regione. La manifattura non si ferma a tutto questo, ma amplia il suo raggio d’azione grazie alla lavorazione del metallo.
In questo ambito, un settore forse di nicchia che però restituisce tutta la creatività degli artigiani è quello dei gioielli. Un esempio portato alla fiera lombarda arriva da Montelepre, nel Palermitano. Qui vive e lavora Tania D’Emma, che nel suo laboratorio realizza delle piccole opere d’arte a base di ottone, argento, pietre e smalti. “L’idea dietro a ogni mia creazione parte dalla mia ispirazione”, racconta davanti al suo stand fieristico. “Una linea che caratterizza la mia produzione è quella dei fiori, che origina dalla mia passione per la botanica. Ho cominciato riproducendo i miei boccioli preferiti, poi ho allargato a tutti quei fiori che parlano di Sicilia: le pale dei fichi d’india, le zagare e i fiori di mandorlo, che sono i primi a sbocciare alla fine dell’inverno”.
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