ROMA (ITALPRESS) – Domenica 19 ottobre alle 17.00 torna (su Rai2 e non più su Rai3) “Genitori, che fare?”, il programma di Gianni Ippoliti che si propone di affrontare le tante sfaccettature del disagio giovanile con un occhio ai genitori che spesso faticano a interpretare i segnali lanciati dai figli. Il titolo del programma riporta alla mente il “Droga, che fare?” della Rai degli anni Ottanta e, dice Ippoliti, “da allora le dipendenze non sono diminuite. Anzi, oggi ci sono quelle dai social, dal cibo, dalla chirurgia estetica. E le droghe, che allora erano poche, oggi sono tantissime e i ragazzini combinano tra loro le sostanze chimiche che acquistano facilmente su Internet per poi darsi appuntamento per la sera. Ma dove vanno a 13-14 anni alle tre di notte?”. Per aiutare i genitori ad affrontare queste problematiche complesse (e, anche, le loro mancanze più o meno consapevoli) c’è solo un modo, spiega Ippoliti: “Il dialogo, supportato dal contributo degli esperti che saranno con noi in studio. Non opinionisti, che girano per tutte le trasmissioni dando, appunto, la loro opinione, ma persone esperte e qualificate che offrono il loro contributo scientifico”. Del resto, il disagio giovanile è ormai sotto gli occhi di tutti: “Basta accendere il cellulare dove ogni giorno ci sono notizie di ragazzini protagonisti di drammatiche vicende di cronaca nera riguardanti le dipendenze”.
Ed è opinione comune che i social hanno complicato tutto: “L’altro giorno ero in gelateria – racconta il conduttore – C’era un bambino che mangiava il gelato guardando il cellulare e la madre, vicino a lui, faceva altrettanto. Dov’è andata a finire la condivisione?”. Per il conduttore “questo è un programma che dovrebbe andare in onda tutto l’anno perché più passano le ore e più l’escalation diventa drammatica. Noi abbiamo avuti genitori che hanno continuato a scriverci anche in estate, quando il programma non andava in onda”. Tra i temi affrontati nella prima puntata c’è il bullismo: “Quando sento parlare di bulli, mi chiedo: perché non abbiamo tante Sofia Raffaeli che dedicano otto al giorno ad allenarsi per essere poi testimonial dello sport nel mondo? Non sarebbe meglio se qualcuno provasse ad aggregare i ragazzi magari nell’oratorio o, come ho letto che vuole fare un sindaco, con i giochi di strada? Queste cose vanne dette in continuazione, vanno fatte sapere, perché sennò sfuggono sopraffatte da altre notizie. Si dà spazio a tante stupidaggini, si parla solo di calcio e, invece, ci sono sport minori dove non ci sono mai risse. Pensiamo al ct della Nazionale di Pallavolo Fefè De Giorgi che parla solo e sempre del gruppo e di ciò che tiene insieme i suoi ragazzi”. Per Paolo Corsini, direttore dell’Approfondimento Rai, “Genitori, che fare?” “interpreta pienamente la funzione di servizio pubblico. Dal punto di vista televisivo è un talk-show ma sotto c’è anche un’operazione culturale di grande interesse: quella di restituire alla televisione la sua funzione pedagogica. Il programma – aggiunge Corsini – riporta al centro il dialogo, non è mai moralistico o ideologico ma dialogico; non cerca di prescrivere ma ascolta; non vuole fornire risposte ma costruire domande condivise”.
– foto xf6/Italpress –
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