TORINO (ITALPRESS) – Il Nord Ovest, vale a dire la macro regione composta da Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, contava nel 2024 quasi 5,9 milioni di residenti, pari al 10% della popolazione italiana. Soprattutto, questo ambito della penisola si conferma un polo economico strategico: ha generato un Pil di quasi 225 miliardi di euro nel 2024, contribuendo al 10,3% del dato nazionale e con una crescita del 2,7% rispetto all’anno precedente.
Il mercato del lavoro ha registrato 2,5 milioni di occupati (il 10,6% del totale nazionale), con un incremento del 2,2% rispetto al 2023. Questi alcuni dei dati contenuti nella III edizione della pubblicazione “Le cifre chiave del Piemonte 2025” di Unioncamere Piemonte, presentati oggi al Grattacielo della Regione Piemonte di Torino.
Nonostante si rilevi una contrazione nel numero di imprese registrate (-0,6%), tutta l’area mantiene un ruolo chiave nell’interscambio con l’estero, generando oltre 69 miliardi di euro di export (l’11,1% del totale nazionale), sebbene con una flessione di oltre 7 punti sul 2023. Infine, il settore turistico conferma la sua centralità con oltre 34,2 milioni di presenze, in leggero aumento rispetto al 2023 (+0,1%).
Entrando nello specifico del Piemonte, erano 4.255.702 i residenti a fine 2024, 4 mila in più rispetto a fine 2023: per il secondo anno consecutivo si è arrestato il calo della popolazione cominciato dalla fine del 2013. La combinazione di un’alta speranza di vita e il perdurare di un regime di bassa natalità contribuiscono da un lato al progressivo aumento degli anziani e dall’altro alla contrazione dei giovani, determinando uno sbilanciamento intergenerazionale critico.
“I temi scelti toccano le sfide contemporanee che caratterizzano questo XXI secolo: l’energia, la sostenibilità e l’intelligenza artificiale. Tutti obiettivi su cui come Sistema camerale dobbiamo investire – commenta il presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia – Trasversalmente occorre poi puntare sul capitale umano e sulla formazione, vere leve per imparare ad adattarci ai mutamenti socio-politici e alle rivoluzioni profonde dei sistemi economici internazionali”.
Oggi in Piemonte si contano circa 232 anziani ogni 100 persone con meno di 15 anni e l’indice di dipendenza anziani, che definisce il carico sociale ed economico della popolazione con oltre i 64 anni e la popolazione in età attiva, si attesta al 42,6%, evidenziando una condizione di profondo squilibrio. Le tendenze demografiche in atto sono una delle principali sfide per il futuro del mercato del lavoro piemontese. Istat stima che, nel 2045, l’indice di vecchiaia si attesterà al 318% e l’indice di dipendenza anziani salirà al 63%.
Focalizzando l’attenzione sui dati relativi al 2024, si segnala un generale miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro piemontese. Il numero medio di occupati si è attestato a 1.854 mila, con un incremento del 3% rispetto al 2023. Di conseguenza, il tasso di occupazione regionale è salito al 69%, a fronte del 67,1% del 2023. Parallelamente, le persone in cerca di occupazione sono scese a 106 mila, con un calo di 12 mila unità rispetto all’anno precedente. Su questo fronte, il tasso di disoccupazione del Piemonte si mantiene su livelli inferiori rispetto a quelli medi nazionali, avendo conseguito nel 2024 un valore del 5,5%.
“I dati confermano che il Piemonte sta consolidando una traiettoria di crescita solida: aumentano gli occupati, scende la disoccupazione e migliora la partecipazione al mercato del lavoro. La nostra economia cresce più della media nazionale e mostra una buona capacità di adattamento, con contributi significativi da agricoltura, edilizia e servizi” dicono il presidente della Regione Alberto Cirio e l’assessore alle attività produttive Andrea Tronzano.
In base a dati di Prometeia, nel 2024 l’economia piemontese ha mostrato una performance migliore rispetto alla media nazionale, con una crescita del Pil del 2,9% che ha portato il valore della ricchezza prodotta a quasi 161 miliardi di euro, il 7,1% del totale nazionale. Un risultato frutto di dinamiche settoriali contrastanti: mentre il comparto industriale segnava una flessione, la creazione di valore è stata sostenuta da agricoltura, edilizia e servizi. La crescita del Pil è stata sostenuta dalla domanda interna, mentre la domanda estera netta ha fornito un contributo negativo.
-Foto IPA Agency-
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