
MILANO (ITALPRESS) – “L’Europa vive oggi un momento di verità: negli ultimi 20 anni siamo passati dall’essere un continente che accoglieva le nuove tecnologie riducendo il divario con gli Stati Uniti a uno che ha progressivamente eretto barriere all’innovazione e alla sua adozione. Lo abbiamo già visto nella prima fase della rivoluzione digitale e ora questo schema si ripete con la rivoluzione dell’intelligenza artificiale. Lo scorso anno gli Stati Uniti hanno prodotto 40 grandi modelli fondamentali, la Cina 15, l’Unione Europea solo tre. E lo stesso schema si osserva in molte altre tecnologie di frontiera dalla biotecnologia e materiali avanzati fino alla fusione nucleare. Se non colmiamo questo divario e non adotteremo queste tecnologie su larga scala, l’Europa rischia un futuro di stagnazione con tutte le sue conseguenze”. Lo ha detto l’ex premier ed ex presidente della BCE Mario Draghi nel suo intervento all’inaugurazione dell’anno accademico del Politecnico di Milano. “Considerato il profilo demografico, se l’Unione Europea mantenesse semplicemente il tasso medio di crescita della produttività dell’ultimo decennio Tra 25 anni l’economia avrebbe di fatto la stessa dimensione di oggi”, ha aggiunto.
“Una valutazione lucida dell’intelligenza artificiale deve riconoscere sia i rischi legittimi sia i potenziali benefici significativi. Stime credibili suggeriscono che l’intelligenza artificiale potrebbe innalzare in modo sostanziale il percorso di crescita dell’economia avanzata. Ma a fronte di questo potenziale esiste un rischio reale di sostituzione del lavoro, aumento delle disuguaglianze e altri danni per la società quali fra violazione della privacy – ha spiegato -. Le precedenti rivoluzioni tecnologiche non hanno generato perdite occupazionali permanenti. Nel tempo sono nate nuove professioni, industrie e fonti di domanda, ma la transizione raramente è lineare – ha proseguito – La discontinuità colpisce in modo diseguale alcuni lavoratori, mansioni e territori sopportano l’onere della sostituzione, mentre altri beneficiano in misura sproporzionata. E se l’AI rafforzasse dinamiche di mercato del tipo in cui il vincitore si appropria di gran parte dei benefici, la distribuzione dei guadagni potrebbe diventare ancora più sbilanciata”.
Secondo Draghi, “vi sono tuttavia due elementi importanti. Primo, la velocità e l’ampiezza della sostituzione del lavoro non sono determinate solo dalla tecnologia, ma dalle politiche che vengono attuate dai governi, ma dipenderà dalle scelte che questi faranno. Se la prosperità creata con l’intelligenza artificiale verrà condivisa con tutti i lavoratori oppure, come sta avvenendo attualmente, affluirà solo ad alcuni. Il rischio di sostituzione è proporzionale alla rapidità con cui le imprese possono adottare nuove tecnologie”.
DEREGOLAMENTAZIONE E BLOCCO SONO ENTRAMBI SBAGLIATI”
“Giudicare e regolare in anticipo l’intelligenza artificiale richiede di soppesare una vasta gamma di possibili esiti economici, sociali, etici in una situazione in cui la stessa tecnologia si evolve con rapidità. Se c’è un filo conduttore nelle difficoltà dell’Europa a tenere il passo con il cambiamento tecnologico è la nostra incapacità di gestire questo tipo di incertezza radicale. Per ragioni storiche e culturali l’Europa ha spesso adottato un approccio improntato innanzitutto alla cautela, radicato nel principio di precauzione. L’idea è che quando i rischi di una tipologia nuova sono incerti, l’opzione più sicura sia rallentare o limitarne l’adozione. Questo metodo può essere in ambiti chiaramente delimitati, ma è inadeguato per tecnologie digitali d’uso generale come l’intelligenza artificiale, dove l’ampiezza e la variabilità degli esiti potenziali è enormemente maggiore. In tali contesti i regolatori devono inevitabilmente formulare giudizi ex ante assegnando pesi a rischi e benefici prima che i fatti siano completamente noti. Semplicemente lasciare che nuove tecnologie si diffondano senza controllo, come per esempio è successo per i social media, non è un’alternativa responsabile. Ma bloccare il potenziale positivo prima ancora che possa emergere è altrettanto sbagliato”, ha aggiunto.
– Foto IPA Agency –
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