ROMA (ITALPRESS) – Il Congresso degli Stati Uniti ha pubblicato il 28 maggio scorso un rapporto dettagliato del Congressional Research Service che analizza il rendimento e le prospettive dell’esercito russo, quasi quattro anni dopo l’invasione dell’Ucraina iniziata nel febbraio 2022. Il documento dipinge un quadro di un esercito russo logorato da pesanti perdite e inefficienze, ma che resta comunque un avversario resiliente e in grado di mantenere un ritmo operativo costante.
Il cambio al vertice e le misure di reclutamento suggeriscono che Mosca si prepara a un conflitto prolungato, cercando di adattarsi con riforme e maggiore attenzione alla gestione economica e industriale. Tuttavia, permangono dubbi sull’efficacia di questi cambiamenti e sul loro impatto sul lungo termine, soprattutto in considerazione della persistente rigidità nella catena di comando e della priorità data alla fedeltà politica rispetto alla competenza militare. Nonostante la Russia disponga di una base di reclutamento più ampia e di una solida capacità industriale, le sue forze non sono riuscite a ottenere una vittoria decisiva contro l’esercito ucraino. La rigidità della struttura di comando, ancora fortemente centralizzata secondo modelli sovietici, e l’adozione di tattiche obsolete ad alto costo umano, hanno contribuito a pesanti perdite in uomini e mezzi.
A maggio 2024, in risposta a una persistente scarsa performance militare, Vladimir Putin ha sostituito il ministro della Difesa Sergei Shoigu con Andrei Belousov, un ex funzionario economico. Questo cambio di vertice è interpretato dagli analisti come un segnale della volontà di Mosca di affrontare il conflitto come una sfida a lungo termine, puntando su una migliore gestione delle risorse economiche e industriali per sostenere lo sforzo bellico. Nel frattempo, emergono evidenze che la fedeltà politica sia prioritaria rispetto alle capacità operative: molti comandanti ritenuti critici o poco leali sono stati rimossi o arrestati, indebolendo potenzialmente la qualità del comando.
Le perdite umane russe sono stimate in oltre 790.000 tra morti e feriti, con alcune fonti che parlano addirittura di circa 900.000. Questi numeri, difficili da verificare con precisione, riflettono l’uso continuativo di tattiche costose come assalti di massa e pesante artiglieria, che hanno colpito in particolare le unità d’élite e i giovani ufficiali. La sostituzione di questi soldati esperti con reclute meno preparate rischia di compromettere la capacità operativa delle forze russe nel lungo periodo.
Dal punto di vista del reclutamento, dopo la mobilitazione di 300.000 soldati nel settembre 2022, la Russia non ha più avviato grandi campagne di leva, probabilmente a causa dell’opposizione interna. Tuttavia, Putin ha ordinato nel settembre 2024 di aumentare il numero di militari attivi fino a 1,5 milioni, e il bilancio previsto per il 2025-2027 destina fondi significativi ai bonus per il reclutamento. Le paghe per i soldati contrattualizzati possono superare di molte volte la media salariale russa e sono accompagnate da campagne pubblicitarie aggressive, a indicare un esercito che fatica a reclutare volontari e deve puntare sempre più sui soldati professionisti, visto che la legge russa vieta l’invio al fronte dei coscritti.
Le valutazioni di questo rapporto trovano conferma in analisi di intelligence occidentali e osservatori europei, che sottolineano come le difficoltà strutturali dell’esercito russo rappresentino un fattore chiave nel conflitto ucraino, influenzando non solo le operazioni sul campo ma anche la stabilità geopolitica nella regione. Il dibattito sull’evoluzione del conflitto e sull’eventuale esito finale resta quindi aperto, con la Russia che continua a rappresentare una minaccia significativa per la sicurezza europea e globale, pur in una fase di evidente stress militare e sociale. Facendo un confronto con il passato recente e con altri conflitti viene evidenziato che l’armata russa, pur duramente colpita, resta un avversario in grado di mantenere un ritmo operativo costante, seppur con limiti evidenti. Il dibattito tra esperti prosegue su quanto questi fattori possano influenzare la durata e l’esito finale del conflitto ucraino.
– foto IPA Agency –
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